1° Sessione

Argomento : Il “non sapersi imporre”

Giorgia ricorda un episodio della propria infanzia che le è rimasto dentro causandole disagio e sofferenza. Vorrebbe rimuovere l’immagine di quel momento perché l’intuito le suggerisce che rappresenta la causa di molti suoi blocchi emotivi e mentali.

Aveva circa 5 anni e possedeva un borsellino rosa, grande, nel quale riponeva le monete da 500 Lire. in argento che i suoi genitori le regalavano in qualche occasione. A un certo punto, in un particolare momento di bisogno, la sua mamma le ha chiesto tutte le monete assicurandole di restituirgliele, cosa che non è poi mai accaduta. Questo le ha causato un senso di sofferenza che si porta dentro da allora.

Le chiedo come visualizza la sua mamma, pensando a quest’accadimento in cui le viene chiesto di consegnare le sue monete per il fabbisogno familiare. Dove la vede collocata fisicamente nel suo spazio personale di ora? E’ a destra o a sinistra? Quanto è distante? E’ grande o piccola? Com’è vestita? Il viso come si presenta?

Giorgia afferma di vederla come immagine forte, di fronte a sé, come se la bloccasse, a una distanza di circa 60-70 cm, più grande di lei in altezza, vestita con qualcosa di scuro di cui però non percepisce i dettagli, e il viso è “brutto”, nel senso che non è quello di una persona felice.

Procediamo con la frase che formulo in questo modo:

Recupero tutta la mia energia collegata all’immagine di mia madre che è davanti a me, vestita di scuro, con un viso brutto e rimetto la mia energia nel giusto posto dentro me stessa.

Lascio agire la frase. Osservo il viso di Giorgia e quando la vedo e la sento rilassata, le propongo la seconda frase:

Allontano tutta l’energia estranea collegata all’immagine di mia madre che è davanti a me vestita di scuro e con il viso brutto, e la allontano da ogni mia cellula, da ogni mio corpo, dal mio spazio personale e la rimando nel luogo, nel tempo, e ai fatti ai quale realmente appartiene.

Lascio agire la frase. Poi le chiedo come si sente e se ha ricevuto qualche immagine. G. mi dice:

“Mia madre non è più davanti a me. Vedo invece una luce, qualcosa di luminoso. Se la ripenso nel momento in cui mi chiese le monete, la vedo, ma più lontana rispetto a me. Mi sento meglio, e vedo l’immagine della bimba che stringe forte il portafoglio, ma questa volta si sta imponendo. Il borsellino è mio e non si tocca. La reazione degli altri è che non possono avvicinarsi perché io m’impongo. Riesco a vedere il borsellino nel mio spazio personale, posso stringerlo: è pieno di monete, non più vuoto”…

Formulo un’altra frase:

Recupero la mia energia collegata a questo portafoglio rosa pieno di monete, che posso tenere in mano, e rimetto la mia energia nel giusto posto dentro me stessa.

Lascio agire la frase, poi ne formulo un’altra:

Allontano tutta l’energia non mia, collegata a questo portafoglio rosa pieno di monete che tengo in mano e la allontano da ogni mio corpo, da ogni mia cellula, dal mio spazio personale e la rimando nel luogo, nel tempo e ai fatti ai quali realmente appartiene.

Lascio agire la frase.

2° sessione

Dopo la prima sessione, oggi chiedo a Giorgia come si è sentita da allora a oggi e come rivede il suo borsellino rosa: Mi dice che si sente leggera e che il suo borsellino rosa lo vede davanti a lei pieno di monete e lei lo custodisce e sorride .

Argomento:Il non meritare

Giorgia dice che il “non meritare” lo ricollega a una situazione che ha vissuto tempo fa quando aveva una posizione di un certo prestigio che le conferiva anche una discreta prosperità monetaria, ma lei si vergognava a fare sapere ciò alle persone con le quali veniva in contatto.

Ricorda un episodio dove lei era in ufficio e chi le stava davanti la riteneva una semplice impiegata anziché una socia, poiché lei non gli aveva specificato la sua posizione.

Chiedo a Giorgia di visualizzare quella scena.

Giorgia dice” – “Adesso dico a quell’uomo che sono una socia”…. Quell’uomo ha fatto un salto indietro come stupito dall’avere saputo questa cosa.

Procediamo con la frase che le formulo in questo modo:

Recupero tutta la mia energia collegata all’immagine di quest’uomo, davanti a me, che ha fatto un salto all’indietro quando ha saputo che ero una socia della società e rimetto la mia energia nel giusto posto dentro me stessa.

