Associazione Professionale Logosintesi Italia
IL CASO RISOLTO DI RITA: la sessione di lavoro
In questo capitolo è mia intenzione esporre un caso pratico, risolto mediante l’utilizzo di Logosintesi. Tra i tanti che ho avuto occasione di trattare in questi anni di pratica con Logosintesi, ho scelto il caso di Rita perché spiega e sintetizza facilmente il concetto di trasformazione delle strutture solidificate (introiezioni e parti dissociate) già presenti nello spazio personale della stessa, emerse ed accesesi a seguito dell'infortunio occorso alla figlia Gaia, ragazzina (oggi quindicenne) che si è trovata a fare i conti con un infortunio parecchio fastidioso circa 2 anni prima del mio intervento di aiuto sulla madre. Verrà dunque presentato il percorso di trasformazione relativo alle innumerevoli reazioni vissute ed esperite da Rita a seguito di sessioni individuali in cui è stata praticata Logosintesi. I protagonisti di questo racconto sono stati informati ed hanno espresso e manifestato il loro pieno consenso alla divulgazione a terzi di quanto narrato. I nomi citati non corrispondono ai nomi reali dei protagonisti. Preciso che Rita è una persona con una spiccata tendenza ad utilizzare il registro percettivo visivo per spiegare e raccontare i fatti e le sensazioni collegate.
Descrivo, di seguito, la simbologia che utilizzerò per esporre in maniera abbreviata le sessioni di lavoro svolte utilizzando Logosintesi:
F1: Recupero tutta la mia energia legata a “X” (attivatore o fantasia) e la riporto al posto giusto in me stessa
F2: Allontano tutta l’energia non mia da ogni mia cellula, dal mio corpo e dal mio spazio personale, legata a “X” (attivatore o fantasia) e la rimando al luogo al quale realmente appartiene
F3: Recupero tutta la mia energia legata a tutte le mie reazioni connesse a “X” (attivatore o fantasia) e la riporto al posto giusto in me stessa
[……..….]: il testo tra parentesi quadre rappresenta i commenti della cliente dopo aver pronunciato le frasi offerte e/o dopo la mia domanda “cosa accade ora?”
D: è la domanda che ho posto di volta in volta durante il lavoro
R: è la risposta ottenuta dalla cliente
SUDS (Subjective Units of Disturbance Scale): Scala delle unità soggettive di disturbo, con intervallo di misurazione da 0 a 10
1° incontro
Rita, una volta seduta comodamente, inizia con il raccontarmi il motivo per cui è qui. Mi parla di un episodio accaduto alla figlia, poco meno di due anni prima, e delle conseguenze che tale episodio ha avuto su di lei, in quanto madre e moglie.
D: perché è qui e come posso aiutarla?
R: sono triste, depressa e sconsolata a causa di un evento che è successo a mia figlia, ho saputo che lei utilizza tecniche particolari per il superamento di traumi e io vorrei essere aiutata.
Inizia il racconto di Rita, che riassumo di seguito.
Siamo alla fine del mese di agosto 2009, Gaia viene accompagnata dai genitori ad una festa in abiti medievali in un piccolo paese di provincia in cui si festeggia il Santo Patrono. I genitori, sarebbero tornati a riprenderla alla fine della festa per fare ritorno a casa. Sul far della sera, durante il rituale della processione nelle strade del paese, con tanto di sfilata in costumi medievali, accade che la ragazza (facente parte dello staff parrocchiale) si ferma nel luogo a lei assegnato per i riti del caso. E’ facile immaginare lo scenario all’interno di questo paese: ci sono ceri e candele su ogni davanzale, torce accese - infilate negli appositi bracci reggi torcia attaccati ai muri delle antiche abitazioni - drappi, tendaggi e stendardi vari. La sventurata ragazza non si rende subito conto che a circa 1 metro sopra la sua testa, nel punto in cui si era fermata, una torcia difettosa ha iniziato velocemente a lasciar cadere cera bollente, mista a resina (sostanza che si sarebbe poi rivelata molto aggressiva a contatto con la pelle), sul suo vestito e, successivamente, sul collo, su una gamba scoperta e sulla testa coperta soltanto da fluenti capelli, provocando ustioni di II e III grado. Per brevità tralascio gli interventi di pronto soccorso e mi limito a riportare che la ragazza è stata sottoposta, nel tempo, a due interventi. Il primo intervento è stato effettuato per risolvere i danni da ustione su gamba e collo ma senza intervenire direttamente sul cuoio capelluto; il secondo è stato effettuato poco tempo prima che Rita decidesse di venire da me ed ha interessato il cuoio capelluto, con l’unico scopo di evitare una calvizie forzata e inevitabile a seguito di quello spiacevole incidente. Relativamente alle altre parti del corpo coinvolte dalle ustioni, la madre non ha evidenziato preoccupazioni particolari sottolineando che la situazione era sotto controllo e che i postumi non sarebbero stati forieri di particolari preoccupazioni. Purtroppo però, gli interventi clinici (soprattutto il secondo) hanno avuto esiti parzialmente positivi e infatti la ragazza, come conseguenza, ha riportato dei veri e propri “buchi” sulla cute, con relative ferite da medicare quotidianamente. Preso atto di questa situazione reale e presente, delle possibili conseguenze immaginabili a lungo termine e degli esiti non propriamente positivi degli interventi, Rita ha deciso di farsi aiutare da me per superare il disagio derivante da queste evidenze.
