Case Reports
1° Sessione
Argomento : Il “non sapersi imporre”
Giorgia ricorda un episodio della propria infanzia che le è rimasto dentro causandole disagio e sofferenza. Vorrebbe rimuovere l’immagine di quel momento perché l’intuito le suggerisce che rappresenta la causa di molti suoi blocchi emotivi e mentali.
Aveva circa 5 anni e possedeva un borsellino rosa, grande, nel quale riponeva le monete da 500 Lire. in argento che i suoi genitori le regalavano in qualche occasione. A un certo punto, in un particolare momento di bisogno, la sua mamma le ha chiesto tutte le monete assicurandole di restituirgliele, cosa che non è poi mai accaduta. Questo le ha causato un senso di sofferenza che si porta dentro da allora.
Le chiedo come visualizza la sua mamma, pensando a quest’accadimento in cui le viene chiesto di consegnare le sue monete per il fabbisogno familiare. Dove la vede collocata fisicamente nel suo spazio personale di ora? E’ a destra o a sinistra? Quanto è distante? E’ grande o piccola? Com’è vestita? Il viso come si presenta?
Giorgia afferma di vederla come immagine forte, di fronte a sé, come se la bloccasse, a una distanza di circa 60-70 cm, più grande di lei in altezza, vestita con qualcosa di scuro di cui però non percepisce i dettagli, e il viso è “brutto”, nel senso che non è quello di una persona felice.
Procediamo con la frase che formulo in questo modo:
Recupero tutta la mia energia collegata all’immagine di mia madre che è davanti a me, vestita di scuro, con un viso brutto e rimetto la mia energia nel giusto posto dentro me stessa.
Lascio agire la frase. Osservo il viso di Giorgia e quando la vedo e la sento rilassata, le propongo la seconda frase:
Allontano tutta l’energia estranea collegata all’immagine di mia madre che è davanti a me vestita di scuro e con il viso brutto, e la allontano da ogni mia cellula, da ogni mio corpo, dal mio spazio personale e la rimando nel luogo, nel tempo, e ai fatti ai quale realmente appartiene.
Lascio agire la frase. Poi le chiedo come si sente e se ha ricevuto qualche immagine. G. mi dice:
“Mia madre non è più davanti a me. Vedo invece una luce, qualcosa di luminoso. Se la ripenso nel momento in cui mi chiese le monete, la vedo, ma più lontana rispetto a me. Mi sento meglio, e vedo l’immagine della bimba che stringe forte il portafoglio, ma questa volta si sta imponendo. Il borsellino è mio e non si tocca. La reazione degli altri è che non possono avvicinarsi perché io m’impongo. Riesco a vedere il borsellino nel mio spazio personale, posso stringerlo: è pieno di monete, non più vuoto”…
Formulo un’altra frase:
Recupero la mia energia collegata a questo portafoglio rosa pieno di monete, che posso tenere in mano, e rimetto la mia energia nel giusto posto dentro me stessa.
Lascio agire la frase, poi ne formulo un’altra:
Allontano tutta l’energia non mia, collegata a questo portafoglio rosa pieno di monete che tengo in mano e la allontano da ogni mio corpo, da ogni mia cellula, dal mio spazio personale e la rimando nel luogo, nel tempo e ai fatti ai quali realmente appartiene.
Lascio agire la frase.
2° sessione
Dopo la prima sessione, oggi chiedo a Giorgia come si è sentita da allora a oggi e come rivede il suo borsellino rosa: Mi dice che si sente leggera e che il suo borsellino rosa lo vede davanti a lei pieno di monete e lei lo custodisce e sorride .
Argomento:Il non meritare
Giorgia dice che il “non meritare” lo ricollega a una situazione che ha vissuto tempo fa quando aveva una posizione di un certo prestigio che le conferiva anche una discreta prosperità monetaria, ma lei si vergognava a fare sapere ciò alle persone con le quali veniva in contatto.
Ricorda un episodio dove lei era in ufficio e chi le stava davanti la riteneva una semplice impiegata anziché una socia, poiché lei non gli aveva specificato la sua posizione.
Chiedo a Giorgia di visualizzare quella scena.
Giorgia dice” – “Adesso dico a quell’uomo che sono una socia”…. Quell’uomo ha fatto un salto indietro come stupito dall’avere saputo questa cosa.
Procediamo con la frase che le formulo in questo modo:
Recupero tutta la mia energia collegata all’immagine di quest’uomo, davanti a me, che ha fatto un salto all’indietro quando ha saputo che ero una socia della società e rimetto la mia energia nel giusto posto dentro me stessa.
Osservo il viso di Giorgia e quando la vedo e la sento rilassata, le propongo la seconda frase:
Allontano tutta l’energia estranea collegata all’immagine di quest’uomo, davanti a me, che ha fatto un salto all’indietro quando ha saputo che ero una socia della società e la allontano da ogni mia cellula, da ogni mio corpo e dal mio spazio personale e la rimando nel luogo, nel tempo, nello spazio al quale realmente appartiene.
Lascio che la frase agisca e chiedo a Giorgia se ha avuto delle reazioni e se ha visto delle immagini, lei mi dice: -“L’uomo si è voltato, si è ingobbito, ed appoggiandosi ad un bastone se n’è andato ed ora lo vedo lontano, ed io sono nell’ufficio e sono molto alta, sono due metri e mezzo …”
Facciamo anche la terza frase:
Recupero tutta la mia energia collegata a tutte le mie reazioni, all’immagine di quest’uomo, davanti a me, che ha fatto un salto all’indietro quando ha saputo che ero una socia della società e rimetto la mia energia nel giusto posto dentro me stessa.
Giorgia dice che continua a vedersi dentro l’ufficio sempre con quest’altezza di due metri e mezzo e le persone che sono presenti la guardano dal basso verso l’alto.
Le chiedo che sensazione le dà tutto questo e lei mi risponde che si sente bene e non è per niente a disagio .
3° sessione
Argomento: – La non-fiducia in sé stessi
Giorgia rammenta un comportamento di suo padre, il quale, fin da quando lei era bambina, ripeteva una frase, che la metteva “a terra”. La frase era: “Non riesci a levare un ragno dal buco”. Questa frase le è venuta in mente dopo la nostra ultima sessione insieme, come se si stesse facendo un lavoro di scrematura, portando a galla le cose rimaste in profondità per tanto tempo.
Queste parole del padre avevano il potere di schiacciarla, annullarla, umiliarla, poiché lei le interpretava come un segno di disprezzo nei suoi confronti.
Le chiedo, dove può vedere ora, fisicamente, nella stanza e nello spazio attorno a lei il padre che le ripete :”non riesci a cavare un ragno da un buco”
G.: – Vedo nella zona dalla gola alla pancia, in profondità, una cosa che si gira e si muove. La sua forma è quella di un ammasso di bisce scure che si arrotolano e si attorcigliano dentro il mio corpo
Le formulo la prima frase:
Recupero tutta la mia energia collegata a quest’ammasso di bisce scure che si arrotolano e si attorcigliano nella zona dalla mia gola alla mia pancia, e rimetto questa energia nel giusto posto dentro me stessa.
Lascio che la frase agisca. Osservo il viso di Giorgia e quando la vedo e la sento rilassata, le propongo la seconda frase:
Allontano tutta l’energia estranea collegata a quest’ammasso di bisce scure che si arrotolano e si attorcigliano nella zona dalla mia gola alla mia pancia, e allontano questa energia estranea da ogni mio corpo, da ogni mia cellula, da tutto il mio spazio personale e la rimando nel luogo, nel tempo e agli eventi ai quali realmente appartiene.
Lascio agire la frase, poi le chiedo se ha ricevuto delle immagini.
Mi risponde che ora è rimasta una sola biscia, è intorno alla gola ed è la più grossa di tutte, è infuriata e non se ne vuole andare.
Formulo la terza frase:
Recupero tutta la mia energia collegata a tutte le mie reazioni verso quest’ammasso di bisce scure che si arrotolano e si attorcigliano nella zona dalla mia gola alla mia pancia, e rimetto questa energia nel giusto posto dentro me stessa.
Quando le chiedo se ha ricevuto altre immagini, Giorgia risponde: – “La gola pare libera in alcuni momenti, in altri no. Il corpo è dilaniato, sventrato davanti. Qui non ci sono più le bisce ma c’è un buco, la pancia è aperta. Ora devo richiudere questo buco”.
Le chiedo se prova sensazione di fastidio. Giorgia risponde: – “Non lo so, ma capisco di essere ferita perché il mio corpo non è chiuso”.
Offro un’altra frase:
Recupero tutta la mia energia collegata a questo buco che ho nella pancia e rimetto la mia energia nel giusto posto dentro me stessa.
L’immagine che riceve Giorgia dopo questa frase è la seguente:
“Adesso ho come l’immagine di un raggio laser, una luce gialla molto forte che mi sta nutrendo partendo dalla fronte, per poi propagarsi intorno alla gola, creando una specie di salvagente dorato, finché non forma come una cerniera lampo che dall’inguine risale e chiude tutto il corpo. Avverto anche qui questa luce dorata che sta lavorando, riesco a sentirla anche a occhi aperti. Raggiunge la fronte. Ripara la ferita”
Formulo un’altra frase:
Adatto tutto il mio sistema all’intervento di questo raggio dorato che sta riparando tutto il mio corpo.
Ora Giorgia dice di vedere ancora la sua luce. Vede però anche tutto l’interno del suo corpo che prima era vuoto, aperto, mentre ora può vedere tutti gli organi interni. Dichiara di non avere mai provato una tale sensazione e che neppure lei si rendeva conto di quanto questa frase più volte ripetuta da suo padre l’avesse massacrata.
Le chiedo come si sente a ripensare ora a questa frase.
G: – La sento lontana, non è più una cosa che appartiene a me, è lontana, lontana. Cerco di trattenere questa luce più che posso, perché me lo merito, alla grande.”
La invito a chiudere gli occhi e a godersi questa luce, questo sole.
4° sessione
Quando richiedo a Giorgia com’è andata nella settimana trascorsa, rispetto a quanto era emerso nella sessione mi dice che la sensazione che ha avuto è quella della luce che l’ha accompagnata e la frase “non riesci a cavare un ragno dal buco “ (la frase che l’ha ”martoriata” per tutta la vita), la sente molto lontana, come se fosse qualcosa che le ha raccontato qualcun altro.
L’argomento affrontato oggi con Giorgia è collegato al rapporto con suo padre, che ora è ricoverato in una struttura ospedaliera e lo individua in:
“La rabbia per com’è trattato mio padre poiché quando lo lasciamo la notte resta in balia del personale della clinica dove è ricoverato, e gli vengono somministrati dei sedativi forti e viene legato al letto.”
Chiedo a Giorgia quale è il disagio che lei sente per la situazione di suo padre in questo momento. Lei mi risponde: – Tantissima rabbia…
Le chiedo: a che cosa sta reagendo questa rabbia e lei mi dice: a qualcosa che ringhia dentro la mia faccia , le mie braccia ed il mio torace.
Offro la prima frase :
Recupero tutta la mia energia collegata a questa cosa che ringhia dentro la mia faccia, le mie braccia e il mio torace e rimetto la mia energia nel posto giusto dentro me stessa.
Giorgia mi dice che qualcosa che ringhia c’è ancora e che all’altezza della bocca c’è una luce bluette. (comincia sbadigliare)
Offro la seconda frase:
Allontano tutta l’energia estranea collegata a questa cosa che ringhia dentro la mia faccia, le mie braccia e il mio torace e la allontano da ogni mio corpo , da ogni mia cellula e dal mio spazio personale e la rimando nel luogo e nel tempo al quale realmente appartiene.
Giorgia rimane pochi secondi ferma poi comincia a sbadigliare moltissimo e lei stessa dice che si ritrova ad aprire la bocca , per lo sbadiglio, in un modo come se la bocca dovesse rimanere spalancata .
Offro a Giorgia anche la terza frase:
Recupero tutta la mia energia collegata a tutte le mie reazioni a questa cosa che ringhia dentro la mia faccia, le mie braccia e il mio torace e rimetto la mia energia nel posto giusto dentro me stessa.
Giorgia dopo poco ricomincia a sbadigliare in modo sempre molto intenso; poi mi dice che vede tante lucine che la raggiungono in vari punti, come se le atterrassero dentro il corpo. Continua lo sbadiglio e afferma che le sembra che questo sbadiglio le tolga quasi le forze .
Chiedo a Giorgia come e si sente ancora la rabbia che provava all’inizio …
E lei afferma che è come qualcosa che c’era, ma che ora è passato. Lei sente che tutto va bene così com’è ora, perché sta facendo tutto quello che deve fare per suo padre . E’ come se qualcuno le dicesse : – “Stai tranquilla, più di così non potresti fare”.
5° sessione
Chiedo a Giorgia come ha passato la settimana e se la rabbia che è stata l’argomento della sessione scorsa , si è manifestata o no durante questa settimana .
Giorgia mi dice che si è sentita più reattiva nella sua vita normale quotidiana e più pronta a prendere le sue decisioni
La problematica è ancora quella concernente suo padre: che ora dovrà essere dimesso dall’ospedale ma che non si regge in piedi .
Le propongo di fare la sessione diventando suo padre che si chiama Giulio .
Giorgia accetta con entusiasmo .
Le chiedo di diventare Giulio (il nome di suo padre)
Chiedo a “ Giulio ” come soffre .
“ Giulio ” dice che la sofferenza che prova riguarda la non possibilità di comandare bene il suo corpo e al sentirsi abbandonato dalla famiglia. Sente inoltre una pressione che lo comprime .e che gli fa mancare il fiato.
Chiedo a “ Giulio” a chi o a che cosa sta reagendo questa pressione.
“Giulio” mi dice che vede un’acqua verde pulsante e puzzolente che spinge all’altezza del torace.
Offro la prima frase :
Recupero tutta la mia energia collegata a questa acqua verde pulsante e puzzolente che spinge contro il mio torace e rimetto la mia energia nel posto giusto dentro me stessa .
