Carla è una ragazza di diciassette anni. Frequenta il secondo anno di Liceo classico. Chiede di venire nel mio studio e dice di avere voluto una “donna” per farsi aiutare.

E’ minuta, diafana, quasi trasparente e ha una certa rigidità nel corpo. Il suo sguardo è dritto e penetrante e anche le sue spalle, piccole, sono diritte.

Si presenta seria, impegnata e rigorosa.

La sua famiglia è così costituita: la mamma, una ragazza madre, è stata lasciata dal papà di Carla appena ha saputo che lei era incinta; la nonna materna, vedova da alcuni anni; lo zio, fratello minore della mamma.

Abita in una casa in campagna, fuori del paese e vive spesso isolata nei pomeriggi dopo il rientro dalla scuola. Quando Carla parla del suo “star male”, dice del “bisogno di piangere e insieme del non volere piangere vissuto come debolezza, di questo ‘magone’ che ha dentro”. Parla della mamma, del papà assente, dell’abbandono, del nonno morto quando lei era in terza media e di quel ricordo all’ospedale. Parla di quella bambina che ha tanto pianto (dai tre anni alle medie).

Parla di pianto negato e di pensieri brutti: “Ha fatto bene tuo papà a mollarti”, “Tu sbagli sempre”, “Pensiero fisso: tagliarmi le vene”, “Pensieri di morte”, “paura folle”, “Insicurezza”, “Non riesco a rapportarmi con le persone”, “Sono isolata da tutti, a scuola, con gli amici, con i professori, con la famiglia”.

Riguardo al caso di Carla trascrivo due sedute di Logosintesi, riguardanti:

– “La paura”

– “Dalla rabbia al perdono”.

1° sessione

L’applicazione è avvenuta quando Carla è stata in grado di fidarsi, attraverso la mia guida, della sua Luce interiore, della sua Essenza e ha accettato che “si meritava” di cambiare e “stare bene” e ha accettato il processo terapeutico di Logosintesi.

Abbiamo visto come la “paura folle” che lei riconosceva, poteva essere una forma di pensiero intrappolata nel suo Spazio personale e abbiamo cercato di identificare e focalizzare l’argomento.

L’occasione è avvenuta da un lavoro su un sogno che Carla ha portato:

“Tornavo a casa con la mia bicicletta e dovevo girare a destra sulla strada in riva al fiume dove c’erano due gruppi di persone che pescavano felici; io ho provato gioia a vederli e la giornata era chiara e piena di luce. Entrata a casa ho visto una sanguisuga sul braccio destro; cercavo di mandarla via ma lei non si staccava. Anche il braccio sinistro era pieno di sanguisughe, anche le spalle e i miei capelli. La luce in casa era grigia. Le sanguisughe facevano dei tagli sulla pelle e poi scomparivano sotto la pelle. Avevo paura di morire perché le sanguisughe potevano fermare la circolazione del sangue. Avevo una paura folle e mi agitavo sempre di più.”.

D: Come soffri?

Carla: “Il corpo è disteso, immobile, come morto. Forte pressione che toglie la vita. Penso un pensiero nero, senza speranza.

Lo stress è alto 9!”.

D.: Cosa attiva la sofferenza?

Carla: “Percepisco un cielo nero, senza stelle, sopra di me. Totale silenzio. C’è freddo, un gelo avvolgente che m’immobilizza”.

Applichiamo le frasi – “Ho una frase per te”:

1 – Recupero tutta la mia energia legata a questo cielo nero sopra di me che m’immobilizza e la riporto nel posto giusto dentro di me.

Carla: “Il cielo mi cade addosso e mi spinge sotto terra e la terra mi risucchia. Sotto la terra mi avvolge ma vedo che c’è la luna che splende in cielo”.

“Ho una frase per te”:

2 – Allontano tutta l’energia che non mi appartiene legata al cielo nero sopra di me che m’immobilizza, la allontano da ogni mia cellula, dal mio corpo e dal mio spazio personale e la rimando là dove essa appartiene”.