Osservo il viso di Giorgia e quando la vedo e la sento rilassata, le propongo la seconda frase:

Allontano tutta l’energia estranea collegata all’immagine di quest’uomo, davanti a me, che ha fatto un salto all’indietro quando ha saputo che ero una socia della società e la allontano da ogni mia cellula, da ogni mio corpo e dal mio spazio personale e la rimando nel luogo, nel tempo, nello spazio al quale realmente appartiene.

Lascio che la frase agisca e chiedo a Giorgia se ha avuto delle reazioni e se ha visto delle immagini, lei mi dice: -“L’uomo si è voltato, si è ingobbito, ed appoggiandosi ad un bastone se n’è andato ed ora lo vedo lontano, ed io sono nell’ufficio e sono molto alta, sono due metri e mezzo …”

Facciamo anche la terza frase:

Recupero tutta la mia energia collegata a tutte le mie reazioni, all’immagine di quest’uomo, davanti a me, che ha fatto un salto all’indietro quando ha saputo che ero una socia della società e rimetto la mia energia nel giusto posto dentro me stessa.

Giorgia dice che continua a vedersi dentro l’ufficio sempre con quest’altezza di due metri e mezzo e le persone che sono presenti la guardano dal basso verso l’alto.

Le chiedo che sensazione le dà tutto questo e lei mi risponde che si sente bene e non è per niente a disagio .

3° sessione

Argomento: – La non-fiducia in sé stessi

Giorgia rammenta un comportamento di suo padre, il quale, fin da quando lei era bambina, ripeteva una frase, che la metteva “a terra”. La frase era: “Non riesci a levare un ragno dal buco”. Questa frase le è venuta in mente dopo la nostra ultima sessione insieme, come se si stesse facendo un lavoro di scrematura, portando a galla le cose rimaste in profondità per tanto tempo.

Queste parole del padre avevano il potere di schiacciarla, annullarla, umiliarla, poiché lei le interpretava come un segno di disprezzo nei suoi confronti.

Le chiedo, dove può vedere ora, fisicamente, nella  stanza  e  nello spazio attorno a lei  il padre che  le  ripete :”non riesci a cavare  un ragno da  un  buco”

G.: – Vedo  nella zona dalla gola alla pancia, in profondità, una  cosa che si gira e si muove. La sua forma è quella di un ammasso di bisce scure che si arrotolano e si attorcigliano dentro il mio corpo

Le formulo la prima frase:

Recupero tutta la mia energia collegata a quest’ammasso di bisce scure che si arrotolano e si attorcigliano nella zona dalla mia gola alla mia pancia, e rimetto questa energia nel giusto posto dentro me stessa.

Lascio che la frase agisca. Osservo il viso di Giorgia e quando la vedo e la sento rilassata, le propongo la seconda frase:

Allontano tutta l’energia estranea collegata a quest’ammasso di bisce scure che si arrotolano e si attorcigliano nella zona dalla mia gola alla mia pancia, e allontano questa energia estranea da ogni mio corpo, da ogni mia cellula, da tutto il mio spazio personale e la rimando nel luogo, nel tempo e agli eventi ai quali realmente appartiene.

Lascio agire la frase, poi le chiedo se ha ricevuto delle immagini.

Mi risponde che ora è rimasta una sola biscia, è intorno alla gola ed è la più grossa di tutte, è infuriata e non se ne vuole andare.

Formulo la terza frase:

Recupero tutta la mia energia collegata a tutte le mie reazioni verso quest’ammasso di bisce scure che si arrotolano e si attorcigliano nella zona dalla mia gola alla mia pancia, e rimetto questa energia nel giusto posto dentro me stessa.

Quando le chiedo se ha ricevuto altre immagini, Giorgia risponde: – “La gola pare libera in alcuni momenti, in altri no. Il corpo è dilaniato, sventrato davanti. Qui non ci sono più le bisce ma c’è un buco, la pancia è aperta. Ora devo richiudere questo buco”.

Le chiedo se prova sensazione di fastidio. Giorgia risponde: – “Non lo so, ma capisco di essere ferita perché il mio corpo non è chiuso”.

Offro un’altra frase:

Recupero tutta la mia energia collegata a questo buco che ho nella pancia e rimetto la mia energia nel giusto posto dentro me stessa.