Offro la seconda frase
Allontano tutta l’energia estranea collegata a questa acqua verde e gelatinosa e puzzolente che spinge il mio torace e lo allontano da ogni mia cellula, da ogni mio corpo , dal mio spazio personale e la rimando nel luogo , nel tempo, e ai fatti, ai quali realmente appartiene .
“Giulio” mi dice che c’è una palla di luce lontana che sta succhiando tutta questa roba verde , che fatica, però e sbadiglia ripetutamente ……a lungo ….
Gli offro la terza frase :
Recupero tutta la mia energia , collegata a tutte le mie reazioni a quest’acqua verde e gelatinosa e pure puzzolente che spinge il mio torace e rimetto la mia energia nel posto giusto , dentro me stesso.
“Giulio” dice che gli è arrivata una bella lucina ma dentro la gola ha un tappo tondo di colore blu/nero, più nero che blu che gli dà fastidio :è una brutta cosa .
Offro la prima frase :
Recupero tutta la mia energia collegata a questo tappo tondo nero/blu che è dentro la pelle della mia gola e rimetto la mia energia nel posto giusto dentro me stesso .
“Giulio”, sbadigliando dice che il tappo è diventato più grande , che prende tutto il collo ed è nero e orribile e frulla
Offro la seconda frase
Allontano tutta l’energia estranea collegata a questo tappo rotondo e grandissimo e nero e che frulla dentro il mio collo e lo allontano da ogni mia cellula, da ogni mio corpo , dal mio spazio personale e la rimando nel luogo , nel tempo,e agli eventi che l’hanno prodotta e ai quali realmente appartiene .
“Giulio” dice che lo avverte ancora un po’, ma che il tappo è più piccolo ed ha perso potenza e ora è simile a fumo grigio .
Offro la terza frase .
Recupero tutta la mia energia collegata a tutte le mie reazioni a questo tappo fumoso che si muove dentro il mio collo e rimetto la mia energia nel posto giusto dentro me stesso …
“Giulio” dice che ora la gola se la sente meglio ma che deve fare uno sbadiglio tale da tenere la bocca “bloccata” aperta .
Ora chiedo a “Giulio” di ritornare Giorgia.
CONSIDERAZIONI SULLE SESSIONI
Rivedo Giorgia una decina di giorni dopo l’ultima sessione e le chiedo di raccontarmi le sue considerazioni/sensazioni dopo il ciclo di sessioni fatte insieme.
Giorgia mi dice che si trova in un periodo della sua vita pieno e complicato dovendo gestire , oltre alla sua normale vita lavorativa , domestica e personale , anche la situazione di suo padre con il suo ricovero e il suo ritorno a casa , con una gestione di supporto all’accudimento. Asserisce quindi che, non avendo la possibilità di ritagliarsi un suo spazio temporale dove potersi “sentire”, non ha avuto la possibilità di considerare le sue nuove sensazioni.Comunque afferma che, di là da non avere avuto il tempo di considerazioni diverse, la sensazione forte che sente è quella di “leggerezza”, di sentirsi più leggera nella sua vita giornaliera e di sentirsi molto più presente e reattiva e di avere più chiare le scelte del suo comportamento, senza avere dei tentennamenti.
Personalmente, attraverso il percorso fatto con Giorgia, ho potuto costatare, una volta in più, la delicatezza e la gentilezza del metodo che viene mostrato con Logosintesi. La “evaporazione” dei disagi, dei problemi e dei traumi avviene con una modalità non invasiva che alleggerisce la persona senza che la stessa debba rivivere i traumi con il carico di dolore che si portano appresso , ma raggiungendo il loro dissolvimento attraverso il potere delle parole di Logosintesi .
Estratto dalla Tesi di Virginia Placci
PRIMA SESSIONE con Gioia
Entra questa ragazza con l’aspetto di un’adolescente, fragile, timida, indifesa. Potrei darle 13 anni. La sua pelle è chiara quasi diafana. Le sorrido e le offro un bicchiere d’acqua temperatura ambiente, la faccio accomodare nella poltrona di fronte a me, una distanza
equa, senza invadere il suo spazio, voglio sentire le emozioni e vedere bene le espressioni del viso del corpo, sentire ogni respiro, voglio cogliere anche gli odori che cambiano aseconda dell’umore e dei ricordi del corpo.
La vedo un po’ tesa, anche se nasconde benissimo le emozioni, è normale non sa cosa faremo insieme ed esattamente non lo so nemmeno io. Mi lascio guidare come sempre dall’istinto e inizio a far domande.
O: – Ciao Gioia piacere di conoscerti, sai che mi chiamo Ornella e sono qui per valutare con te se ti va di trovare un modo per star meglio.
G: – Mi ha detto la mamma che non fai solo la maga, ma usi anche altri metodi e aiuti molte persone, ti ho sentito qualche volta in radio.
Or: -Esatto vediamo insieme cosa va bene per te. Innanzi tutto quanti anni hai? E che scuole hai fatto?
G: – Ho 26 anni e il diploma di assistente per comunità.
Or: (pensiero) ha 26 anni ne dimostra 13 max 15 ha l’aria fragile, ma va in giro la notte. Scelgo di usare la Logosintesi con calma andando passo per passo il soggetto non è dei più facili e “boccaloni”.
Or: – Ora stai lavorando?
G: – Ho fatto un po’ di tirocinio in una comunità di ragazzi caratteriali li assistevo durante la mensa.
Or- ti piaceva? è l’unica esperienza di lavoro?
G: – Mi piaceva molto, ma guadagnavo veramente poco, ora il fine settimana lavoro in un bar a qualche km da casa mia, un bar serale in cui bevono tutti parecchio e non solo…
Or- Hai qualche storia affettiva, flirt, o un amico speciale?
G: – No !( secco).
Or: – (pensiero) Il no cosi secco mi fa pensare che qui gatta ci cova… Faccio varie domande per creare alleanza tra noi, confidenza e fiducia.
Or:- Hai altri interessi culturali o desideri parlare dei tuoi progetti futuri nella vita nel lavoro?
G: – Sto studiando una tecnica giapponese di massaggio unita a dei suoni e a dei mantra.
Or: – Interessante…
G: – Anche il mio Maestro mi ha trattato più volte ma non è successo niente.
Or:- Ti va di parlarmi delle tue mestruazioni?
G:- Si questa cosa mi crea molti problemi, mi sento male nella data del ciclo, ma non succede nulla, non arrivano, ho vari sintomi, mal di pancia, giramenti di testa, malumore, piango facilmente poi finisce tutto in 5/ 7 gg e nemmeno uno spot.
Or:- Ti senti male solo fisicamente?
G: – Anche come femmina non mi sento normale, mi manca qualcosa, anche se le mestruazioni sono molto noiose, mi mancano, e poi non capisco cosa sia successo e perché è successo.
Or:- Da quando non hai il ciclo mensile?
G: – L’ultima volta le ho avute il 3 marzo 2008 sono durate come sempre qualche giorno e poi basta, scomparse! Questa cosa mi manda molto in crisi.
Or: – Da 1 a 10 quanto ti fa star male questa situazione 1 è pochissimo 10 è tantissimo.
G: – Un bel 10 tondo
Or: – Propongo: beviamo un po’ d’acqua, fa bene e aiuta ad ottimizzare gli esercizi che faremo tra poco io dirò delle frasi e tu le ripeti con me piano, piano non abbiamo nessuna fretta. Userò un metodo di auto aiuto facile, grazie al potere delle parole cambiano le cose dentro di noi e intorno a noi si chiama Logosintesi, recuperiamo l’energia e allontaniamo.
l’energia e questo riportano al suo posto l’energia vitale.
Or: – (pensiero) Gioia sembra una statua è di marmo, non batte un ciglio, so che dietro.
L’atteggiamento da Sfinge ci sarà un vulcano, tra qualche tempo un vulcano in eruzione, credo nella Logosintesi so che è un metodo strepitoso, è una scommessa con me stessa aiutare questa ragazza, la Logosintesi può fare molto.
G :- Ok proviamo sono nelle tue mani, sono un po’ emozionata ed anche agitata.
Or: – (sorriso) Hai un atteggiamento inglese da Lady, (dico questa battuta per sdrammatizzare la tensione) e ora iniziamo, ti consiglio di ripetere le frasi a occhi chiusi, lascia il mentale ovvero non andare a cercare immagini frasi o altro, lascia che arrivi quello che vuole arrivare, può essere un’immagine, un suono, un odore, una scena, un ricordo o qualcosa che non c’entra nulla con te, lascia fluire vediamo cosa succede e poi apri gli occhi e mi dirai cosa è emerso.
Or:- Il disagio che senti a 10 è solo disagio?
G: – Se devo essere sincera, sento un disagio misto a dolore 10.
Or:- Dove lo senti questo disagio questo dolore?
G: – Lo sento nella pancia e nello stomaco.
Or: – Prova a rivivere il primo mese che hai saltato il ciclo, cosa è successo? Come ti sei sentita? hai avuto paura?
G: – Ero molto confusa non capivo cosa mi stesse succedendo, le mie amiche pensavano fossi incinta, ma io ero certissima di non esserlo, non avevo avuto rapporti di nessun tipo.
Or:- Cosa provi nel far riemergere il ricordo?
G:-Il primo mese pensavo a uno sballo ormonale, ma poi continuavo a non vedere “nulla”.
Anche nei mesi successivi e l’emozione di disagio aumentavano ogni giorno. Sono stata visitata da più medici ed hanno dichiarato che non era un problema fisico.
Or: -Provi sofferenza? E che altro?
G: – Provo molta sofferenza, tanta paura che mi blocca l’anima.
Or:- Se dovessi dare un colore a questo disagio, che colore gli daresti?
G:- Un verde palude
Or- Che consistenza ha questo disagio verde palude?
G:- Gelatinoso, attaccaticcio.
Or: – Che sensazione te da?
G: – Schifo, ribrezzo.
Or: – E come hai reagito a questo disagio?
G: -Mi sono chiusa dentro me stessa soprattutto in casa con i miei.
Or:- Come mai proprio in casa? Cosa ti disturba?
G:- Ma sì! Non capisco proprio i miei genitori, in casa succede di tutto.
Or: – (osservo che l’espressione cambia, si aggrotta la fronte, gli zigomi si contraggono, intravedo sudorazione alle mani) In che senso?
G: – Litigano urlano se ne dice di tutti i colori poi tempo una notte o due giorni fanno pace, poi ridirigano, rifanno pace senza contare tutto il resto…
Or:- Ripeti con me…
F1 < recupero tutta la mia energia legata a questo disagio gelatinoso verde palude che sento nella pancia e la riporto al posto giusto dentro me stessa> lascia agire la frase.
Or: – Osservo Gioia che trattiene il respiro, percepisco che rivivendo i litigi dei genitori ho messo il dito in un bel vespaio, il lascio fare con calma dopo un bel tot di minuti apre gli occhi e non parla, mi fissa, ma il suo sguardo non mi vede è persa nel vuoto, le lascio un minimo per riprendersi e riparto.
Or:- Come va?
G:- Risento le urla e rivedo le sceneggiate mi sento spaventata.
Or: Il respiro come lo senti?
G: – Bloccato totalmente, mi manca l’aria
Or:- Ho una frase per te:
F2<allontano tutta l’energia estranea legata a questo disagio gelatinoso verde palude nella pancia dal mio corpo, da ogni mia cellula, dal mio spazio personale e lo rimando là, dove realmente appartiene > lascia agire la frase con calma.
Or: – Osservo e vedo che i tratti del viso si stendono un pochino.
G: – Apre gli occhi e mi dice “non riesco a cancellare le scene di mamma e papà che urlano come matti”.
Or:- E’ successo ancora qualche evento di violenza fisica?
G:- No mai, ma volano parole terribili dette con una rabbia e cattiveria che feriscono come le violenze fisiche.
Or: – Ripetiamo insieme questa terza frase
F3< recupero tutta la mia energia legata a tutte le mie reazioni alla sensazione di schifo e
ribrezzo per l’appiccicoso corpo estraneo che sento nella pancia e la riporto al posto giusto
dentro me stessa>.
Rimane immobile nella sua posizione statica, ha tempi lunghi di recupero e di ritorno dall’immersione delle frasi, seguo i suoi tempi, apre gli occhi, sono tristi spaventati.
Or: -Gioia, é emerso qualcosa?
G: -Si! Sempre più forti le urla dei litigi dei miei genitori.
Or:-Ma durante i litigi tu dove sei fisicamente?
G:- Il papà lavora nella sua azienda agricola, viviamo in una cascina, ed io ho la camera in un soppalco sopra la zona giorno, quando litigano, si dimenticano persino che io sono lì, in casa, mi sembra di essere trasparente, non mi vedono neppure.
Or:- E questo loro non vederti come ti fa sentire?
G: – Trasparente, inesistente, invisibile. Mio padre non mi chiede mai niente, non so nemmeno se sa che sono in amenorrea da due anni.
Or:- Che tipo di rapporto hai con lui?
G: – Prima certe volte molto raramente facevamo due parole, ma da un bel po’ gira una brutta aria in casa, e poi ultimamente io ho paura di lui, paura delle sue reazioni.
Or: – Prova a focalizzare una scena che hai ancora dentro di te che ti punge.
G: – Abitavamo ancora nella vecchia casa, un’altra cascina, l’appartamento era al 1° piano, avevo circa 13/ 14 anni era un pomeriggio d’estate, stavo dando una mano alla mamma in casa, e lui si stava riposando nel magazzino degli attrezzi; a un certo punto uno dei nostri cani, legato a una catena, ha iniziato ad abbaiare, forse disturbato da un animale selvatico. Mi sono affacciata alla finestra e gli ho intimato di stare zitto quel cane di nome. Rum, era il mio cane, lo adoravo. Ma Rum non ne voleva sapere di star zitto e buono ed ha continuato ad abbaiare, ad un certo punto é uscito mio padre dal suo magazzino con una gran furia urlando a squarciagola “ta copè” ripetendolo più volte, il cane spaventato abbaiava ancor di più, io ero terrorizzata temevo il peggio. Mio padre è corso nel
magazzino degli attrezzi ed è tornato con un bastone, ha picchiato talmente forte il cane da farlo quasi tramortire.
