Dall’abbandono all’Essenza.

Sei più del tuo corpo fisico. Sei di più dell’insieme delle funzioni psicologiche chiamate “ mente”: Sei un flusso continuo di Energia Vitale, un Sé Superiore, un’Anima Immortale, un figlio di Dio, un’Essenza al di là dello spazio e del tempo. Questa energia anima il tuo corpo e la tua mente, senza di essa sei morto. Materia morta.
Noi siamo Essenza e la nostra Essenza manifesta un Sé, un essere umano nello spazio e nel tempo. Il Sé che viene concepito e che nasce in un corpo che morirà.
La transizione di un essere al di là dello spazio e del tempo fino ai confini terrestri umani è un atterraggio difficile. E’traumatico perché la coscienza universale di Essenza deve trasferirsi nel veicolo limitato di corpo e spirito. La capacità di elaborare l’informazione è ridotta a 40 bit al secondo, in un mondo che spedisce 40 milioni di bit elaborabili al secondo. Il corpo mano e la mente hanno dei bisogni biologici e psicologici. Abbiamo bisogno di cibo e riparo e necessitiamo di incontrare, condividere, di dare il via. Se questi bisogni sono soddisfatti, la transizione dall’universo illimitato alla vita terrestre è facilitata.
La situazione diventa più difficile quando i nostri genitori non sono disponibili ad aiutarci perché esausti, impegnati, disturbati o semplicemente non adatti. Perciò i nostri bisogni di attaccamento, affetto, appartenenza e comprensione non vengono soddisfatti. Iniziamo a perdere contatto con la nostra Essenza perché veniamo sommersi da stimoli del nostro corpo e dal mondo esterno. Ci confrontiamo col caos e sperimentiamo una terribile, orribile solitudine, un buco nero. Non siamo in grado di capire che cosa stia succedendo. Iniziamo a separare energia dal flusso della vita, che si congela in rappresentazioni limitate di noi stessi e del mondo esteriore. La coscienza della nostra Essenza e del nostro Sé reale o Superiore diminuisce. Questa solitudine si intensifica quando i genitori sono abusanti: quelli che dovrebbero essere là per prendersi cura dei nostri bisogni, sono gli stessi che non si curano di noi, che ci rifiutano o che ci usano violenza. Ciascuno di noi – seppur a livelli differenti – lo ha sperimentato. Che tutti i nostri bisogni non siano stati completamente soddisfatti fa parte della condizione umana.
In quanto Sé Originale, nasciamo con il potenziale di esseri completi, ma sotto la pressione delle circostanze dovremo accontentarci di meno. La nostra vera natura è integra, amorevole e grata – questa è la condizione base. Se il corpo e la mente vengono a confrontarsi con la negligenza, il rifiuto e l’abuso, la nostra energia vitale, l’energia del nostro Sé, si scinde. Il flusso “si congela”- in parti. La consapevolezza del nostro Sé Originale diminuisce, le parti congelate diventano pietre angolari del nostro ego, il centro della nostra identità.
Primo livello di dissociazione
Quando i nostri bisogni fondamentali di attaccamento non vengono accolti, l’esperienza della solitudine, del venire esclusi dal mondo sociale, può risultare terrificante e anche paralizzante. L’esperienza del buco nero ci separa dalla nostra vera natura, E’ quello che vivono i bambini autistici e gi schizofrenici. Sono bloccati in quella che io chiamo dissociazione di primo livello. La persona è presa in una gabbia di solitudine, abbandono e paura: il buco nero
Nel cervello le esperienze fondamentali sono immagazzinate nell’amigdala, un organo del sistema limbico che è concepito per captare il pericolo. L’amigdala si attiva quando aspetti dell’ambiente vengono riconosciuti come pericolosi. Si attivano di conseguenza delle reazioni di stress – flight, fight or freeze (attacco, lotta o paralisi/congelamento). L’amigdala può anche essere sommersa quando le reazioni di stress non portano a far sparire il pericolo percepito dalla persona. Il risultato è la dissociazione: rappresentazioni dell’ambiente stressante e le reazioni ad esso collegate sono immagazzinate insieme. In seguito queste reazioni possono venir riattivate se appaiono nell’ambiente degli stimoli similari. Il primo livello di dissociazione è così doloroso che l’organismo è costretto a trovare dei modi per evitare la sofferenza connesso ad esso. Il buco nero è così nascosto alla consapevolezza.
Il secondo livello di dissociazione
La maggior parte delle persone trova il modo di compensare la dissociazione di primo livello. Esse sviluppano alternative nel pensiero, nei sentimenti e nei comportamenti. Questo permette loro di dominare o mascherare l’esperienza di abbandono, così d non doversi confrontare costantemente con essa: imparano ad evitarla, a trovare una scappatoia riguardo allo stato di abbandono e ad adattarsi al mondo esterno facendo delle concessioni. Rinunciano alla loro autonomia, alla spontaneità e alla loro creatività e si voltano verso modelli rigidi in sentimenti, pensieri e comportamenti, cose che permette loro di sopravvivere. Alcuni di questi modelli permettono alla persona di venir accettata dai genitori o dai propri simili, come indicato nell’Analisi Transazionale:

  •  Sii perfetto
  •  Sii forte
  •  Fai in modo di piacere agli altri
  •  Sbrigati
  •  Sforzati

Questi modelli creano circostanze che permettono al bambino di venir accettato a certe condizioni. Il bisogno di attaccamento è soddisfatto ma, sotto la superficie, il bambino sente una minaccia permanente di rifiuto nel caso in cui le condizioni non vengano soddisfatte.
Altri modi di gestire gli stati interiori e di andare oltre al dolore della dissociazione di primo livello sono i comportamenti di dipendenza. Se la ferita dell’abbandono riappare, la persona si volge verso il cibo, il lavoro o le droghe.
Nel corso di una recente sessione ho avuto un chiaro esempio di come si fosse installata una dipendenza dai dolci: una bambina veniva piazzata su un seggiolone quando la madre stirava guardando la televisione. Quando la bambina iniziava a piangere per attirare l’attenzione della madre, questa non si girava verso di lei per darle attenzione: al contrario metteva un barattolo di biscotti al cioccolato sul piano del seggiolone offrendole una soluzione dalla quale la bambina non sarebbe riuscita a uscirne per il resto della vita.
Un’altra cliente mi ha raccontato di come sia stata chiusa in una cantina quando era piccola. Il suo bisogno di attaccamento è stato così severamente frustrato perché non sapeva se e quando sarebbe stata liberata dalla sua solitudine. Questo è stato sufficiente per sviluppare più tardi nella sua vita una fobia per gli ascensori. Quando sono entrato con lei in un ascensore con le porte aperte, lei è saltata fuori immediatamente quando le porte hanno iniziato a chiudersi, mettendosi in sicurezza da un connettersi con la precedente esperienza di abbandono. Molti comportamenti che sembrano irrilevanti a prima vista servono lo scopo di evitare la presa coscienza del buco nero esistenziale.
Per evitare questo stato noi sviluppiamo dei comportamenti di adattamento, dipendenza e fobie. Possiamo anche crearci o rinforzare dei sintomi fisici. Alcuni genitori tendono a dare più attenzione ai loro figli quando questi sono malati rispetto a quando stanno bene, e questo può significare che il bambino può scoprire e sviluppare sintomi che non sarebbero mai apparsi se la relazione fosse stata sana fin dall’inizio.
I tre ruoli nel triangolo di Steve Karpman – il Persecutore, il Salvatore e la Vittima sono anch’esse delle forme di dissociazione di secondo livello. Tutti impediscono di rendere consapevole il buco nero poiché si rivolgono ad un’altra persona offrendo un modo di strutturare tempi, azioni e relazioni secondo schemi di sfruttamento.
La consapevolezza di questo processo dissociativo risale all’inizio del XX secolo. Charles Samuel Myers descrisse una Personalità Emozionale e una Personalità Apparentemente Normale. La Personalità Emozionale è in contatto con il nodo del trauma e le emozioni possono a malapena essere controllate. La Personalità Apparentemente Normale evita il contatto con l’orrore e il dolore dell’abbandono pagando in spontaneità e creatività; è presa in modelli di attaccamento artificiali attraverso comportamenti adattivi o abitudini distruttrici, per evitare perfino il dolore più grande dell’essere disconnessi dall’Essenza. Gli schemi di evitamento sono quelli che io chiamo “il secondo livello di dissociazione”. Sono soluzioni a problemi enormi: il dolore del bambino quando il bisogno di attaccamento non viene soddisfatto.
Il terzo livello di dissociazione
Ciò nonostante, gli schemi per evitare la consapevolezza del buco nero possono portare a nuovi problemi. Questo è chiaro soprattutto quando le persone si rivolgono a droghe per gestire il loro stato interiore – legali o illegali, le droghe creano dipendenza, che può essere distruttiva per il corpo e per la mente. Lo stesso vale per i comportamenti automatici: se una persona sta sopprimendo il suo bisogno di autonomia da un lungo periodo, i meccanismi mentali per una vita felice e per relazioni appaganti non possono essere imparati. Così la soluzione che permette di evitare l’abbandono può portare a nuovi problemi come droghe più forti, una serie di rotture relazionali, esaurimento o perdita del lavoro.