L’immagine che riceve Giorgia dopo questa frase è la seguente:

“Adesso ho come l’immagine di un raggio laser, una luce gialla molto forte che mi sta nutrendo partendo dalla fronte, per poi propagarsi intorno alla gola, creando una specie di salvagente dorato, finché non forma come una cerniera lampo che  dall’inguine risale e chiude tutto il corpo. Avverto anche qui questa luce dorata che sta lavorando, riesco a sentirla anche a occhi aperti. Raggiunge la fronte. Ripara la ferita”

Formulo un’altra frase:

Adatto tutto il mio sistema all’intervento di questo raggio dorato che sta riparando tutto il mio corpo.

Ora Giorgia dice di vedere ancora la sua luce. Vede però anche tutto l’interno del suo corpo che prima era vuoto, aperto, mentre ora può vedere tutti gli organi interni. Dichiara di non avere mai provato una tale sensazione e che neppure lei si rendeva conto di quanto questa frase più volte ripetuta da suo padre l’avesse massacrata.

Le chiedo come si sente a ripensare ora a questa frase.

G: – La sento lontana, non è più una cosa che appartiene a me, è lontana, lontana. Cerco di trattenere questa luce più che posso, perché me lo merito, alla grande.”

La invito a chiudere gli occhi e a godersi questa luce, questo sole.

4° sessione

Quando richiedo a Giorgia com’è andata nella settimana trascorsa, rispetto   a quanto era emerso nella sessione mi dice che la sensazione che ha avuto è quella della luce che l’ha accompagnata e la frase “non riesci a cavare un ragno dal buco “ (la frase che l’ha ”martoriata” per tutta la vita), la sente molto lontana, come se fosse qualcosa che le ha raccontato qualcun altro.

L’argomento affrontato oggi con Giorgia è collegato al rapporto con suo padre, che ora è ricoverato in una struttura  ospedaliera e lo individua in:

“La rabbia per com’è trattato mio padre poiché quando lo lasciamo la notte resta in balia  del personale della clinica dove è ricoverato, e gli vengono somministrati dei sedativi forti e viene legato al letto.”

Chiedo a Giorgia quale è il disagio che lei sente per la situazione di suo padre in questo momento. Lei mi risponde: – Tantissima rabbia…

Le chiedo: a che cosa sta reagendo questa rabbia e lei mi dice: a qualcosa  che  ringhia  dentro la  mia  faccia , le mie braccia  ed  il mio torace.

Offro la prima frase :

Recupero tutta la mia energia collegata a questa cosa che ringhia dentro la mia faccia, le mie braccia e il mio torace e rimetto la mia energia nel posto giusto dentro me stessa.

Giorgia mi dice che qualcosa che ringhia c’è ancora e che all’altezza della bocca c’è una luce bluette. (comincia sbadigliare)

Offro la seconda frase:

Allontano tutta l’energia estranea collegata a questa cosa che ringhia dentro la mia faccia, le mie braccia e il mio torace e la allontano da ogni mio corpo , da ogni mia cellula e dal mio spazio personale e la rimando nel luogo e nel tempo al quale realmente appartiene.

Giorgia rimane pochi secondi ferma poi comincia a sbadigliare moltissimo e lei stessa dice che si ritrova ad aprire  la  bocca , per lo sbadiglio, in un modo come se la bocca dovesse rimanere spalancata .

Offro a Giorgia anche la terza frase:

Recupero tutta la mia energia collegata a tutte le mie reazioni a questa cosa che ringhia dentro la mia faccia, le mie braccia e il mio torace e rimetto la mia energia nel posto giusto dentro me stessa.

Giorgia dopo poco ricomincia a sbadigliare in modo sempre molto intenso; poi mi dice che vede tante lucine che la raggiungono in vari punti, come se le atterrassero dentro il corpo. Continua lo sbadiglio e afferma che le sembra che questo sbadiglio le tolga quasi le forze .

Chiedo a Giorgia come e si sente ancora la rabbia che provava all’inizio …

E lei afferma che è come qualcosa che c’era, ma che ora è passato.  Lei sente che tutto va bene così com’è ora, perché sta facendo tutto quello che deve fare per suo padre .  E’ come se qualcuno le dicesse : – “Stai tranquilla, più di così non potresti fare”.

5° sessione

Chiedo a Giorgia come ha passato la settimana e se la rabbia che è stata l’argomento della sessione scorsa , si è manifestata o no durante questa settimana .

Giorgia mi dice che si è sentita più reattiva nella sua vita normale quotidiana e più pronta a prendere le sue decisioni

La problematica è ancora quella concernente suo padre: che ora dovrà essere dimesso dall’ospedale ma che non si regge  in piedi .

Le propongo di fare la sessione diventando suo padre che si chiama Giulio .