Or: – Cosa ricordi in particolare di questa scena che ti disturba ancora dopo parecchi anni?
G: – (Gioia scoppia in un pianto disperato) gli occhi iniettati di sangue e la furia incontrollabile di mio padre mentre bastonava il cane, sentivo addosso a me le percosse tremavo e stavo malissimo, mi saliva la paura nella gola, nella pancia, questa scena quando il papà urla mi ritorna in mente, non riesco a dimenticarla.
Or:- Ripetiamo insieme- F1< recupero tutta la mia energia collegata al ricordo degli occhi di mio padre nella scena della violenza sul cane e la riporto al posto giusto dentro me stessa>.
Or: – (osservo, ripete diligentemente con voce fievole poi apre gli occhi e attende le mie parole.)
Or-F2 < allontano tutta l’energia estranea legata agli occhi di mio padre che picchia il cane,
la allontano da ogni mia cellula, dal mio corpo, dal mio spazio personale e la rimando là, dove realmente appartiene >.
Or- Cosa emerge?
G:- La voce che urla me la sento dietro le spalle.
Or:- Riparto istintivamente – Ho un’altra frase per te.
F2 < allontano tutta l’energia estranea legata alla voce di mio padre che sento dietro di me,
la allontano da ogni mia cellula, dal mio corpo, dal mio spazio personale e la rimando là, dove realmente appartiene >.
Or:- Chiedo cosa ti è emerso della scena ora? La vedi più distaccata, l’emozione è ancora così intensa?
G:- Gli occhi meno, la scena più annebbiata, la voce ancora molto penetrante dietro di me.
Or:- Ripeti con me F3 < recupero tutta la mia energia legata a tutte le mie reazioni alla voce penetrante di mio padre dietro di me e la riporto al posto giusto dentro me stessa >.
G: – Apre gli occhi, l’espressione è più distesa.
Or: – Come va?
G: – Va un po’ meglio, il peso nella pancia e nello stomaco si sono alleggeriti.
Or:- Valutando da 1 a 10?
G: – Direi un bel 6/7 ma ho ancora tantissime cose da raccontarti, non ne ho mai parlato con nessuno, ma con te mi sento bene e mi va di farlo, sono riuscita persino a piangere erano due anni che non riuscivo a versare una lacrima qualsiasi cosa mi succedesse.
Or:- Concludiamo con la quarta frase F4 < adatto tutti i miei sistemi a questo cambiamento>.
G:– Ripete a occhi aperti e comincia a essere meno immobile.
Or:- Bene Gioia un passettino l’abbiamo fatto, ti va di rivederci?
G: – Si certo, posso la settimana prossima
Or: – Di solito abbraccio i miei clienti soprattutto se sono ragazze, ma sento che Gioia non è ancora pronta a un contatto fisico, a ricevere amore. L’accompagno all’uscita e rimango a meditare su quali frasi creerò al prossimo incontro per ottenere un po’ di rilascio da questa montagna di emozioni congelate negli anni.
SECONDA SESSIONE con Gioia
Entra Gioia, la accolgo con un sorriso e lei accenna appena, appena un tiramento di labbra, ci accomodiamo nello studio delle Tecniche Energetiche, una di fronte all’altra.
Or:- Ciao Gioia, com’è andata la settimana? Hai pescato altri eventi che ricordi in modo forte, o preferisci parlare di qualcosa d’altro?
G: – Mi sono accorta che non sopporto più i miei genitori, scendo dal soppalco, dove ho la camera, quando loro escono da casa, non ho voglia di condividere la colazione.
Or:- Prova un po’ a dirmi cosa senti, cosa provi per la tua mamma.
G: – Sono molto arrabbiata con lei, molto, molto.
Or:- cosa è successo di così forte da farti scatenare questa rabbia.
G: -Mi fa arrabbiare perché col papà fanno dei litigi furibondi, lanciano anche piatti e padelle…e poi il giorno dopo sono di nuovo Ci Cì e Cò Cò.
Or: – Non è meglio vederli in pace che in bagarre?
G: – Quello che mi disturba è che lei si lamenta, sembra non lo voglia più nemmeno vedere e poi gli corre dietro come un cagnolino, lui è un orso, non gli va mai bene niente, però dipendiamo sia io che la mamma da lui economicamente…
Or:- Magari ci sono delle problematiche tra di loro che voi figlie non conoscete.
G: – Ma sì la mamma mi ha detto che il papà è andato a prostitute, forse non è vero lo dice per farla arrabbiare, lei sembra faccia apposta per provocarlo per farlo imbestialire.
Or- Cosa ti disturba della loro “pace” cosa ti fa star così male?
G:- Sai Ornella io credevo nella coppia, nell’amore, nell’uomo che mi ascolta mi coadiuva e mi ritrovo con delle icone che non sono certo da prendere come esempio ho dei genitori mostri.
Or- Prima di sentire in casa questi litigi avevi un boyfriend?
G: – Si avevo una storia anche carina, ma poi con questi casini in casa non ho più retto, non m’ importa più niente di nessuno, nemmeno di me stessa.
Or:- E come fai quando sei giù di tono per tirarti un po’ su? Esci con gli amici? Vai a ballare? Parli con la tua amica del cuore?
G: – Bevo un po’ di birre se capita faccio un “tiro”.. si parlo con la mia amica ma lei è rimasta incinta e ora ha un bimbo, non esce più a sballarsi.
Or:- Cosa ti emerge della rabbia che hai con la mamma, senti la sua voce? Vedi i suoi movimenti?
G- Sento la sua voce stridula, vedo i suoi modi grezzi.
Or- Se la mamma ti accarezza o ti sfiora cosa provi?
G:- Non ricordo gli anni di ricevere una carezza in casa mia, mi sento sterile di sentimenti, non voglio amare più nessuno, non voglio provare più niente.
Or:- E se capita inavvertitamente che la mamma ti sfiori?
G:- Mi disturba parecchio, ho il rigetto…
Or:- Oltre ad essere così arrabbiata con la mamma per il suo modo di fare col papà cosa non ti va di lei?
G: – Non vorrei mai diventare come lei, mi sta sul piloro.
Or:- Cosa c’è che non ti va di lei?
G: – Lei, parla, ride, piange, urla butta fuori tutto bello e brutto e la gente la ama anche, io non ci riesco, non riesco nemmeno a provare dei sentimenti.
Or:-La rabbia è un sentimento, magari scomodo, ma è un sentimento; dove vedi nello spazio questa rabbia per la mamma?
G:- Intorno a me come un cerchio e dietro di me un semicerchio più potente e più spesso
Or:- Di che materiale è?
G:- Di ferro.
Or:- Colore?
G:- Grigio come il ferro.
Or:- A che distanza é?
G:- Vicina …
Or:- Come vedi la tua parte femminile?
G: – Non lo so…
Or:-Facciamo un po’ di frasi insieme..
F1 <recupero tutta la mia energia legata all’immagine di mia madre che urla in cucina e la riporto al posto giusto dentro di me>.
Proseguo…
F2 <allontano tutta l’energia estranea legata alla voce di mia madre che urla in cucina, la allontano dalle mie cellule, dal mio corpo, dal mio spazio personale, e la rimando là, dove veramente appartiene >. Gioia è concentratissima a cogliere tutto quello che passa nel suo sentire apre gli occhi.
Or- Cosa è emerso?
G: -Vedo allontanarsi il cerchio di ferro ed anche la voce della mamma.
Or: -Ho una frase per te F3 <recupero tutta la mia energia collegata a tutte le mie reazioni
della voce della mamma che urla in cucina” >.
Or:- E ora come ti senti? Che cosa percepisci? Prova a rivivere la scena della mamma che urla
in cucina. osservo che i lineamenti del viso si stendono, le labbra si rilassano non sono più cosi tesi, gli angoli della bocca si alzano un po’ all’insù.
G: – Non urla più, ride…
Or:- Che effetto ti fa vederla ridere dov’è il suo ridere?
G:- E’ di fronte a me, è una sensazione piacevole di allegria e non più di rabbia (Gioia sorride leggermente.)
Or:- Il semicerchio di ferro grigio dov’è?
G: – E’ andato via, è scomparso..
Or: – Ora che sentimenti hai per la mamma ti sta ancora sul piloro?
G:- No, non mi è più neanche antipatica, anzi mi fa ridere, lei è eccessiva in tutto nelle sue espressioni nel modo di vestire, nel modo d’esprimersi siamo opposte, però è la mia mamma.
Or: – Se valuti il rancore e la rabbia per la mamma da 1 a 10 a quanto stiamo?
G:- Riflette e dice: è passato tutto si è sciolto il rancore che avevo e la rabbia è scomparsa.
Or:- Te la sentiresti di dire alla mamma ti voglio bene?
G: – Non ci sono abituata, magari le scrivo un biglietto.
Or: – I tuoi sentimenti ora si muovono, non sono più congelati in un freezer puoi anche lanciarti a dirmi cosa ti piacerebbe trattare la prossima volta. Penso: bella soddisfazione, sto scongelando un iceberg grazie alla Logosintesi.
TERZA SESSIONE TESI con Gioia
Siamo al terzo incontro con Gioia, entrando in studio è tranquilla, si siede in modo più sciallato, si mette comoda toglie anche le scarpe, e valuto che siamo a un buon punto del percorso insieme iniziamo subito la sessione.
Or: – Come ti sentiresti se un ragazzo ti corteggiasse?
G:- Io non te l’ho detto, ma tu l’hai già capito, non ce la faccio, ho paura ho il terrore che i ragazzi si siedano vicino a me e sfiorino anche solo il braccio.
Or- Quanto grande è questo terrore?
G:- Un buon 8 sempre e qualche volta anche 9
Or:- Da quando hai questo fastidio?
G:- Dalla chiusura col mio ragazzo, ho chiuso perché non riuscivo più a far l’amore, non
volevo che mi toccasse, che mi stringesse che mi baciasse.
Or:- Era passato l’idillio?
G: – No, no! Gli volevo un gran bene il motivo non lo so.
Or:- Causa qualche choc? È stato forse maldestro nel toccarti e ti sei offesa?
G: – Niente di tutto questo, è partito tutto dalle liti furiose dei miei genitori. Anche se poi loro facevano pace, io piangevo giorni interi stavo malissimo. Pensavo a mio padre che non si sa se veramente è andato a puttane o no, ma sta di fatto che a causa dei loro problemi d’incomprensione sessuale l’armonia della famiglia è andata in corto circuito ed io ho iniziato da allora a comportarmi cosi e a essere incapace di avere un minimo rapporto affettivo anche solo platonico.
Or:- Se immagini che un ragazzo si siede vicino a te e ti sfiora un braccio per la vicinanza? Chiudi gli occhi e immagina la scena.
G:- Chiude gli occhi e percorre col pensiero l’immagine.
Or- Cosa ti è emerso?
G: – Non mi sento totalmente a mio agio, ma è passato il fastidio fisico da pelle d’oca e vedo
ancora un po’ di materiale verde nella pancia, però è cambiato dalla prima volta è diventato verde pistacchio, non è più appiccicoso.
Or:- che spazio occupa nella tua pancia? E’ ancora ingombrante dentro di te?
Or:- Da 1 a 10 come lo senti?
G:- Si è alleggerito di molto, ma c’è ancora qualcosa.direi un 5
Or- Ti disturba?
G-: Non mi disturba, direi che quasi luminoso.
Or: – Facciamo una sequenza di frasi così di botto. Le diciamo insieme, pronta?
Gioia annuisce.
Or:- F1 <recupero tutta la mia energia collegata al residuo di verde luminoso che ho nella
pancia e la riporto al posto giusto dentro me stessa>.
F2 <allontano l’energia che non mi appartiene legata al residuo di verde luminoso che ho
nella pancia, la allontano dalle mie cellule, dal mio corpo, dal mio spazio personale e la
rimando là, dove realmente appartiene>.
F3 <recupero tutta la mia energia collegata a tutte le mie reazioni al residuo di verde
luminoso che ho nella pancia e la riporto al posto giusto dentro me stessa>.
Or:- Lascio che le frasi facciano il loro lavoro profondo.
Gioia apre gli occhi e la vedo serena
Or:- Come va con la luce verde pistacchio nella pancia?
G:- Sai Ornella che ho provato a focalizzare il pensiero su quell’immagine, è proprio scomparsa.
Or: – Bene, ti chiedo: l’assenza delle mestruazioni è iniziata in concomitanza alle liti dei tuoi genitori?
G: – Fammici pensare con calma… si esatto, non ci avevo mai pensato, è successo giusto in quel periodo tutto quanto, litigi tra i miei genitori, il mio dispiacere profondo di vederli vivere insieme con i piatti volanti, un insieme di cose.
Or:- Ora ti senti ancora trasparente
G: – Ora mi sento viva, sento che ho un corpo, vedo che riesco anche a parlare con degli sconosciuti tipo signore al supermercato, prima se avevo il vago sentore che qualcuno volesse chiedermi qualcosa, anche solo un’informazione, volevo essere trasparente per
non essere vista, pensavo che gli altri non mi vedessero, ma ero io che non mi vedevo e mi detestavo.
Or:- Siamo pronte per la quarta frase F4- <adatto tutti i miei sistemi a questo cambiamento>.
Gioia è sorridente ed io più di lei, la accompagno personalmente alla porta d’uscita, mi guarda con occhi sorridenti mi lancia le braccia al collo e mi schiocca un bacione sulla guancia. Le fisso un appuntamento dopo un mesetto, il 2 marzo devo partire per l’Africa, esattamente in Gambia, dove andrò a sposarmi col mio compagno africano.
Africa, 4 marzo 2010. Mi giunge una telefonata da Mary (madre di Gioia) e mi annuncia con un’intensa emozione nella voce che a Gioia sono arrivate le mestruazioni il giorno prima, lo stesso
giorno che le aveva avute l’ultima volta ovvero il 3 marzo 2008. Mary è stra felice, al telefono è spumeggiante, dice che Gioia mi manda i suoi saluti e ringraziamenti.