D: come si sente Gaia in questa situazione?
R: è forte, reagisce e spesso è lei che fa coraggio a me
D: e lei, Rita, come si sente?
Nel fornirmi la risposta, Rita era visibilmente scossa e parecchio rassegnata, come se niente e nessuno potesse ridonarle un sorriso, un afflato di gioia che le permettesse di rivedere sua figlia con gli occhi che aveva prima dell’infortunio. Rita mi ha anche riferito di essersi fatta prescrivere dal proprio medico curante, nell'ultimo mese, un ansiolitico per dormire la notte (momento in cui si verificavano sovente degli episodi di forte ansia) e per poter affrontare la situazione a tutto tondo durante il giorno. In tutto questo racconto, a notevole generare disagio, c’è una chiara evidenza di sensi di colpa in Rita nei confronti di Gaia. Altrettanto evidente è la sensazione di inadeguatezza in cui si trova nelle insolite vesti di infermiera della figlia: ogni giorno Gaia ha bisogno di medicazioni e tali operazioni alimentano continuamente una dimensione di sofferenza che tende a sovrastare e ad imbrigliare le risorse necessarie per affrontare il resto delle attività quotidiane.
Fin da subito, rispettando con naturalezza il metodo acquisito dagli insegnamenti del Dr. Lammers relativamente a “I 7 passi del cambiamento guidato”, durante il racconto dell’evento occorso alla figlia, mi sono premurato di stabilire con Rita un positivo rapporto di ascolto, al fine di creare empatia e dirigersi verso una produttiva e naturale alleanza di lavoro, prestando attenzione alle sue parole, ai suoi stati d’animo e ad ogni altro rivelatore emozionale, con naturale compassione. Al termine del racconto, durato circa 10/15 minuti, ho iniziato a porre alcune domande sulla natura della sua sofferenza e le sue risposte sono state immediate e chiare (nel frattempo, di comune accordo, abbiamo deciso di darci del “Tu”):
D: cos’è che ti fa soffrire di tutta questa vicenda?
R: non è giusto che una ragazzina si comprometta esteticamente per una cosa del genere; non ci dormo la notte, mi sento in colpa perché è una ragazza molto responsabile e attenta e non si merita tutto questo; Gaia ha delle cicatrici in testa, ora lei è diversa dalle sue amiche e non può fare quello che fanno loro, come andare al mare o in piscina, ha solo 15 anni…; se non l’avessi lasciata andare a quella festa, tutto questo non sarebbe successo.
D: cosa hanno detto i medici che l’hanno assistita e seguita?
R: non ho più fiducia nei medici che l’hanno operata e che la vorrebbero operare di nuovo per rimediare al primo danno fatto, non ho più fiducia in nessuno.
D: in che modo si manifesta la tua sofferenza?
R: piango spesso e la situazione in famiglia è triste perché non riesco ad essere un punto di riferimento per Gaia come invece vorrei. Sono un po’ piena…
D: e Gaia cosa prova nel vederti così?
R: lei è ottimista e reagisce bene a questa condizione perché è una ragazza sempre positiva, a volte è lei a consolare me… ma temo che prima o poi scoppi.