Carla: -”Sono risuscitata, vengo su dalla terra che si è aperta ed io vengo fuori. Sono come uno zombi, ma vengo fuori e cammino; c’era qualcuno che mi aiutava”.

Domando: “Cosa accade? Come è la reazione di stress?

Carla: “Lo stress è 5. Vedo lo zombi che è come un involucro attorno a me e m’imprigiona. Sento malinconia e dispiacere”.

D: “Cosa percepisci? Cosa vedi? Se qualcuno provocasse questa reazione chi o che cosa sarebbe? Dove si troverebbe nello spazio? Qual è l’esperienza peggiore che riconosci?”.

Carla: “L’atmosfera è grigia, triste. E’ un luogo deserto, di morte. Penso a mio padre che non mi ha riconosciuto. Perché mi ha lasciato così? Perché non mi ha amato? Vedo un corvo nero morto impallinato, abbandonato alla mia sinistra”.

Applichiamo le frasi – “Ho una frase per te”:

1 – Recupero tutta la mia energia legata al corvo nero morto, abbandonato e riporto la mia energia nel posto giusto in me stessa.

2 – Allontano tutta l’energia che non mi appartiene legata al corvo nero morto abbandonato, da ogni mia cellula, dal mio corpo e dal mio spazio personale e la rimando dove essa appartiene.

3 – Recupero tutta la mia energia legata a tutte le mie reazioni al corvo nero abbandonato e le riporto nel posto giusto in me stessa.

D: “Cosa è successo?”

Carla: “Ho associato il corvo a mio padre. Ho visto seppellire il corvo. Seppellivo il corvo nella terra morbida che veniva via subito.

Ho visto la terra buona, come la madre terra.

Io prendevo la terra a piene mani.

A sinistra ho visto un posto nuovo. A sinistra tutto il paesaggio era bello incontaminato e mi sono vista che mi allontanavo pedalando sulla mia bicicletta. Poi ho visto un tramonto rosso e tutto il mio spazio personale era pieno del tramonto rosso. E’ un rosso eccitante, mi viene quasi voglia di spaccare qualcosa”.

D: “Quanto è grande la paura legata alla tua esperienza?”.

Carla: “Il livello di stress è 2”.

Frase: Recupero tutta la mia energia legata a questo 2 … e la riporto nel luogo giusto dentro me stessa.

D: “Cosa accade?”

Carla: “La mia reazione di paura si è come disciolta. E’ come se avessi visto che i morti seppelliscono i loro morti. Percepisco la bellezza incontaminata di un paesaggio nuovo. Sento un’energia nuova. Mi incuriosisce questa voglia rossa di spaccare qualcosa. Che sia forse rabbia?”.

La sessione termina qui.

2° sessione: “Dalla rabbia al perdono”.

Durante il percorso di Logosintesi si evidenzia come sia difficile per Carla riconoscere la rabbia come vissuto che le appartiene.

Lei è una perfezionista che vuole l’eccellenza di tutte le cose ed è un’idealista impegnata a fare sempre la cosa migliore. Evita la rabbia come reazione inappropriata, così impulsiva o esplosiva, per timore di suscitare disapprovazione ed essere giudicata. Di conseguenza, la tensione inespressa viene introiettata e diretta contro se stessa, provocando depressione e malesseri psicosomatici. Diventa come una pentola a pressione in cui, la rabbia, contenuta e controllata, diventa svalutazione, colpa, sensazione di essere sbagliata, rigidità.

Un altro tema trattato nel lavoro di analisi è stato il percorso terapeutico del Perdono.

Il quadro di riferimento è stato quello della Psicosintesi seguendo la sollecitazione di “Trasformare le ferite in sentiero”.

Il perdono è un percorso di trasformazione .

“Conosco – Accetto – Trasformo”.

E’ un percorso fatto di tappe:

1 – Riconosco la ferita e l’offesa;

2 – Accetto la rabbia, il risentimento, la voglia di vendicarmi;

3 – Identifico bene la mia perdita per rinunciarvi;

4 – Perdono me stesso;

5 – Capisco chi mi ha offeso;

6 – Trovo un senso all’offesa;

7 – Mi apro alla grazia del perdono.