Ho tenuto i contatti con Gioia per parecchio tempo e le mestruazioni sono continuate ad arrivare puntuali ogni mese e dopo questo recupero biologico è arrivato anche un amico speciale…
Estratto dalla Tesi di Ornella Brunelli
Un sabato mattina vengo telefonicamente contattato da una cliente, che chiamerò MARIA, che mi chiede un aiuto per la sua amica “LUCIA”, la quale, senza volerlo, ha ucciso il suo gatto ed è “disperata”; (testuali parole: la mia amica è disperata e continua a piangere da quando ha ucciso il suo gatto).Questa cliente mi chiede se mi è possibile ricevere con urgenza la sua amica Lucia, (possibilmente quel giorno stesso anche se di sabato), dato che, testuali parole: “sta malissimo, da 4 giorni non dorme; non chiude occhio da quando ha ucciso il suo gatto”.
Questa cliente mi dice anche che lei ha raccontato all’amica angosciata e che stava male, di come io l’avevo aiutata a superare in fretta il dispiacere per la morte del suo cane (su mia domanda al telefono testualmente mi ha detto: “le ho raccontato che attraverso quelle frasi che lei mi ha fatto dire in 2 sedute mi è rimasto solo l’affetto per il mio cane senza però più sentire alcun dolore, e la mia amica le chiede di aiutare anche lei o almeno di provarci dato che sta troppo male).
A questo punto, toccato dall’accorata richiesta di aiuto di Maria, tramite lei ho fissato un appuntamento per il sabato pomeriggio per la sua amica Lucia, chiedendole di accompagnarla in studio da me per potermela presentare direttamente. Ho valutato che la sua presenza poteva essere preziosa nella fase iniziale dell’incontro al fine di creare più velocemente un’alleanza positiva con la sua amica Lucia.
Nota bene: prima della seduta, ben consapevole delle mie “fantasie su quanto dolore Lucia potesse provare”, fantasie collegate al fatto che ho un cagnolino a cui sono assai affezionato, ho applicato su di me le frasi di Logosintesi prima della seduta con lei),
Durante l’incontro che è stato definito come di “incontro mirato alla sua specifica richiesta di aiuto”, ho applicato in modo forse particolare i “7 passi del Cambiamento Guidato”.
Più specificatamente:
Creare un’alleanza positiva
Anche se ho valutato che fosse una procedura “particolare”, (al fine di aiutarmi a creare un’alleanza positiva in tempi molto brevi) ho chiesto alla mia Cliente di rimanere con noi fino a quando la sua amica Lucia si sarebbe sentita più “tranquilla e al sicuro”, cosa che è avvenuta dopo pochi minuti. In sintesi:
- Ho valutato che il lasciar scegliere a Lucia quando la sua amica Maria poteva andarsene, l’avrebbe rassicurata sul fatto che comunque lei avrebbe potuto mantenere un controllo rassicurante sulla situazione;
- Maria avrebbe potuto sintetizzare alla presenza mia e di Lucia cosa, come e in che modo, secondo lei io avrei potuto aiutare la sua amica Lucia, (riducendo fin da subito eventuali promesse irrealistiche o fantasie improprie). Infatti Maria ha subito detto che con le mie tecniche, (ovvero mediante la Logosintesi), avrei potuto liberare la sua amica Lucia dal dolore e dai “turbamenti” attraverso le frasi che avrei potuto farle dire, come peraltro avevo fatto già con lei in relazione a diversi eventi e in particolare alla morte del suo cane. Ciò mi ha permesso di sottolineare a Lucia che:
A) avrei utilizzato una tecnica basata sul liberare le emozioni negative che possono bloccare le persone in determinate situazioni (assimilabili alla sua);
B) che non potevo garantire alcun risultato;
C) che l’aspetto molto importante della tecnica, che le avrei poi brevemente spiegato, era il ripetere determinate frasi e poi “lasciarle agire senza avere fretta o interferire nel loro effetto” ;
D) che, poichè non ci conoscevamo e avevamo uno spazio temporale limitato, le avrei spiegato le cose fondamentali lasciando alle sue domande eventuali altre necessità di conoscenza che lei avrebbe poteva avere;
E) che in qualsiasi momento e senza necessità di spiegazione avrebbe potuto sospendere, interrompere o rimandare il trattamento;
F) che avrei iniziato facendole fare una “prova conoscitiva di quella tecnica” su una sua problematica attuale al fine di permetterle di valutare se secondo lei quella tecnica “creata da un geniale psicologo olandese e che tante volte era già stata utilizzata con successo su eventi luttuosi” (frase volutamente detta al fine di creare un’aspettativa positiva) poteva esserle di aiuto;
G) che avremmo lavorato con molta calma e senza fretta, affidando a lei la valutazione dei risultati (verifica soggettiva SUDS successiva alle frasi.)
Dopo di ciò Lucia ha detto che era pronta a iniziare, e che la sua amica Maria poteva prima aspettare in sala d’attesa per cinque o dieci minuti prima di andarsene.
A quel punto abbiamo iniziato la “seduta a due” e lei ha subito raccontato, fra le lacrime, che stava malissimo, che era piena di dolore e di sensi di colpa, che da 4 notti praticamente non dormiva più anche perché il gattino che lei aveva da una settimana, e che le era stato regalato dal figlio, era morto proprio mentre lei chiudeva il divano letto in cui era solita dormire (lei si era spostata circa 1 mese prima dalla camera da letto al divano-letto del soggiorno per l’ampiezza e luminosità della stanza e per la gradita presenza di una finestra da cui vedeva un bel panorama alberato).
Dato che Lucia ha iniziato a piangere “a dirotto”, ho iniziato subito a ricercare con poche domande ciò che le causava “quel pianto”, ponendo solo 3 domande, dato che volevo tenerla nello stato di dolore il meno possibile. Ovvero: D1) – dove sente nel corpo questo dolore? D2) Cosa lo causa in questo momento questo dolore? D3) Dove è posizionato nel suo spazio ciò che causa questo dolore?
Lucia subito mi ha detto:
- Dove sente nel corpo questo dolore? Risposta: nel cuore e nella pancia; 2) – Cosa lo causa in questo momento questo dolore? Risposta: “l’immagine del gattino stritolato nel meccanismo di chiusura del divano letto; 3) – Dove è posizionato nel suo spazio personale l’immagine dà questo dolore? Risposta: davanti a me a destra. A quel punto senza neanche farle l’intensità emozionale del suo stato, (era evidente che eravamo a livelli di SUDS 9 o10), le ho spiegato telegraficamente:
- La funzione delle frasi che le avrei fatto ripetere (servono per scaricare il dolore e per lasciare andare ciò che lo mantiene in essere);
- la necessità di lasciar agire in silenzio le frasi “finché le sue palpebre spingono per aprirsi” ; o finché le viene da fare un grande respiro profondo; o sente una situazione di rilassamento o maggior leggerezza unito alla voglia di aprire gli occhi.
Poi in sequenza le ho fatto ripetere la prima frase dicendole: Ho una frase per lei, “Recupero tutta la mia energia legata all’immagine del gattino stritolato nel meccanismo di chiusura del divano letto e la riporto al posto giusti in me stessa”.
Poi le ho fatto ripetere per ben tre volte la frase. Devo riconoscere che non è stato un processo logico quello che mi ha portato a prendere questa decisione di farle ripetere la prima frase, ma la netta sensazione che ho avuto che fosse necessario oltre che utile per lei ripeterla.
Dopo aver detto la prima frase, il pianto di Lucia è diventato sommesso, dopo averla ripetuta la prima volta, è rimasto solo un po’ di singhiozzo; dopo averla ripetuta per la seconda volta Lucia si è visibilmente rilassata, pur mantenendo un’espressione ancora triste ma senza pianto.
- A quel punto le ho fatto definire il SUDS rispetto a prima di dire la prima frase e il riscontro è stato di “un dolore e una tristezza dimezzati, anche se sento ancora la mancanza del gattino, però non sento più né angoscia né disperazione”.
- Poi le ho fatto dire la 2a frase “Allontano tutta l’energia estranea legata all’immagine del gattino stritolato nel meccanismo di chiusura del divano letto da ogni mia cellula, dal mio corpo e dal mio spazio personale e la rimando là dove veramente appartiene”. Ho atteso che la frase agisse e al termine di un periodo di almeno due minuti, la Paziente ha fatto un grande respiro e, aprendo gli occhi, ha detto subito in modo riconoscente grazie e poi ha fatto un toccante sorriso di sollievo (entusiasmante magia della Logosintesi!) dicendomi: va molto meglio, grazie, va davvero molto meglio! Giunti a quel punto, dopo averle fatto fare una stima in termini di SUDS, stima che ha valutato con intensità pari a 2 o 3, e dopo aver ricostruito che all’inizio del trattamento il suo SUDS era, testuali parole di Lucia, in una scala da 0 a 10 era pari a 20; dopo la prima ripetizione della frase è diventato 6 o 7, per poi arrivare dopo la seconda ripetizione della frase (a un livello di stress percepito) non superiore a 2 o al massimo 3.
- Riconosco che per me è stata una seduta molto impegnativa e stressante da tenere, dato che, ricordo, mi sono trovato a lavorare con le frasi su un dolore molto forte in una paziente che non avevo mai visto prima di quell’incontro e che per di più era totalmente priva di ogni esperienza o conoscenza di Logosintesi.
- Poi molto sollevato dall’andamento della sessione, le ho detto: “Lucia ho un’altra frase per Lei. La frase è: Recupero tutta la mia energia legata a tutte le mie reazioni all’immagine del gattino stritolato nel meccanismo di chiusura del divano letto e la riporto al posto giusto in me stessa”. Dopo circa un minuto di attesa Lucia ha riaperto gli occhi facendo un sorriso di sollievo.
- Dopo averle spiegato in modo semplice il funzionamento delle frasi, le ho chiesto: a che ora va a dormire di solito? Lei ha risposto, verso mezzanotte, al che io: “immagini di essere a casa ….. ormai è già mezzanotte e decide di andare a dormire …. Ovvero le ho fatto fare una “proiezione nel futuro”, proiezione che ha permesso di scoprire che non era ancora possibile per lei andare a dormire nel suo divano letto dato che “se penso di andare a dormire nel divano letto, vedo gli occhi del gatto che mi guardano con quella luce di accusa“.
Quell’immagine la faceva sentire in colpa (SUDS 7/8), cosa che le impediva prima di tutto di potersi sdraiare nel divano letto e in seguito di poter prendere sonno.
Giunta a quel punto ha fatto un lungo racconto sul senso di colpa che provava e sulle fantasie e convinzioni che aveva elaborato in seguito all’evento luttuoso, fantasie e convinzioni che in sintesi erano:
- Il gatto era un dono del figlio e lei lo aveva ucciso;
- Non aveva saputo avere cura né dell’animale che ormai tanto amava, né del regalo che le aveva fatto il figlio;
- Con la sua stupida incuria aveva inferto anche al figlio un grande dolore;
- Avrebbe potuto essere felice con quel gatto se solo fosse stata attenta.
Fra esse quella che la faceva soffrire di più (senso di colpa 7-8) era “non ho saputo avere cura del gattino che tanto amavo, né del regalo che mi ha fatto mio figlio”.
Questo senso di colpa aveva:
- come luogo di percezione: tutto il petto;
- come attivatore: l’immagine degli occhi del gatto che mi guardano con quella luce di accusa..
- Come localizzazione spaziale: l’immagine era posizionata davanti a lei in alto nel suo spazio personale.
Individuato ciò, le ho fatto dire le tre frasi basate su l’immagine degli occhi del gatto che guardano con quella luce di accusa, valutando poi il SUDS che è passato a cinque dopo la prima frase, tre dopo la seconda frase e zero successivamente alla terza frase.
Poi, nella fase di commento e verbalizzazione successiva alla ripetizione delle frasi e al successivo periodo di elaborazione delle stesse, lei ha modificato radicalmente le proprie elaborazioni facendo molte e precise riflessioni ed elaborando importanti considerazioni (e insight) quali: “Mi rendo conto solo adesso che quel gattino era proprio scatenato, si infilava dappertutto, era instancabile argento vivo, io pensavo che fosse in cucina davanti alla sua ciotola, chi poteva immaginare che si sarebbe infilato, e per di più non visto, nel divano? E come avrà fatto ad infilarsi proprio nel meccanismo laterale è proprio un mistero! E chi poteva pensare che potesse andare a nascondersi nel divano invece di zampettare per casa come faceva sempre? Ed io che ero convinta che fosse ancora in cucina. Aveva ragione mio figlio quando diceva “mamma come puoi pensare che dovevi stare più attenta ….. si sa che al mattino siamo ancora assonnati e poco lucidi …… era destino evidentemente che il gatto finisse così …… mio figlio soffre se vede me stare male e non per il gatto ….. “.
Lucia a quel punto stava molto ma molto meglio, eravamo ormai in seduta da più di un’ora e mezza e quindi, dopo aver verificato che ancora non era pronta a dormire nel divano letto, (davo per certa la presenza nel suo spazio personale di un altro importante attivatore – che le impediva di dormire nel letto – ma consideravo “rischioso e temerario trattarlo subito” essendo oltretutto ormai anche un po’ stanchi), le ho proposto di tornare il lunedì successivo per un’altra seduta finalizzata a proseguire e, se si riusciva, completare il lavoro svolto, consigliandole anche di:
- Non costringersi a dormire e a “richiudere” il suo divano letto;
- Parlare se voleva con Maria del trattamento senza però citare o andare a ricordare gli aspetti su cui le avevo fatto dire le frasi.
N.B.: a fine seduta ho evitato sia di andare a ricercare l’attivatore sopra menzionato, sia di darle la quarta frase, dato che, anche se il livello di stress e di sofferenza era sceso enormemente, ho ritenuto intempestivo oltre che rischioso proseguire la sessione sentendo che Lucia non era ancora del tutto “energeticamente a posto” permaneva ancora:
- un certo disagio all’idea di dormire in quel letto o del richiuderlo;
- una certa paura del fare magari dei brutti sogni o dell’addormentarsi tardi o svegliarsi senza riuscire a riposare realmente.