Giorgia accetta con entusiasmo .

Le chiedo di diventare Giulio (il nome di suo padre)

Chiedo a “ Giulio ” come soffre .

“ Giulio ” dice che la sofferenza che prova riguarda la non possibilità di comandare bene il suo corpo e al sentirsi abbandonato dalla famiglia. Sente inoltre una pressione che lo comprime .e che gli fa mancare il fiato.

Chiedo a “ Giulio” a chi o a che cosa sta reagendo questa pressione.

“Giulio” mi dice che vede un’acqua verde pulsante e puzzolente che spinge all’altezza  del torace.

Offro la prima frase :

Recupero tutta la mia energia collegata a questa acqua verde pulsante e puzzolente che spinge contro il mio torace e rimetto la mia energia nel posto giusto dentro me stessa .

Offro la seconda frase

Allontano tutta l’energia estranea collegata a questa acqua verde e gelatinosa e puzzolente che spinge il mio torace e lo allontano da ogni mia cellula, da ogni mio corpo , dal mio spazio personale e la rimando nel luogo , nel tempo, e ai fatti, ai quali realmente appartiene .

“Giulio” mi dice che c’è una palla di luce lontana che sta succhiando tutta questa roba verde , che fatica, però e sbadiglia ripetutamente ……a lungo ….

Gli offro la terza frase :

Recupero tutta la mia energia , collegata a tutte le mie reazioni a quest’acqua verde e gelatinosa e pure puzzolente che spinge il mio torace e rimetto la mia energia nel posto giusto , dentro me stesso.

“Giulio” dice che gli è arrivata una bella lucina ma dentro la gola ha un tappo tondo di colore blu/nero, più nero che blu che gli dà fastidio :è una brutta cosa .

Offro la prima frase :

Recupero tutta la mia energia collegata a questo tappo tondo nero/blu che è dentro la pelle della mia gola e rimetto la mia energia nel posto giusto dentro me stesso .

“Giulio”, sbadigliando dice che il tappo è diventato più grande , che prende tutto il collo ed è nero e orribile e frulla

Offro la seconda frase

Allontano tutta l’energia estranea collegata a questo tappo rotondo e grandissimo e nero e che frulla dentro il mio collo e lo allontano da ogni mia cellula, da ogni mio corpo , dal mio spazio personale e la rimando nel luogo , nel tempo,e agli eventi che l’hanno prodotta e ai quali realmente appartiene .

“Giulio” dice che lo avverte ancora un po’, ma che il tappo è più piccolo ed ha perso potenza e ora è simile  a fumo grigio .

Offro la terza frase .

Recupero tutta la mia energia collegata a tutte le mie reazioni a questo tappo fumoso che si muove dentro il mio collo e rimetto la mia energia nel posto giusto dentro me stesso …

“Giulio” dice che ora la gola se la sente meglio ma che deve fare uno sbadiglio tale da tenere la bocca “bloccata” aperta .

Ora chiedo a “Giulio” di ritornare Giorgia.

CONSIDERAZIONI SULLE SESSIONI

Rivedo Giorgia una decina di giorni dopo l’ultima sessione e le chiedo di raccontarmi le sue considerazioni/sensazioni dopo il ciclo di sessioni fatte insieme.

Giorgia mi dice che si trova in un periodo della sua vita pieno e complicato dovendo gestire , oltre  alla sua normale vita lavorativa , domestica e personale , anche la situazione di suo padre con il suo ricovero e il suo ritorno a casa , con una gestione di supporto all’accudimento. Asserisce quindi che, non avendo la possibilità di ritagliarsi un suo spazio temporale dove potersi “sentire”, non ha avuto la possibilità di considerare le sue nuove sensazioni.Comunque afferma che, di là da non avere avuto il tempo di considerazioni diverse, la sensazione forte che sente è quella di “leggerezza”, di sentirsi più leggera nella sua vita giornaliera e di sentirsi molto più presente e reattiva e di avere più chiare le scelte del suo comportamento, senza avere dei tentennamenti.

Personalmente, attraverso il percorso fatto con Giorgia, ho potuto costatare, una volta in più, la delicatezza e la gentilezza del metodo che viene mostrato con Logosintesi. La “evaporazione” dei disagi, dei problemi e dei traumi avviene con una modalità non invasiva che alleggerisce  la persona  senza che la stessa  debba  rivivere i traumi con il carico  di dolore che  si portano appresso , ma raggiungendo il loro dissolvimento  attraverso  il potere  delle parole  di Logosintesi .

Estratto dalla Tesi di Virginia Placci