D: conoscevi già questa condizione oppure è nuova per te?
R: ehhh… non ce la posso più fare a svolgere il ruolo di infermiera… mi sono già trovata in situazioni simili, tra ospedale e casa, in occasione della morte dei miei genitori, avvenuta due anni prima dell’incidente di Gaia, prima è mancata mia madre e due mesi dopo mio padre; è stato difficile perché tutto si è rovesciato su di me…
D: di quelle esperienze passate, cosa stai rivivendo adesso con Gaia?
R: è un incubo, sono da sola e mi sento diversa, due anni fa reagivo, mi facevo coraggio… oggi non ce la faccio. Sono triste, piango spesso, vorrei solo svegliarmi da questo brutto sogno.
D: tuo marito come vive questa situazione?
R: lui tende a starne al di fuori, non che non si interessi… ma tocca sempre tutto a me!
Avendo esplorato le sensazioni di sofferenza con la meta domanda A (ovvero le modalità di sofferenza di Rita), ho iniziato un percorso di esplorazione delle cause più profonde di queste reazioni palesate e dell’insofferenza verso l’infortunio stesso e verso i segni reali che aveva lasciato sul corpo di Gaia (meta domanda B). Ed ecco che sono emersi i primi dettagli visivi e olfattivi e le prime fantasie riguardanti ciò che sarebbe potuto essere rispetto a ciò che è realmente stato (gli attivatori):
l’espressione del viso triste di Gaia;
i buchi sulla testa che sono ancora “vivi” e vanno medicati ogni giorno;
quella “pelle aperta” in testa e il pus misto a sangue che fuoriesce dalle crosticine;
le chiazze chiare della cute liscia e senza capelli, che resteranno per sempre così e che forse potranno essere coperte solo da falde di capelli riportati con un’apposita pettinatura;
l’odore del disinfettante e degli altri prodotti medicali, tipo la crema "Nivea" applicata ogni sul collo per evitare infiammazioni dovute all’utilizzo di una ciambella stretta intorno al collo che Gaia indossa per dormire.
Avendo constatato la notevole struttura stratificata di questa problematica, ho ritenuto opportuno rendere edotta la cliente di quello che sarebbe stato il processo di lavoro intrapreso insieme. Ho spiegato brevemente il concetto di introiezione come mondo congelato, utilizzando semplicemente un bicchiere d’acqua (che tengo sempre a portata di mano per il cliente), muovendolo all’interno del mio spazio personale, mostrandoglielo come una struttura rigida, tridimensionale, bloccata nello spazio personale in un qualche tempo passato. Poi sono passato a spiegare il concetto di attivatore (i 5 sensi) e di successiva reazione all’introiezione. Ho mostrato la figura 6 al fine di spiegare il concetto di “dissociazione primaria” e “secondaria” (definite anche con i termini “Personalità Emotiva” e “Personalità Apparentemente Normale”). Il cliente ha sorriso manifestando un grande desiderio di recupero dell’espressione mostrata nell’icona di sinistra in figura 6.
Figura 6
Ho ritenuto importante preparare il cliente al cambiamento e quindi ho spiegato alcuni concetti legati alla “natura del cambiamento” a seguito di un processo di recupero energetico delle parti di sé rimaste congelate nel tempo e nello spazio personale, utilizzando la metafora dello “scalda piatti” e quella già citata del “salame” (o del cetriolo), entrambe mutuate dal Dr. Lammers durante i suoi seminari. Infine, abbiamo stabilito un obiettivo da raggiungere. Rita ha espresso il suo obiettivo esattamente con queste parole: “desidero cambiare il mio atteggiamento nei confronti di questo evento, da negativo a positivo. Voglio essere presente a me stessa!”.
Forse un po’ generico, ma era il massimo che lei poteva offrire a se stessa (e a me) in quel momento. Da adesso in poi Rita era in possesso di tutte le informazioni riguardanti il percorso che avremmo esplorato e praticato insieme durante le successive sessioni di lavoro che, di comune accordo, avremmo effettuato con cadenza settimanale, sino al raggiungimento dell’obiettivo dichiarato.