Il lunedì Lucia è arrivata che sembrava veramente un’altra persona rispetto a quella conosciuta sabato: riposata, distesa, rilassata e ottimista.
Dopo avermi raccontato che aveva dormito magnificamente nelle ultime 2 notti e che si era sentita molto più leggera ed allegra, tant’è che era anche uscita a cena con Maria e con un’altra amica, passando una serata allegra e quasi spensierata, le ho chiesto dove avesse dormito (“in camera da letto, non me la sono sentita di dormire nel divano-letto”) e a quel punto ho iniziato mediante le meta-domande A e B a ricercare ciò che la bloccava rispetto al dormire nel divano letto.
E, in sintesi, ho cominciato a fare domande del tipo:
- “cosa le impedisce di dormire nel divano letto ? Risposta: non saprei, disagio, timore, un senso vago ma forte di paura;
- Cosa le ha impedito di chiudere occhio nei giorni scorsi? Stessa risposta: non saprei, disagio, timore, un senso vago ma forte di paura;
- E se dormisse nel divano c’è qualcosa che le può impedire di “chiudere occhio” ? (espressione testuale che Maria ha riferito che Lucia usava)? R.: Proverei timore e un forte disagio. D.: Dove lo sentirebbe? R.: Nel petto e alla bocca dello stomaco. E quanto è forte? R.: è forte, cinque o sei almeno. E chiudendo gli occhi mentre rimane connessa con questo forte disagio, D,: Lo sente? R,: Sì è molto forte adesso. Bene, e da quale parte dello spazio che è intorno a lei, arriva quel disagio Lucia? …… E così via fino a che Lucia ha ricordato che c’era una macchia di sangue sotto il divano letto (che evidentemente qualcuno aveva pulito) ma che lei ora ricorda distintamente. A quel punto ho potuto riscontrare che il disagio avvertito, che era diventato ancora più forte, veniva attivato proprio da quella macchia rossa di sangue sotto il letto.
- Perciò ho detto a Lucia: ho una frase per lei: Recupero tutta la mia energia legata all’immagine della macchia rossa di sangue sotto il letto e la riporto al posto giusto in me stessa”; dopo circa 1 minuto Lucia ha aperto gli occhi e ha potuto valutare che la sua reazione a quel ricordo (la macchia nel frattempo era diventata piu sfocata e lontana) era pari a 3/4. Al che le ho fatto dire la 2° frase: “Allontano tutta l’energia estranea legata all’immagine della macchia rossa di sangue sotto il letto da ogni mia cellula, dal mio corpo e dal mio spazio personale e la rimando là dove veramente appartiene”. Lucia dopo non meno di un paio di minuti ha aperto gli occhi e valutato che l’intensità dello stress che evocato da quel ricordo (la macchia nel frattempo è diventata ancora più sfocata, scura, indistinta e lontana) era pari a 1 o 2.
A quel punto dico ho detto: Lucia ho un’altra frase per lei: Recupero tutta la mia energia legata a tutte le mie reazioni all’ immagine della macchia rossa di sangue sotto il letto e la riporto al posto giusto in me stessa. Dopo circa trenta secondi di silenzio Lucia ha riaperto gli occhi facendo un sorriso soddisfatto e dicendo “è come se la macchia fosse stata risucchiata via”, non c’è più. Adesso vedo sotto il letto che è tutto pulito e anche il meccanismo di chiusura è pulito. L’immagine mi lascia praticamente indifferente!
Quindi in seguito all’effetto della Logosintesi Lucia ha:
- Percepito il suo Spazio Personale come completamente ripulito da quel lutto;
- Si è perdonata e assolta per ciò che era successo;
- In modo congruente ha iniziato a fare i seguenti commenti: “E chi poteva immaginare che il gatto andasse a infilarsi di nascosto nel meccanismo”, “posso riprendere la mia vita e magari più avanti prendermi un altro gatto”; “ieri sono riuscita a parlare con mio figlio, e poi anche con la sua ragazza con grande tranquillità” …. Come non mi succedeva da anni.
A quel punto le ho detto: Lucia, ho un’altra frase per lei, ”Adatto tutti i miei sistemi ai cambiamenti in corso e a questa consapevolezza”.
Dopo circa un minuto Lucia ha aperto gli occhi dicendo “adesso sto davvero bene e mi sento anche forte ed energica”.
Dopodiché, dopo aver fatto una “proiezione nel futuro in cui apriva il divano letto, vi dormiva, guardava al mattino dal letto il panorama che poteva vedere dalla finestra per poi chiudere come faceva prima il letto; ci siamo lasciati con l’accordo che quando se la sarebbe sentita di dormire nel divano l’avrebbe fatto mi avrebbe mandato un messaggio raccontandomi come stava.
2 giorni dopo Lucia mi ha mandato un messaggio, e poi telefonato, per dirmi: la ringrazio davvero, è bellissimo per me la mattina guardare nuovamente gli alberi dal divano letto. Ho dormito proprio bene e, anche se ho chiuso di fretta il divano letto, comunque adesso mi sento tranquilla e sicura. La chiamo fra un mese come d’accordo per raccontarle come va, anche se penso che andrà proprio bene. Maria aveva ragione sul metodo che usa e sulle frasi che fa dire. La ringrazio di cuore. Lucia
Proprio oggi, a distanza di circa 20 giorni dalla fine del trattamento, ho incontrato la sua amica Maria, la quale mi ha detto che Lucia sta molto bene, dorme regolarmente e non ha più avuto nessuno dei problemi che l’avevano condotta da me.
Mio Breve Commento Finale:
Nel corso delle due sedute è stato fatto un attento lavoro di ricerca sugli “attivatori e sulla localizzazione degli stessi nello spazio personale di Lucia.”
Ad inizio seduta ho definito chiaramente che non le avrei chiesto notizie anamnestiche o di altra natura, ma che, conformemente al mandato di Lucia, mi sarei “limitato” a lavorare sul suo tema attuale, quello del dolore, del lutto, della disperazione, senso di colpa, ecc., e così ho fatto.
Forse avrei potuto ottenere lo stesso risultato con la PNL o con EFT, ma ritengo che in termini di velocità e profondità, umanità e rispettosa vicinanza, Logosintesi mi ha permesso di stare accanto a Lucia sofferente con più rapida efficacia, grazie all’equilibrata forza e presenza insite nelle frasi e in quei silenzi, silenzi che sono stati così opportuni e produttivi nell’aiutarla ad uscire “dal blocco di energia congelata in cui si era, suo malgrado, ritrovata costretta e intrappolata”.
E pensando a quanto detto dal dr W. Lammers (in LOGOSINTESI 2.0) “Il processo di elaborazione del lutto può dirsi concluso quando non viene più sottratta energia al presente”, ho valutato come soddisfacente il risultato delle sessioni fatte a Lucia.
Essa è, infatti, ritornata a vivere più liberamente nel presente proprio grazie alla Logosintesi, tornando ad essere una donna energica e sintonica nel suo presente, che è passata dal dolore, angoscia e senso di colpa a una decisamente migliore presenza e possibilità di vita, dopo essersi lasciata alle spalle le scissioni, introiezioni e dissociazioni sopra descritte.
Grazie Logosintesi.
Estratto dalla Tesi del Dr. Armando Pintus
Il caso
Sabrina ha 54 anni, lavora in una casa di riposo, vive da sola o più precisamente con
diversi gatti che ha adottato, parla a raffica, a parte quando entra in contatto con sè, allora
è capace di notevole profondità e sensibilità. Frequentata il Centro che gestisco, da tempo
e ha già fatto altre sedute sporadiche di psicologia energetica ed una di Logosintesi.
Quindi conosce già alcuni elementi di base di Logosintesi (Punto quattro del cambiamento
guidato) ed è presente una consolidata alleanza di lavoro di fondo (Punto uno del
cambiamento guidato). Ha un atteggiamento leggermente maschile e appena entra ti
racconta i suoi guai. Sabrina mi chiede che vorrebbe risolvere una situazioni di “voci” che
la disturbano. Ho verificato che è praticamente consapevole che le voci che sente sono
sue, (le raccontano di amori immaginari) e non reputo necessario doverla indirizzare ad
uno psicologo o psicoterapeuta. Concordiamo una serie di almeno 5 sedute.
Prima seduta
Una breve meditazione guidata, anche per metterla a suo agio.
(Punto uno del cambiamento guidato Alleanza terapeutica o di lavoro).
Inizia a raccontarmi delle voci che sente. (Punto due del cambiamento guidato raccolta
informazioni).
A. Le voci come le senti?
S. Le voci, alcune le sento veramente, [ti racconto] una cosa che mi è successa, sono
andata a fare meditazione in chiesa.
A. Si.
S. Due anni fa ero in meditazione dato che lì c'è un'energia molto forte, io ho sempre
avuto un senso di colpa che meditazione non è come pregare, e mi sentivo in colpa nei
confronti di Gesù della chiesa, che non sono una brava cristiana; ho sentito Gesù che mi
diceva " Bene adesso tu vieni a messa, dici tutte le preghiere" e io mi sono alzata e ho gli
detto "No!" sono andata verso l'uscita e lui da dietro "No no non ti preoccupare
scherzavo....
A. [Risata].
S. E ho scoperto che anche Gesù ha il senso dell'umorismo.
[Poi mi racconta un episodio simile] S. Non lo so, ma queste voci le sento da dentro.
A. Si
S. Poi ci sono queste altre in auto che sento esterna che mi dice " Tu sei stupida" alla mia
sinistra
A. Quindi ci sono delle voci che senti dentro, che sono di sostegno che sono dei messaggi.
S. Come anche gli anziani appena morti una frase me la danno sempre, per esempio c'era
uno che stava male e sono riuscita, anche se avevo paura che si soffocasse a fargli
mangiare delle fragole, e il giorno dopo era morto e ho sentito che mi diceva "Almeno
sono riuscito a mangiare una fragola". [Ridiamo,poi mi racconta un episodio simile].
S. Alla mattina le telenovelas, quando sono ancora a letto sento qualcuno come se
parlasse di sopra, che mi fa delle dichiarazioni che mi dice di relazioni possibili, queste qui
non sono dei messaggi, sono delle valangate di "stupidaggini".
A. Si.
S. Mi è chiaro quando invece sono dei messaggi. [Un altro esempio di messaggio]
S. quelle frasi li mi arrivano quando non sto pensando niente, l'altro giorno stavo facendo
il giardino e non stavo pensando a niente e mi ha detto... il giorno prima mi ha detto....
S. Ho questi contatti e vorrei mantenerli, anzi vorrei anche approfondirli, però vorrei
chiarire sono anni che porto avanti questa confusione mentale, di quello che è veramente
e di quello che non c'entra niente; come si fa a sapere.
A. Scusa ma da quello che mi dici sai benissimo quando è qualcosa che ti sostiene, sai
quando è una cavolata, lo sai.
S. Anche perché lo sento di pancia tante volte o nel centro della testa le sento in modo
diverso.
A. Per cui sai quando i messaggi sono di un tipo o di un altro. Lo sai.
S. Ma si riesce ad eliminare l'altro?
A. Poi vediamo, per ora dimmi cosa vorresti. (Punto tre del cambiamento guidato
identificare le problematiche rilevanti per il cambiamento).
S. Imparare ancora di più la chiarezza per distinguere questi messaggi....
[Mi parla di alcune esperienze di channelling che ha avuto].
S. ... ma ero totalmente nell'amore, in uno stato di amore e di non mente...
A. Quindi hai delle esperienze chiarissime di questo tipo.
S. Si e mi piacerebbe averne di più, però dovrei essere più nel cuore.
A. Se sciogliamo alcune delle cose che ti disturbano avrai più energia disponibile e ti sarà
più facile essere nel cuore ed aprirti a questa dimensione ancora di più.
[Mi racconta delle sue pratiche spirituali e nel suo essere persistente nel praticarle al contrario
delle sue amiche, poi perde il filo].
S. ...mi sono persa.
A. Si, torniamo alle cose che vorresti dissolvere, che vorresti lasciare andare.
S. Si, non so se sono contraddittoria ma continuo ad avere l'idea di una relazione,
qualcuno che mi abbraccia mentre l'idea del sesso mi fa vomitare e lì è un po' un
problema...
A. Se vuoi avere una relazione, fa parte anche quello di una relazione.
S. Di fatti non sono convinta c'è una contraddizione di fondo però continuo a costruirmi
delle love story allucinanti... alle sei di mattina che potrei farci dei libri, poi l'ultima che
mi sono fatta l'avevo già sentita, perché in genere partono da persone che vedo che
incontro e poi mi faccio... no non sono io che lo faccio il film perché io lo ascolto.
A. Si.
S. ho la sensazione di ascoltarlo, ma non devo seguire questa cosa è una stupidaggine e
me lo dico sempre, però non riesco a non farlo.
A. Descrivimi com'è per te quando ascolti le voci (Punto cinque del cambiamento guidato
focalizzarsi su un'esperienza ed i suoi attivatori).
S. Una volta era paura, terrore, mi terrorizzavano,dicevano che avevo l'AIDS, che le
persone si suicidavano, come è successo a Francesca che il suo compagno si è suicidato, di
fatti quando ho lasciato Mario avevo paura che si suicidasse, gli telefonavo per accertarmi
che stesse bene.
A. Cosa senti nel corpo quando senti le voci? Senti delle sensazioni fisiche?
S. No adesso no ho più quelle cose li di panico, perché avevo paura di fare del male con la
Diksha, ma con la Diksha non puoi fare del male.
A. Che pensieri ti vengono quando senti le voci?
S. Nessuno, stavo a sentire.
A. Che disagio provi da 0 a 10, sentendo le voci, 0 è niente 10 è il massimo,
insopportabile?
S. Una volta erano terrorizzanti adesso così così.
A. Ti sei abituata?
S. Si diciamo 5.
A. Le percepisci come esterne, mi dicevi, da che parte ti arrivano?
[È confusa al riguardo]. S. Quando sono a letto, sopra e a destra.