All’interno di questo contesto terapeutico è stato molto interessante e liberante l’applicazione della Logosintesi: “Dalla rabbia al perdono”.

Applicazione della Logosintesi:

Carla: “Io non credo di valere. Non so accettare il mio valore”.

 D: “Come soffri?”

Carla: – “Ho lo stomaco contratto, la gola chiusa, la pancia rigida, le gambe si irrigidiscono ed è come se volessi ritirarmi e fuggire.

Mi sento sbagliata, in colpa: Mi sento piccola, in balia di quelli grandi che mi prendono in giro. Penso che sono proprio una bambina, non sono alla loro altezza. Parlano alle mie spalle e ridono di me. Non è giusto. Provo una grande rabbia”.

 D: “Cosa attiva la sofferenza?”.

Carla: “Vedo un gigante arrogante, più grande di me. Mi prende in giro. E’ davanti e mi sbaraglia completamente la vista e il movimento..  Sento caldo e una vibrazione contrazione nello spazio dentro di me”.

Applichiamo le tre frasi – “Ho una frase per te”:

1 – Recupero tutta la mia energia legata al gigante arrogante, più grande di me che mi prende in giro e …

2 – Allontano tutta l’energia che non mi appartiene legata al gigante arrogante, più grande di me che mi prende in giro, la allontano da ogni mia cellula, dal mio corpo, dal mio spazio personale e la rimando là dove essa appartiene.

D.: “Dimmi, cosa accade?”.

Carla: “Ho visto una persona, alta come me, davanti, sprezzante, che mi ignorava. Sento i muscoli contratti nelle gambe, penso che sia fatto così “lo scatto dell’atleta prima di correre”.

Applichiamo le frasi – “Ho una frase per te”:

1 – Recupero tutta la mia energia legata alla persona davanti a me, sprezzante, che mi ignora, la allontano da ogni mia cellula, dal mio corpo, dal mio spazio personale e la rimando là dove essa appartiene.

D: “Cosa succede? Soffermati su tutte le fantasie”.

Carla: “Ho spinto questa persona, L’ho buttata per terra. Avevo paura che si rialzasse. Vedo il suo corpo come se lo avessi ucciso io. Mi fa star male, mi sento in colpa. Tutto è deserto intorno. Alzo gli occhi e vedo il cielo tutto rosso attorno a me. Sento una voce:’Devi distruggere tutto quello che è intorno’ ”.

Applichiamo le frasi della Logosintesi -“Ho una frase per te”:

1 – Recupero tutta la mia energia legata al cielo tutto rosso attorno a me e alla voce che dice:’Devi distruggere tutto quello che è intorno’ e riporto la mia energia nel posto giusto in me stessa.

Carla: (Respira a fondo e si rilassa).

“E’ andata via tutta la colpa. E’ redenzione. Il cielo si è squarciato sopra di me. La luce mi ha colpito come un fulmine sulla testa; sono caduta per terra. E’ una redenzione violenta. L’erba ha cominciato a crescere, gli alberi a spuntare e dal corpo della persona è uscito un albero altissimo. Mi sono come svegliata e ho guardato la natura attorno e ho detto: “L’ho fatto io questo”. Il cielo era di un azzurro intensissimo e la luce bellissima.”.

Continuiamo con l’applicazione della seconda frase:

2 – Allontano l’energia che non mi appartiene legata al cielo rosso, al deserto attorno a me e alla voce che dice:’Devi distruggere tutto quello che è attorno a te, la allontano da ogni mia cellula, dal mio corpo e dal mio spazio personale e la rimando là dove essa appartiene.

Carla: (E’ distesa, sorride).

“Io ero sotto l’albero più grande. C’era un pugno di sabbia del deserto ed io, con la mano, tiravo su questa sabbia come ricordo di quello che era successo. Mi sono poi arrampicata sull’albero e vedevo tutto come da ‘un tetto sul mondo ’ “.