A prima vista questi problemi non hanno nulla a che vedere con il tema originale dell’abbandono, ma realtà dolorosa è che ricreano delle nuove manifestazioni di abbandono nella vita adulta: la solitudine del venir lasciato, il divorzio, l’esaurimento, oppure un licenziamento. Questo terzo livello di dissociazione è normalmente l’indicatore per chiedere aiuto. Questo è quello che vediamo quando i nostri clienti entrano nel nostro studio: La Vita per loro non funziona più. Sono esclusi, intimiditi, abbandonati e questi sono i colpi di fionda che riattivano il trauma originale.
Nella maggior parte dei casi, le parti che ci vengono presentate durante le sessioni sono le parti completamente dissociate. L’Essenza gestisce ancora una gran parte della nostra vita. Le persone possono funzionare bene in famiglia, con gli amici o sul lavoro, ma la sofferenza è al centro dell’attenzione della persona. Ecco la ragione per la quale vengono da noi. Se i terapeuti o i counsellors cercano di ristabilire il fragile equilibrio del secondo livello di dissociazione, il problema non verrà risolto a lungo termine. Le emozioni, la conoscenza e i comportamenti associati ad esso mancano di un’importante dimensione della vita: l’Essenza, lo Spirito, il vero Sé. Il secondo ordine di dissociazione è un surrogato della vita reale, e spesso il cliente ne è a conoscenza: c’è un vuoto, una mancanza di significato, un passare attraverso la vita, ma non una Vita.
Coprire il buco nero
Il problema della psicologia scientifica è che non vede soluzione a questo dilemma, perché in questo paradigma, l’Essenza non esiste. In questo paradigma, gli esseri umani sono ridotti a sistemi psicologici con un bisogno di attaccamento, nell’involucro di un bio-robot. La consapevolezza di chi è realmente è nascosta in costrutti psicologici come ad esempio la resilienza.
In questo paradigma non c’è il bisogno o la necessità di occuparsi del problema che giace sotto: l’abbandono è il risultato della disconnessione con l’Essenza, e non il risultato di relazioni spezzate a livello psicologico.
Nelle scuole ad indirizzo psicoanalitico, l’abbandono è un argomento. Quelle scuole suppongono che l’abbandono può essere ridotto da un’esperienza emozionale adatta alla correzione all’interno di uno spazio rassicurante di relazione terapeutica. Il terapeuta diventa un sostituto della mancanza di sostegno dei genitori e insegna al cliente in modo delicato che può farne a meno perché nel frattempo è cresciuto.
La maggior parte delle volte, questo non è sufficiente per lasciar andare le esperienze di abbandono e la depressione che ne consegue. La cura prende molto tempo e il costruire un’alleanza terapeutica solida per trattare questi problemi è difficile. La questione del transfer e del contro transfer svuotano d’energia il cliente e il terapeuta, e il fallimento è sempre nascosto dietro l’angolo. Un problema inerente a quest’approccio è che le interpretazioni all’interno dell’ambiente relazionale sono il solo elemento di guarigione. Questo significa che il cliente durante le sessioni è esposto a periodi estremamente lunghi di sofferenza. Ogni elemento del trauma deve essere rivissuto ed esplorato nel contesto sicuro dell’alleanza terapeutica. Questo metodo di lavoro crea un ponte tra amigdala, dove le memorie dolorose sono immagazzinate e congelate e il cervello frontale dove l’esperienza è esplorata e capita, trovando un linguaggio là dove prima non esistevano parole.