A. Il tuo corpo aveva detto a sinistra?
S. Si quando sono in macchina le sento a sinistra che mi dicono che sono stupida.
A. Vedi qualcosa?
S. No non sono visiva.
A. Oltre le voci percepisci qualcos'altro?
S. No.
A. Queste voci come le chiamiamo? Definiamo un modo di chiamarle.
S. La telenovela del mattino.
A. Ho una frase per te. (Punto sei del cambiamento guidato elaborazione).
F1 Recupero tutta la mia energia dalla telenovela del mattino e la riporto nel posto
giusto in me stessa.
Lasciamo agire la frase. …. Ho un'altra frase per te:
F2 Allontano tutte le energie estranee connesse alla telenovela del mattino, le
allontano da tutte le mie cellule, da tutti i miei corpi, dal mio spazio personale, da tutte le
mie dimensioni e le libero nella Luce.
Lasciamo agire la frase. … Ho un'altra frase per te:
F3 Recupero tutte le mie energie da tutte le mie reazioni accumulate sin' ora alla
telenovela del mattino, riporto la mia energia nel posto giusto in me stessa. ….
A. Cos'è cambiato?
S. Che sono più sorda di prima [Ride, è ancora un po' stordita dall'elaborazione].
A. Cos'è cambiato da prima?
S. Non lo so mi sento strana, ho una strana sensazione in testa, non è che mi si
rimpicciolisce di più il cervello [Ride].
A. Una sensazione di apertura o chiusura?
S. Come qualcosa che mi comprime.
A. Si, ha un colore? Un suono?
S. No.
A. Come la chiamiamo questa cosa che ti comprime?
S. Qualcosa dentro che mi stringe nella testa.
A. Ho una frase per te:
F1 Recupero tutta la mia energia da questo qualcosa che mi stringe nella testa e la
riporto nel posto giusto in me stessa.
A. Lasciamo agire la frase. …. A. Ho un'altra frase per te:
F2 Allontano tutte le energie estranee connesse a questo qualcosa che mi stringe nella
testa , le allontano da tutte le mie cellule, da tutti i miei corpi, dal mio spazio personale,
da tutte le mie dimensioni e le libero nella Luce.
A. Lasciamo agire la frase. … Ho un'altra frase per te:
F3 Recupero tutte le mie energie da tutte le mie reazioni accumulate sinora a questo
qualcosa che mi stringe nella testa , riporto la mia energia nel posto giusto in me
stessa.
A. Cos'è cambiato?
S. … [Mugugna].
A. C'è ancora questo qualcosa che ti stringe nella testa?
S. Si ancora più forte.
A. Anche più forte e si è definita in un qualche altro modo?
S. Ma secondo me è una cosa collegata al terzo occhio, è come se si stesse solidificando,
sento qualcosa di solido.
F1 Recupero tutta la mia energia da questo qualcosa di solido dentro la fronte e la
riporto nel posto giusto in me stessa.
Lasciamo agire la frase ….
F2 Allontano tutte le energie estranee connesse a questo qualcosa di solido nella fronte,
le allontano da tutte le mie cellule, da tutti i miei corpi, dal mio spazio personale, da tutte
le mie dimensioni e le rimando nel tempo e nel luogo dove realmente appartengono.
Lasciamo agire la frase … [mi accorgo che pensa].
A. Lasciare agire la frase significa non pensarci.
S. Si sta sciogliendo.
A. Bene, lascia che continui ad agire ...
F3 Recupero tutte le mie energie da tutte le mie reazioni accumulate sinora a questo
qualcosa di solido nella fronte, riporto la mia energia nel posto giusto in me stessa. ...
A. Cos'è cambiato?
S. C'è un po' meno questa cosa.
A. E oltre a questo? Cosa è cambiato in generale?
S. Sto abbastanza bene, solo sento questo lato e l'orecchio, non so se ho preso uno
strappo.
A. Senti la parte destra, come la senti?
S. Più pesante.
F1 F2 F3 su la parte destra più pesante.
S. Mi sento stanca.
[Le verso dell'acqua]. A. Bevi questo bicchiere d'acqua.
A. Adesso, se ripensi alla voce della telenovela del mattino, quanto ti disturba da 0 a 10?
S. 3. Ho una percezione diversa relativamente a questa cosa.
A. Bene, come la definiresti sempre la telenovela del mattino o in un modo diverso?
S. Le voci che non sono vere.
A. Ho una frase per te:
F1 F2 F3 su “le voci che non sono vere”.
S. Adesso ho come una barra sulla fronte.
F1, F2, F3 su “questa barra sulla fronte e a tutto ciò che rappresenta” ….
A. Cos'è cambiato?
S. Non riesco a tenere gli occhi aperti (è stanca e provata).
A. Fai qualche respiro profondo e consapevole. [I suoi respiri sono abbastanza superficiali].
F1, su qualsiasi ostacolo a un respiro profondo e completo …
S. Ho il cervello nel caos.
A. Ripeti questa frase: Adatto tutti i miei sistemi ai cambiamenti in corso.
S. Meglio.
F2, F3, su qualsiasi ostacolo ad un respiro profondo e completo …
A. com'è il respiro adesso?
S. Meglio, ma ho ancora un peso in testa.
A. Ripeti questa frase: Adatto tutti i miei sistemi ai cambiamenti in corso ….
A. In questo momento da 0 a 10 dimmi quanto è il disturbo relativamente alle voci che
non sono vere?
[Fa una battuta e ride]. S. Ho la sensazione di una cosa lontanissima.
A. Bene mettila in un numero da 0 a 10 questa cosa lontanissima.
S. Due.
A. Bene, per oggi la lasciamo qui. Nelle prossime ore e nei prossimi giorni, utilizza la
frase: Adatto tutti i miei sistemi ai cambiamenti in corso.
Seconda seduta
[Una breve meditazione guidata, anche per metterla a suo agio].
Mi riferisce che il SUD relativamente alla “telenovela del mattino” che al termine della
prima seduta era sceso a 2 è tornato a 5, dato che questa notte è rimasta sveglia dalle tre
alle cinque a raccontarsela.
A. Questa voce è una parte di te, cosa crede?
S. Se trovassi un compagno sarei più tranquilla, più serena, saprei su chi contare, è una
favola comunque perché non è detto... dipende chi trovi, le persone hanno anche un lato
negativo.
A. Per adesso raccontami solo quello che crede quella parte lì.
S. È che sono in contraddizione.
A. Vero quando ci sono più parti sei in contraddizione, una parte crede una cosa e un'altra
ne crede un'altra.
Dato che mi dice che una parte di lei vorrebbe una relazione e una parte no, scelgo di utilizzare
lo strumento delle mappe e anche perché per lei diversamente è più difficile rimanere in un
aspetto e esprimere cosa crede e sente quella parte. Le faccio mettere un segnaposto per la
parte “se avessi un compagno sarei più serena” uno per la parte che non vuole la relazione ed
uno per il testimone.
La faccio spostare nelle varie posizioni, in questo modo diventa facile far emergere le fantasie,
le credenze, le memorie delle due parti antagoniste e le annoto via via che emergono.
Poi lasciando la mappa piazzata torniamo a sedere.
S. Ho visto troppe liti tra i miei, e ho avuto sempre delle relazioni con dei disgraziati..... c'è
il sogno di trovare una persona che sia tranquilla, equilibrata, però allo stesso tempo
penso che sia un sogno che non può succedere. Succede solo nelle telenovelas, quella di
stanotte..
A. Le relazioni che ti sei attirata sinora sono state di un certo tipo dato che nel tuo spazio
personale vibrano alcune energie bloccate, se le sciogliamo attirerai delle relazioni
diverse.
S. Adesso non attiro nessuno, non vado oltre il mio giardino!
A. Con questo set di credenze qua mi stupirei … [Ridiamo].
A. Ho una frase per te:
F1 Recupero tutte le mie energie da tutte le mie fantasie collegate a “se avessi un
compagno” e la riporto nel posto giusto in me stessa.
F2 su “se avessi un compagno”.
F3 Recupero tutta la mia energia da tutte le mie reazioni accumulate sinora alla fantasia
che se avessi un compagno sarei meno sola e al fatto che non si è realizzata e
riporto la mia energia nel posto giusto in me stessa.
F3 bis Recupero tutta la mia energia da tutte le mie reazioni accumulate sinora alla
fantasia se avessi un compagno avrei un sostegno e al fatto che non si è realizzata
finora e riporto la mia energia nel posto giusto in me stessa.
F3 tris su alla fantasia se avessi un compagno avrei qualcuno che mi vuole bene e al
fatto che non si è realizzata.
F1 F2 F3 su la fantasia “se avessi un compagno avrei calore umano” (in F3 aggiungo: e
al fatto che non è così).
F1 F2 F3 su la credenza “se avessi un compagno non potrei più fare tutto quello che
voglio”.
F1 F2 F3 su “sono troppi gli anni che sono da sola per avere una relazione”.
F1 F2 F3 su “faccio fatica ad immaginarmi con un compagno”.
A. Le discussioni tra tuo padre e tua madre, qualcuna in specifico che ti viene in mente?
S. Quando uscivano in macchina insieme una volta al mese, mio padre aveva una guida
sportiva e lei soffriva il mal d'auto, e quando soffriva lei, soffrivo anch'io, e si finiva per
litigare tutto il tempo.
A. Questo film qui come lo chiamiamo?
S. Uscire in auto con i miei.
A. Da 0 a 10 quanto ti disturba “uscire in auto con i miei”?
S. 10.
A. Ho una frase per te:
F1 F2 F3 su “Uscire in auto con i miei”(in F2: Allontano tutta l'energia dei miei
genitori... e la rimando a loro nel loro vero Sè).
A. Cos'è cambiato?
S. Una sensazione di rilassamento.
A. Se ripensi adesso a questi ricordi quanto stress ti da?
S. un po meglio 8 ho anche una foto di mia madre sul marciapiede che sta male.
F1 F2 F2bis F3 su l'immagine e il ricordo di mia madre seduta sul marciapiede che
sta male e su tutto ciò che questo rappresenta (in F2: Allontano tutte le energie di mia
madre.. F2bis: Allontano tutte le energie di mio padre).
[Qui è in contatto con le emozioni precedentemente congelate].
A. Cos'è cambiato?
S. Prima ho visto dei cocci di vetro e poi sono spariti ed è rimasto un buco nel cuore.
F1 F2 F3 su l'immagine del buco nel cuore e di ciò che rappresenta.
A. Cos'è cambiato?
S. Sono sul triste rassegnato, sento il dispiacere sul cuore.
A. Se ripensi al ricordo di quando uscivate in auto insieme.
S. 6/7.
[Il tempo della seduta volge al termine, per concludere le faccio esplorare nuovamente la
mappa poi la posiziono sul segnaposto del testimone].
A. Se rappresentassero qualcuno della tua vita queste due parti chi sarebbero?
Riconosce immediatamente la madre nella parte che sogna una relazione e subito dopo il
padre nella parte che rifiuta una relazione. Poi le faccio raccogliere i segnaposto della mappa.
Osservazioni
Nel periodo tra la seconda e la terza seduta ri-partecipo al livello base, che tra l'altro nel
frattempo ha cambiato formato e da due è diventato di tre giorni. Ovviamente il modo di
insegnare si è evoluto ed è migliorato. Questo mi permette di riconoscere e correggere
alcuni errori nella pratica del metodo e in specifico:
– di essere più attento non solo a trovare l'attivatore ma anche far si che la persona
passi dalla personalità apparentemente normale alla personalità emotiva, cioè di
aprire qualche breccia nella dissociazione secondaria in modo che la persona rientri
in contatto con le emozioni congelate della dissociazione primaria;
– di continuare a cercare l'attivatore non solo nel primo giro ma anche nei successivi.
Spesso alla domanda “Cosa è cambiato?” Il cliente risponde con un sintomo come
ad es: un nodo alla gola, un peso allo stomaco, qui il modo corretto di procedere è
di cercare l'attivatore del nodo alla gola, del peso allo stomaco, invece prima nel
secondo giro utilizzavo la reazione come se fosse un attivatore. Errore commesso
nella prime due sedute.
Terza seduta
[Una breve meditazione guidata, anche per metterla a suo agio].
Verifico le variazione dello stress e della frequenza delle “voci”.
La frequenza prima dell'inizio dei trattamenti era 8 e lo stress 5.
Nell'ultimo periodo dopo il secondo trattamento la frequenza 3 e lo stress 2.
Riprendiamo la mappa della volta scorsa, con il testimone, la parte che fantastica su un
rapporto, la parte che vuole stare da sola, la esplora nuovamente.
Nella posizione che desidera una relazione entra subito in contatto con le emozioni,
tristezza e, in forma leggera, ansia, panico, paura poi anche un po' di rabbia.
A. Per cos'è questa rabbia?
S. Perché non si realizza niente! Sono tutte fantasie, allucinazioni del mio inconscio... ma
non si realizza nulla. [Poi divaga, la riporto sul sentire].
A. Chiudi gli occhi, quello che non si realizza, dov'è? Nel tuo corpo nel tuo spazio intorno
a te?
S. Ho smesso di respirare, in fondo c'è la paura che si realizzino....
A. Non elaborare mentalmente per favore ritorna a quello che sente questa parte.
A. Qual'è la fantasia più grande?
S. Ne ho fatte tante...
A. Si al di là dei particolari, qual'è il tema centrale?
S. La fantasia che inizio una relazione.
A. Questa fantasia nel tuo spazio personale dov'è? Con gli occhi chiusi percepisci dov'è
registrata, immagazzinata?
S. Prima cadevo in avanti, adesso all'indietro, è qua [mi indica un punto].
A. Come sai che è li, ha una forma, un colore, ha un suono?
S. So che è li (e mi indica un punto davanti a lei).
A. Ho una frase per te:
F1 F2 F3 su la fantasia che inizio una relazione. (in F3 aggiungo: al fatto che non
succede e al fatto che una parte di me non vuole una relazione...)
A. Cos'è cambiato?
S. Io continuo a pensare non è che non trovo relazioni, trovo solo storie di sesso .... una
come me non la vuole nessuno. [e divaga].