Continuiamo con l’applicazione della terza frase -“Ho ancora una frase per te”:

3 – Recupero tutta la mia energia legata a tutte le mie reazioni al cielo rosso, al deserto intorno a me e alla voce che dice:’Devi distruggere tutto quello che è attorno a te e la riporto nel posto dove deve stare.

Carla: “Ho visto che ero sull’albero che era cresciuto al posto di quella persona; la terra si apriva sotto l’albero; l’albero sprofondava e sprofondavo anch’io; la natura veniva risucchiata in questo buco; io aprivo gli occhi. Questo buco era dentro il mio cuore, tutto il paesaggio nel mio cuore. E’ rimasto il ricordo”.

D: “Quanto è ora il livello di stress? C’è ancora sofferenza legata a questo “buco” nel tuo cuore? La sofferenza che puoi sentire a chi credi sia una reazione? Di quale persona ti rimane il ricordo? Soffermati su tutte le fantasie legate a questa persona che ti ignora. Chi era quella persona che ti ha fatto arrabbiare proprio quando non potevi difenderti?”.

Carla: “Il livello dello stress ora è 3”.

Aggiunge che la persona è il padre assente, ne è rimasto un ricordo nel buco del cuore, ma insieme ai colori di un paesaggio nuovo. Ora riconosce il modello ispiratore della sua rabbia, ma anche la forza del suo cuore.

Applichiamo le frasi di Logosintesi:

1 – Recupero tutta la mia energia legata all’immagine del padre assente nel buco del mio cuore e la riporto al posto giusto in me stessa.

2 – Allontano tutta l’energia estranea legata all’immagine del padre assente nel buco del mio cuore, da ogni mia cellula, dal mio corpo, dal mio spazio personale e la rimando là dove realmente appartiene.

3 – Recupero tutta l’energia legata a tutte le mie reazioni all’ … e la riporto al posto giusto in me stessa.

D: “Cosa è successo?”

Carla: “Mi sento distesa, potrei dire libera. Lo stress è quasi 0. Mi sono rivista su “tetto del mondo” a contemplare un paesaggio nuovo e poi è stato vedere come uno specchio, lo stesso paesaggio dentro al mio cuore”.

Ho un’ultima frase per te: – “Adatto tutti i miei sistemi al mio stato attuale, a questo nuovo stato di coscienza”.

Carla si riprende, sorride.

“E’ stato bello; proprio come un film. Ho sentito una grande forza nel cuore. Dentro c’è passione: un rosso di fuoco.

Questo esercizio mi ha aiutato a valutare in modo diverso la mia rabbia e a liberare la mia energia.

Mi sento più libera della stretta morsa del passato e mi sento capace di perdonare.

Mi sento capace di restituire a questo padre assente la sua responsabilità ed io ho un’energia nuova per una vita nuova”.

Effetti dell’intervento a breve e lungo termine.

Il lavoro terapeutico con Carla sta ancora procedendo.

Il modello di relazione di aiuto che stiamo seguendo si sviluppa attraverso le fasi di coinvolgimento, esplorazione, comprensione, azione.

Con Carla il percorso è partito dall’esplorazione di dove si trova e, attraverso la comprensione di dove desidera o dovrebbe essere, vuole giungere all’azione per agire il cambiamento.

L’obiettivo finale dell’aiuto è di impegnare la cliente in processi che portano alla crescita e allo sviluppo della sua dimensione umana dal punto in cui si trova verso dove vuole essere.

L’applicazione della Logosintesi si inserisce molto bene in questo percorso di cambiamento guidato e può essere applicata a tutti i problemi che affiorano nel corso delle sedute di consulenza.

Inoltre, ho presentato a Carla le possibilità del self – coaching e lei ha compreso, accettato e utilizza la Logosintesi anche da sola per affrontare le sue difficoltà quotidiane personali e relazionali.

Estratto dalla Tesi di Maria Rita Ughetto