Risolvere il buco nero
Secondo la mia esperienza, una psicologia energetica spirituale può offrire una prospettiva migliore riguardo alla soluzione dei problemi di abbandono, non offrendo al cliente la migliore relazione che questi abbia mai sperimentato, ma colmando il buco nero con energia vitale, risolvendo il trauma stesso e aiutano una riconnessione con ciò che veramente siamo: Essenza. Come compiamo questo? Come prima necessitiamo di una solida alleanza terapeutica: il cliente necessita di un posto sicuro per apprendere che qualche cosa di nuovo è possibile. In Logosintesi il nuovo insegnamento è che il/la cliente stesso/a è Essenza, e che la Logosintesi può offrire il modo di vivere partendo da quell’Essenza.
In una recente dimostrazione durante una conferenza ho chiesto alla cliente l’argomento per il quale era venuta e lei disse: sono una mangiatrice compulsiva. Se io avessi accettato questa definizione della sua identità, avrei escluso l’Essenza dalla sua vita: l’Essenza non è compulsiva. Probabilmente la mente della cliente aveva trovato che un comportamento compulsivo poteva evitare l’esperienza dolorosa della solitudine, Ho quindi risposto che non potevo accettare questa definizione del suo Sé perché ritenevo che lei fosse più di un corpo fisico con schemi comportamentali. Le ho anche detto che ero pronto ad accettare che una parte di lei credesse che lei aveva bisogno di mangiare in modo compulsivo. Lei accettò con entusiasmo la mia nuova cornice di riferimento della sua definizione d’identità, cosa che servì come primo passo per uscire dallo schema. In seguito abbiamo lavorato sulla credenza, che lasciò andare. Come conseguenza percepì un sintomo fisico dopo l’altro, e questo sembrava un altro modo per coprire il dolore giaceva al di sotto. In ogni caso modificare la sua credenza era stato sufficiente per modificare le sue abitudini alimentari.
Noi ci distacchiamo dal nostro flusso di energia vitale quando non ci sentiamo sufficientemente sostenuti nel gestire le percezioni che sostengono il nostro corpo e il nostro spirito. Questa energia scissa viene utilizzata per creare delle percezioni congelate nel nostro ambiente – di ciò che vediamo, di ciò che sentiamo, di ciò che ascoltiamo, odoriamo o gustiamo. Ogni percezione congelata è collegata a una reazione congelata del nostro corpo, a nostre emozioni o a pensieri.
Mondi così congelati offrono un orientamento alla vita futura: noi sappiamo come reagire quando qualche cosa di simile succede e ciò permette di creare della stabilità, che in ogni caso è migliore del caos.
Queste percezioni congelate sono strutture energetiche, forme pensiero a tre dimensioni e le reazioni congelate sono strettamente connesse generalmente come schemi di reazione nel corpo.
Con l’aiuto della Logosintesi, noi siamo in grado di risolvere il terrore del buco nero e del suo nodo.
Abbiamo solamente bisogno di contattare i ricordi congelati di una situazione e noi possiamo utilizzare le frasi di Logosintesi. A quel punto il museo degli orrori dell’amigdala è cancellato.
Quando facciamo questo, molti clienti sono in grado di ristabilire la consapevolezza della loro Essenza immediatamente. Poi affermano qualcosa del genere: ”Mamma non aveva molta scelta a quei tempi”, “il mio capo sembra subire una forte pressione” oppure “ non ho veramente bisogno di cioccolato”.
Conclusioni

  • L’abbandono è il cuore di molti problemi psicologici, se non di tutti.
  • L’abbandono è causato dalla perdita di connessione di una persona con l’Essenza.
  • L’esperienza di abbandono si sviluppa quando i bambini sono sommersi da stimoli ambientali, mentre i loro bisogni psicologici e biologici non vengono colmati.
  • Includere l’Essenza in psicoterapia apre un potenziale di cura completamente nuovo.
  • Solo questo inclusione ha il potenziale per risolvere i problemi profondi di abbandono,perché vengono trattati dalla radice della loro esistenza.
  • L’esplorazione dei temi d’abbandono coperti da sintomi fisici e psicologici può creare una soluzione più profonda di questi problemi.

Willem Lammers

Traduzione Fulvia Del Frate