A. Un pezzo per volta. La fantasia, c'è ancora la fantasia?
S. Ma non è proprio una fantasia.... Per un po' nega che l'origine delle voci è dentro di lei, le
ripresento il concetto che non è lei ma una parte della sua personalità, sembra accettarlo, mi
dice che una volta era molto peggio, le voci erano su storie terrorizzanti ora sono per la
maggior parte telenovelas, di come psicologo e psichiatra le avevano spiegato che non era
pazza come credeva lei. Poi incomincia a parlare di sua madre e di quanto abbia sofferto con
lei. Le chiedo di mettere un segnaposto per sua madre.
Improvvisamente si apre e mi descrive la dissociazione secondaria:
S. Era come se avessi questo bisogno incolmabile d'amore che non veniva mai soddisfatto
perché non riuscivo a darmi il tempo di realizzare una relazione, tutto finiva solo in storie
di sesso o di interesse degli altri nei miei confronti, gli serviva una casa, dei soldi... e non
avendo frequentato un certo ambiente, una persona sana con i piedi per terra, non la
trovo ora, figurati allora ed ero sempre nella disperazione più totale per questo bisogno
d'amore…. Avevo bisogno che qualcuno mi toccasse, mi abbracciasse per sentirmi viva…
mi raccontavo quell'amore che non c'era, io mi illudevo che ci fosse, sapendo benissimo…
una cosa tremenda praticamente. Capisco che ora sono glaciale, rispetto a com'ero, ho
sofferto talmente tanto che mi sono pietrificata.
A. Prova a tornare nello spazio del testimone, … come ti senti se guardi verso tua madre?
S. Non ho un grandissimo dispiacere.
A. Sei disponibile a sperimentare la sua posizione?
Si sposta nella posizione che rappresenta la madre, la lascio un attimo a sentire.
A. Impersonando lei, ti volti verso di te, verso il segnaposto che ti rappresenta.
S. Per certi aspetti sono diventata come lei, l'unica differenza che io lavoro e ho un
minimo di autonomia, lei era chiusa li, ed era completamente fuori di testa e dava fastidio
a tutti i vicini….
A. Ora dici la frase come se fossi tua madre, la dici per conto suo.
F1 Recupero tutta la mia energia legata a te Sabrina e ti lascio libera al tuo destino,
recupero tutta la mia energia e la riporto nel posto giusto in me stessa. …
Sento che una parte si è sciolta ma che ci sono degli impedimenti che vengono dalla
generazione precedente.
A. Se ci fosse qualcuno che ostacola questo scioglimento di energia che stiamo facendo
qua, del sistema famigliare, chi sarebbe? Chiudi gli occhi e prova a sentire. [E la faccio
girare verso dietro, verso gli antenati].
A. Metti due segnaposti uno per il nonno e l'altro per la nonna.
S. Mia madre aveva un legame morboso con suo padre, forse doveva essere il maschio che
non aveva mai avuto, lui aveva avuto solo femmine, anch'io avrei dovuto essere un
maschio.
A. Molto interessante. [La faccio posizionare nella postazione del nonno, rivolto verso la
madre della cliente] Tua madre si chiamava?
S. Rita.
A. Ora dici le frasi come se fossi il nonno:
F1 Recupero tutta la mia energia legata a te Rita, a tutte le mie speranze, aspettative e
fantasie su di te e la riporto nel posto giusto in me stesso. [Qui è necessaria una pausa
relativamente lunga di elaborazione, circa 5 minuti].
F2 Allontano tutta l'energia estranea connessa a queste fantasie, speranze, aspettative
su di te Rita, l'allontano da tutte le mie cellule, da tutti i miei corpi, dal mio spazio
personale, dal mio destino e la libero nella Luce.
F3 Recupero tutta la mia energia da tutte le mie reazioni accumulate sinora a queste
speranze aspettative e fantasie su di te Rita e sul fatto che molte di queste non si
sono realizzate, riporto la mia energia nel posto giusto in me stesso.
Dopo l'elaborazione, la faccio spostare nella posizione della nonna:
F1 F2 F3 su fantasie, aspettative e speranze su di te Rita.
Dopo l'elaborazione, la faccio spostare nella posizione della madre, volgendola verso di lei.
F1 su fantasie, speranze e aspettative su di te Sabrina e ti lascio libera al tuo
destino.
F2 su fantasie, speranze e aspettative su di te Sabrina.
F3 su fantasie, speranze e aspettative su di te Sabrina.
A. Cos'è cambiato?
S. Ho immagini di mia madre felice contenta.
La faccio uscire dalla posizione della madre e guardare alla mappa, se vuole spostare
qualcosa, mi dice che vorrebbe stare solo nella posizione del testimone e non ha interessi ne
verso le fantasie ne verso l'altra parte, ora me la descrive come la parte razionale (maschile)
che si occupa delle questioni legate alla sopravvivenza: “Ne ho abbastanza di questa sono
quasi sempre qui”. Le faccio raccogliere la mappa. Poi entra nel lamento, le spiego che tutta
l'energia che era bloccata nelle fantasie e che ha recuperato le sarà disponibile per essere più
presente e per occuparsi invece di preoccuparsi, che abbiamo sciolto cose vecchie nel sistema
famigliare e che comunque si può procedere solo un passo alla volta. (Punto 4 del
cambiamento guidato). Mi racconta che ha una foto di quando aveva 11 anni con suo padre e:
S. …Assomigliavo a mia nonna, sembra che avessi 30 anni.
A. Chiudi gli occhi e dimmi dov'è quest'immagine di te a 11 anni, che come dici, sembravi
una vecchia, guarda senti nel tuo spazio personale. [Mi indica dietro]. Permettiti di sentire
quello che sentiva quella ragazzina. [Vedo che è entrata in contatto con l'emozione e la
fermo dal verbalizzare che la porterebbe fuori dalla personalità emozionale]. Ok, non è
necessario che dai un nome a queste emozioni.
F1 F2 F3 su l'immagine e il ricordo di me ragazzina a 11 anni che sembro una vecchia
e di tutto ciò che questo rappresenta.
A. Cos'è cambiato?
S. ho il cuore che mi batte a mille, mi è venuto in mente un ricordo, a 11 anni mi sono
venute le mestruazioni e non sapevo che cosa fossero, ed ero sconvolta, mia madre mi ha
detto che non potevo più andare in bicicletta con i maschi altrimenti restavo incinta.
A. Il ricordo che ti arrivano le mestruazioni e non sai cosa sono, dov'è nel tuo spazio
personale?
S. Ho una sensazione di cadere verso il basso [indica verso il basso].
A. Se pensi a questo ricordo com'è?
S. E' un'immagine.
A. In questa immagine ti vedi da dentro o da fuori?
S. Da fuori.
A. Ho una frase per te: Recupero tutta la mia energia e tutte le parti di me che,
quando ho avuto la prima mestruazione e non sapevo che cos'era, si sono
allontanate, le recupero e le riporto nel posto giusto in me stessa.
Dopo l'elaborazione verifico e, nel ricordo che quasi non trova più, si vede da dentro.
Le parti allontanatesi per lo shock sono recuperate.
A. Se pensi a tua madre che ti dice “non andare in bicicletta con i maschi altrimenti rimani
incinta” dove la vedi, senti, ascolti nel tuo spazio personale? [Mi indica un punto].
F1 F2 F2 su ricordo e l'immagine di mia madre che mi dice ora che hai avuto le
mestruazioni non puoi più andare in bicicletta con i maschi altrimenti rimani
incinta (in F2 Allontano tutta l'energia di mia madre connessa…).
A. Cos'è cambiato?
S. Sento più spazio dentro.
Nella verifica al termine della seduta sul tema delle “voci”: lo stress è sceso 1!
Quarta seduta
[Una breve meditazione guidata, anche per metterla a suo agio].
A. Quando scendi giù nella pancia stai maglio?
S. Si.
A. Facciamo una verifica, Quanto frequenti e quanto stress ti danno le voci in quest'ultimo
periodo dall'ultima seduta?
S. Le voci sono abituata le sento da piccola… frequenza 6, stress 2, se pensi che questa
cosa mi faceva impazzire ora va molto bene!
[Mi parla delle difficoltà che aveva con sua madre e poi del fatto che ora con una amica riesce
a trattenersi dal cercare di convincerla a fare diversamente da come questa amica ha scelto].
A. Se pensi a tua mamma adesso come senti?
S. Pensavo prima a questa cosa dei leghisti dei fascisti prima in bicicletta....
A. Cosa?? Cosa ha a che fare con tua madre?
S. Mia madre era così: era una cattolica trasformata in questo, perché ha vissuto il periodo
del fascismo, una vittima che impara dal tiranno, si è presa un sacco di botte perché non
volevano comperarle il vestito da piccola italiana. Le donne della mia famiglia sono state
tutte violentate dai fascisti, dai tedeschi, una faccenda abbastanza incasinata, mia madre
che erano bambine… le altre… compresa mia nonna…. Diciamo che avevo molto più
rancore nei suoi confronti, poi cercando di capire, di lasciare andare e anche il lavorare
con gli anziani. Bene, la penso abbastanza con amore non ho più tutto quel rancore nei
suoi confronti visto la vita che ha avuto dentro e fuori dalla psichiatria non è stata tutta
colpa sua, era così, perché era così. Mia madre fin da piccola mi diceva “tu as el diaul” (tu
hai il diavolo…), io ero un demonio, cioè avevo un casino di energia, iperattiva,
probabilmente lo stress della loro situazione, mio fratello sordo… e ho continuato ad
avere sempre questa cosa anche dopo, con il sesso con le altre cose, e poi sentendo le voci
era un po difficile non pensare che non avessi il demonio. Ed è stata una cosa abbastanza
pesante, però lei ha fatto quello che poteva con le sue possibilità. Quindi razionalmente la
penso bene, la vedo sorridente felice, mi sento felice.
A. Ti capita di fare pensieri del tipo:” Se avessi avuto una madre differente…?
S. Si una volta lo pensavo, … [e fa il raffronto con la sorellastra che ha avuto una madre
diversa].
A. Se pensi a tuo padre come ti senti?
S. Come ho cancellato Ronaldo ho cancellato anche mio padre… non riesco lo sento
molto meno….
A. Proviamo a mettere giù una mappa. Metti un segnaposto per tuo padre e poi altri per
chi è collegato a lui. Poi chi c'è, tuo fratello?
S. Si.
A. L'altra donna?
S. Anna che è la madre di Roberta la mia sorellastra che è nata in Inghilterra e ha la
doppia cittadinanza.
A. I genitori di tuo padre li hai conosciuti.
S. Si li ho conosciuti e anche li c'era tutta una faccenda.
A. Che faccenda c'era?
S. C'era il nonno che aveva messa incinta la sorella della moglie e sua moglie lo ha
tiranneggiato per tutta la vita. Teatrale.… Non mi piaceva andarla a trovare perché
rimanevo sconvolta, abbracciava sempre e sembrava una meridionale, falsa come non so
cosa. Lui invece era più buono.
A. Facciamo una bella cosa, scrivi sui fogli chi sono, altrimenti ci perdiamo.
A. Tuo papà si chiamava?
S. Armando. Mia nonna Giuseppina, Pina la chiamavano, metteva zizzania dappertutto
dove poteva, anche mia madre era così, mio padre non ha avuto molta fantasia. Il nonno si
chiamava Sergio, mio fratello Gino, Anna e Roberta. Di fatto anche la seconda moglie di
mio padre aveva lo stesso fisico, gli stessi difetti, solo più giovane.
A. Disponili come ti sembra meglio e poi fai un giro intorno alla mappa.
S. Si... no aspetta.. così.
A. Scegli il tuo posto da dove osservi questa mappa.
S. Qui.
A. Dove senti che c'è più tensione?
S. Non saprei non riesco a sentire.
A. Ok prendi il posto di tuo fratello, e lui si gira verso di te, verso il tuo posto. e fra poco
dirai le frasi che ti suggerisco al posto suo come se fossi lui.
F1 Recupero tutta la mia energia legata a te Sabrina e la riporto nel posto giusto in me
stesso. …
F2 Allontano tutta l'energia estranea che mi collega a te Sabrina e al tuo destino, le
allontano da tutte le mie cellule da tutti i mie corpi dal mio spazio personale e le libero
nella Luce. …
F3 Recupero tutte le mie energie da tutte le mie reazioni collegate a te Sabrina e al tuo
destino e riporto la mia energia nel posto giusto in me stesso. …
A. Fra un secondo ritorna al tuo posto.
S. Sto pensando ad un sacco di cose che non c'entrano niente.
A. E guardi lui. F1, F2 , F3 su collegata a te Gino e al tuo destino …
A. Cosa è cambiato?
S. Bene.
A. Bene, cos'è cambiato? in che modo è cambiato?
S . … So che fa' una c*****a, però sono tranquilla è un problema suo. (poi mi parla del
rapporto con suo fratello e sua cognata e concordiamo di non occuparci di questo per ora).
A. Guarda cosa è cambiato nella mappa, guarda se ti sembra tutto al posto giusto o se vuoi
spostare qualcosa, qualcuno, fai anche un giro intorno.
S. Li sento molto lontani, anche mia sorella, c'è questa cosa della sorella, io tratto le mie
colleghe come sorelle, mi manca questa cosa.
A. (Mi appunto quest'ultimo tema da affrontare in futuro) OK, Guarda tra chi c'è li nella
mappa guarda dove c'è più energia bloccata. Prova a sentire qui, verso tuo padre,
soffermati un attimo su tuo padre.
S. … ho poca stima delle donne.
A. Che ti ha passato lui?
S. Si, lui questa cosa l'ha riversata su di me, perché non ero inconsapevole e deficiente
come mia madre, però questa cosa lui ce l'aveva nei confronti di tutte le donne, quindi era
una cosa dovuta….
A. OK vai nel suo segnaposto e rivolgiti verso il tuo segnaposto. Permettiti di sentire
dentro. …
S. Mi vedo piccola, quando sono cresciuta mi ha abbandonato, e con mia sorella ha fatto la
stessa cosa…. mi vedo piccola.
A. La frase che ora ti suggerisco la dici al posto suo, come se fossi lui.
F1 Recupero tutta la mia energia legata a te Sabrina e al tuo destino, la recupero e la
riporto nel posto giusto in me stesso A. lasciamo agire la frase …
F2 Allontano tutta l'energia estranea che ho riversato su di te Sabrina e sul tuo
destino, l'allontano da tutte le mie cellule, da tutti i miei corpi, dal mio spazio personale e
la libero nella Luce. …
F3 Recupero tutta la mia energia da tutte le mie reazioni collegate a te e al tuo destino e
la riporto la mia energia nel posto giusto in me stesso. …
S. Mi viene in mente questa fotografia che mi guarda come se fossi scema.
A. Aspetta un attimo… ora ritorna alla tua posizione e parlami di questa immagine.
S. Adesso lo vedo un po' meglio.
A. Bene, ora parlami un po' di questa immagine che è venuta a galla.
S. É in una delle foto….
A. Lui ti guarda come se tu fossi scema?
S. Si, si commisera secondo me, sta pensando "Non c'è niente da fare ho una figlia
stupida" cattiva probabilmente anche, sono così cattiva perché mentre lui rimane in
ospedale gli ultimi sei mesi della sua vita io me ne vado a fare la stagione a Firenze (dato
che lui mi ha abbandonato)... perché dovevo stare lì a vegliare uno che neanche conoscevo
e poi c'era Anna (che poteva occuparsi di lui), c'era...
A. Chiudi gli occhi.
S. C'era mia madre... (che poteva occuparsi di lui).
A. OK, chiudi gli occhi, questa immagine, questo ricordo dov'è nel tuo spazio personale.
S. Sai, chi mi piglia così. [Un respiro affannoso quasi asmatico e con le mani indica come un
blocco dalla gola giù fino al bacino]
A. A parte la reazione, dov'è questa immagine di lui che ti guarda in questo modo.
S. Lo ricordo qui (indica davanti) come quando è stata fatta la foto.
A. Come lo chiamiamo questo ricordo? L'immagine di mio papà di quando abbiamo fatto
la foto e mi guardava come se fossi stupida?
S. Si, stupida e cattiva. A. OK.
F1 Recupero tutta la mia energia collegata all'immagina di mio papà di quando
abbiamo fatto la foto e mi guardava come se fossi stupida e cattiva, e a tutto ciò che
questo rappresenta, la recupero e la riporto nel posto giusto in me stessa …
F2 Allontano tutta l'energia estranea collegata all'immagina di mio papà di quando
abbiamo fatto la foto e mi guardava come se fossi stupida e cattiva, l'allontano da
tutte le mie cellule, da tutti i miei corpi, dal mio spazio personale e la libero nella Luce. ...
F2bis Allontano tutta l'energia di mio papà collegata all'immagina di lui, di quando
abbiamo fatto la foto e mi sembrava che mi guardasse come se fossi stupida e cattiva,
l'allontano da tutte le mie cellule, da tutti i miei corpi, dal mio spazio personale e la
rimando a lui nel suo vero Sè. ...
F3 Recupero tutta la mia energia da tutte le mie reazioni collegata all'immagine di mio
papà di quando abbiamo fatto la foto e mi sembrava che mi guardasse come se fossi
stupida e cattiva, la recupero e la riporto nel posto giusto in me stessa. …
A. Cos'è cambiato?
S. Mi è venuto in mente Casper (il gatto) ...mio marito, che è super offeso.
A. Cioè, stai divagando?
S. No ho il gatto che sta male, è collegato a mio padre che stava male, il gatto sta male, è
così, succede.
A. Mi dicevi che sei andata via, tu sapevi già cosa sarebbe stato? Se non stavi li?
S. Ma intanto l'ho visto una volta e non mi ha neanche rivolto la parola, mi sono seduta
come una cretina sul letto davanti a lui.... (..) era pesante parlare con mio padre, non mi
stupisce che per me con le donne è un disastro.
A. Ti ricordi che sei all'ospedale e lo guardi intontita. Dov'è quest'immagine? nel tuo
spazio personale? … Chiudi gli occhi un attimo. Guarda! Senti! Ascolta! Quest'immagine
questo ricordo.
S. No, mi squilibra questa cosa, fino ai piedi, le gambe, mi sento tutta....
A. Si, quanto ti disturba quest'immagine, questo ricordo da 0 a 10?
S. è passato tanto tempo….
A. Si quanto ti disturba?
S. Sento l'occhio che mi va strabico....
A. Si, dimmi quanto ti disturba, dammi un numero da 0 a 10.
S. Non riesco, non è che mi dà poi così fastidio, non riesco a vedere bene, boh 5.
A. OK 5, nel tuo spazio personale chiudi gli occhi e dimmi dov'è questo ricordo questa
immagine, Guarda, senti. [Mi indica una posizione dietro].
F1 Recupero tutta la mia energia collegata all'immaginae e al ricordo di quando sono
andata a visitare mio padre in ospedale, e riporto tutta la mia energia nel posto giusto
in me stessa. …
F2 Allontano tutta l'energia estranea collegata all'immagine e al ricordo e a tutto ciò che
questo rappresenta, di quando sono andata a visitare mio padre in ospedale,
l'allontano da tutte le mie cellule, da tutti i miei corpi, dal mio spazio personale, da tutte
le mie dimensioni e la libero nella Luce. …
F3 Recupero tutta la mia energia da tutte le mie reazioni accumulate sinora, collegata
all'immagina ed al ricordo e a tutto ciò che questo rappresenta di quando sono andata a
visitare mio padre in ospedale, la recupero e la riporto nel posto giusto in me stessa. …
[Fa un profondo respiro].
A. Cos'è cambiato?
S. Mi è venuto di dirgli grazie.
A. Beh allora qualcosa è cambiato.
S. Subito, poi ho sentito grazie, me lo sarò detta da sola, ma comunque... ed ero già in
vacanza con il vespino.
A. Quale vespino?
S. Quello che prenderò in queste prossime vacanze a noleggio.
A. Ok lasciamola qua per adesso, raccogli la mappa.
S. Ho come un rifiuto ad entrare in queste cose.
A. Questa cosa era un peso... Se ripensi a questa cosa ora quanto ti stressa? Quanto ti
disturba?
S. Niente.
A. Bene quindi prima era 5 ed ora niente! Quindi è cambiato un bel po'!
S. E anche ho avuto altre immagini mentre dicevo tutta sta cosa, di mio padre, immagini
molto forti di quando ero piccola, di quando lui è stato cattivo con me ed ha avuto delle
reazioni esagerate, perché ci vedevamo poco però quel poco....
A. Era diverso?
S. Si mi sono venute su anche quelle, ti racconto una, due cose, troppo assurda quando ho
fatto le tonsille,..., ho tolto le tonsille e lo facevano ambulatorialmente una volta, solo con
l'anestesia locale, io devo essere svenuta, mi ha regalato una bambola che era grande
come me con i volant, mi han dato il gelato e poi mi hanno portato a casa. Ti ricordi della
faccenda del mal d'auto..... Io il sangue dell'operazione l'avevo inghiottito, ho cercato di
tenere duro, ma sono arrivata fino a dove lui ha frenato e parcheggiato davanti casa e ho
vomitato in auto il sangue, è diventato una belva.
A. Chiudi gli occhi un attimo, dov'è il ricordo, l'immagine di tuo padre che si è incavolato
quando gli hai vomitato in macchina? [Mi indica un punto].
F1 Recupero tutta la mia energia dall'immagine e dal ricordo di quando mio padre è
diventato una belva perché gli ho vomitato sangue in auto e da tutto ciò che questo
rappresenta, e riporto tutta la mia energia nel posto giusto in me stessa. …
F2 Allontano tutta l'energia di mio padre connessa all'immagine e al ricordo di quando gli
ho vomitato sangue in macchina e a tutto ciò che questo rappresenta, l'allontano da
tutte le mie cellule, da tutti i miei corpi, dal mio spazio personale, da tutte le mie
dimensioni e le rimando a lui nel suo vero Sè. …
F3 Recupero tutta la mia energia da tutte le mie reazioni accumulate sinora alla scena e al
ricordo di quando gli ho vomitato sangue in macchina e a tutto ciò che questo
rappresenta e riporto tutta la mia energia nel posto giusto in me stessa. …
A. Cos'è cambiato?
S. Mi è tornato in mente cosa stavo dicendo ad una mia collega, che quando stavo male mi
abbandonavano.
A. Ci sono ancora cosa da vedere, ma anche per te si sta facendo tardi....
[La sento dopo che è tornata dalle vacanze, la frequenza delle voci è scesa a tre e lo stress
relativo a queste voci è 2].
Quinta seduta
[Seduta non registrata, quello che ricordo...]
Nelle sedute precedenti era emerso un episodio di violenza sessuale di cui erano state
vittime le donne del ramo materno, al tempo della seconda guerra mondiale.
Concordiamo che questo è l'argomento di questa seduta.
Utilizzo la metodologia della Logocostellazione sulla linea del tempo, dato che mi informa
che ci sono episodi correlati accaduti successivamente. In pratica, a partire da adesso,
sulla linea del tempo le faccio mettere dei segnaposto, uno per il momento presente e uno
per ogni episodio rilevante; su ognuno le faccio scrivere lo stress relativo:
- il primo aborto a 27 anni, SUD 10,
- una violenza sessuale subita da lei a 16 anni, SUD 9,
- un tentativo di violenza sessuale subita da lei a 13 anni, SUD 8,
- quando sua madre era stata picchiata dalla prozia perche era rimasta incinta, SUD 8,
- un tentativo di violenza subita a 16 anni da sua madre, SUD 7,
- la violenza subita dalla nonna e dalla prozia a cui sua madre e sua zia avevano
praticamente assistito, SUD 7.
Poi uno per volta, espandiamo ogni episodio: le faccio disporre un segnaposto per ogni
persona coinvolta.
Iniziamo con l'evento più lontano dato che, liberata l'energia da questo evento primario a
domino, anche i successivi, come vedremo, possono iniziare a liberare l'energia congelata
e di conseguenza lo stress relativo diminuisce.
Per semplificare, le faccio mettere un solo segnaposto per i perpetuatori della violenza.
Procedo posizionandola sul segnaposto della madre, rivolta ad ogni altro segnaposto dei
membri della famiglia, le faccio dire le tre frasi, come se fosse sua madre, su “la
rappresentazione della persona connessa a quando è successa la violenza”. Poi da
ogni altra posizione, rivolta verso sua madre, dicendo le frasi per conto del membro della
famiglia in quella posizione, su “connessa a te e al tuo destino quando è successa la
violenza”.
Infine le chiedo se è disponibile a prendere la posizione anche dei perpetuatori della
violenza, acconsente e anche qui dice le frasi.
Poi verifico il livello di stress: si è azzerato!
Da qui procediamo a ritroso sui vari episodi nello stesso modo, verificando prima il livello
di stress, che è già sceso notevolmente.
L'episodio più recente lo rimandiamo a una seduta successiva visto che abbiamo già
oltrepassato abbondantemente il tempo a disposizione. Concludo riposizionandola sul
segnaposto del momento presente e lasciandola lì qualche minuto per assorbire tutto
quello che è accaduto nella sessione.
Osservazioni
Le voci, l'elemento che la cliente chiede di risolvere sono la dissociazione di terzo livello,
la disconnessione dall'Essenza, la solitudine è il buco nero generatosi nell'infanzia con i
genitori troppo presi a litigare e a separarsi, per occuparsi dei suoi bisogni primari
affettivi, dissociazione di primo livello. Le sue relazioni sono una delle strategie per
compensare, dissociazione di secondo livello, però attrae relazioni inadeguate e violente,
dati il modello dei genitori e molta violenza verso le donne presente nel sistema familiare
nel ramo materno, “tutte le donne erano state violentate dai fascisti o dai tedeschi”, la
compensazione successiva sono le voci che le raccontano delle telenovelass amorose,
anche questa compensazione sta diventando un problema perché a volte la tiene sveglia
di notte.
Nella prima seduta cercando di sciogliere direttamente la dissociazione di terzo livello, si
ottiene un risultato parziale e temporaneo.
Nella seconda seduta, con le mappe trovo il modo di iniziare a fare emergere quello che
sta sotto, le credenze, le fantasie e successivamente le memorie, qui si apre un po' ed
entra nella “personalità emozionale” (secondo la definizione di Van der Hart O., Nijenhuis
E.R.S.., Steele K. In Fantasmi nel sé. Trauma e trattamento della dissociazione strutturale)
Interessante il fatto che, dopo il lavoro sulle credenze e fantasie delle due parti dissociate
e sulla memoria emersa, riconosce l'introiezione del padre e della madre in queste due
parti.
Nella terza seduta sempre con l'ausilio delle mappe, si iniziano a sciogliere
principalmente le introiezione della madre e alcune influenze sistemiche nel ramo
materno. Mi descrive con precisione la dissociazione di secondo livello. L'alleanza di
lavoro si sta approfondendo ed entra più facilmente nella personalità emozionale.
Nella quarta seduta si iniziano a sciogliere principalmente le introiezioni del padre.
Si evidenziano le violenze subite da tutte le donne del ramo materno nel periodo della
seconda guerra mondiale.
La tematica con la sorellastra è rimandata ma di estrema importanza per la rilevanza con
le colleghe di lavoro.Anche le memorie dei suoi genitori che litigano sono rimandate per
una risoluzione più profonda.
Nella quinta seduta tramite una Logocostellazione sciogliamo l'energia di violenza
sessuale presente nel sistema familiare e nella sua storia personale e questo si rivela un
punto di svolta nei trattamenti, infatti vedo Sabrina per una seduta dopo 15 giorni e mi
dice che le voci che le raccontavano le telenovelas sono scomparse! Inoltre mi dice che
quando incontra qualcuno che le piace, riconosce il suo desiderio!
Quindi il risultato sul tema portato dalla cliente è stato raggiunto completamente. Ci sono
ovviamente altre aree con energia congelata, come è emerso anche durante queste sedute.
Estratto dalla
Tesina sull'applicazione di Logosintesi da parte di un operatore in formazione
Andrione Angelo
2014