Prima di congedare Rita ho praticato la Logosintesi su alcuni attivatori che accendevano un reale disagio nell’immediato ritorno a casa dalla figlia. E quindi ho chiesto a Rita di chiudere gli occhi e di esplorare il suo spazio personale al fine di individuare il disturbo principale nel qui ed ora. Una volta individuato, ho offerto le seguenti frasi di Logosintesi:
F1 “Immagine dell’espressione triste di Gaia di fronte a me” (SUDS pari a 10) [si è sfocata l’immagine…] --- F2 --- F3 [non riesco più a trovare l’immagine…. Com’è possibile? (sorriso disteso, N.d.A.)]
D: come immagini Gaia adesso?
R: com’è di solito, fiduciosa e determinata…
D: cosa ti disturba adesso se pensi alle medicazioni che stasera dovrai fare?
R: l’odore del disinfettante...
F1 “l’odore del disinfettante” [mi ricorda l’ospedale in cui si trovava mia madre] --- F2 --- F3 [strano a dirsi, ma non riesco più a ricordare quell’odore… bisognerà vedere cosa succede stasera quando farò di nuovo le medicazioni a Gaia!]
Facendo le opportune verifiche con un’attenta esplorazione nel suo spazio personale, ho notato subito un cambiamento di espressione generale in lei. Quell’immagine di sua figlia triste, con i vari dettagli annessi e connessi relativi ai punti da 1) a 5) dell’elenco riportato in precedenza, se n’era andata. La mia domanda è sorta spontaneamente: “chi ti ricordava quell’espressione triste?”
La sua risposta è stata altrettanto chiara: “ho rivisto in Gaia l’espressione del viso di mia mamma quando era malata”. Ho offerto di nuovo le 3 frasi dopo aver valutato l’introiezione con una SUDS pari a 6.
F1 “immagine del volto perso di mamma distesa sul letto” [mi sta salendo l’ansia, tipo quella che provavo quando andavo a trovarla con la speranza di vederla viva] --- F2 [va meglio] --- F3 [non la vedo più e l’ansia non c’è più!]
D: possiamo fermarci qui per oggi?
R: direi di sì, grazie… ma tutto questo è duraturo oppure torna?
D: sperimentalo e poi riferiscimi. Tieni presente il concetto di introiezione che ti ho spiegato prima. Adesso quali sono le tue reazioni nei miei confronti e nei confronti della sessione appena svolta?
R: mi sento a mio agio, trovo sia incredibile che anche ora, se provo a visualizzare sia Gaia che mia madre, non trovo quelle immagini dolorose che mi hanno accompagnato fino a qui... sono molto fiduciosa, mi avevano detto che questa tecnica era molto efficace!
Il primo incontro è terminato dopo alcuni minuti di elaborazione e di comprensione consapevole del processo in atto. Rita se n’è andata con la speranza viva di poter cambiare le sue reazioni nei confronti della figlia, del suo problema e di se stessa, ben consapevole di aver stipulato un contratto con me e con se stessa. Le ho consigliato di prendersi il tempo per far sì che il nuovo livello di consapevolezza raggiunto oggi, manifestasse i primi risultati, di appuntarseli e di farmeli conoscere la prossima volta che ci saremmo incontrati.
Ogni volta che ho incontrato Rita nelle sessioni successive, ho notato che il suo umore ha sempre virato da uno stato malinconico e tendenzialmente depressivo ad uno più sereno, soddisfatto e presente finché, nella penultima sessione, si è stabilizzato definitivamente. Infatti l’ultimo incontro è stato utile e necessario per confermare e stabilizzare il nuovo livello di consapevolezza raggiunto. Ma andiamo con ordine.
2° incontro
Durante il secondo incontro ho trovato Rita piuttosto arrabbiata a causa degli scarsi miglioramenti della figlia a seguito delle cure mediche prescritte. A peggiorare le cose, mi ha evidenziato l’esistenza una ferita i cui punti di sutura hanno ceduto e sono saltati formando un buco pieno di pus. La settimana successiva avrebbe dovuto accompagnarla ad una visita dal Professore che l’aveva operata la seconda volta. Rita era convinta che quell’operazione fosse stata sbagliata perché non vedeva i progressi promessi dal medico, bensì una diversa realtà: le chiazze si stavano allargando anziché restringersi e i capelli non ricrescevano dove avrebbero dovuto, secondo quanto assicurato dal medico. Dopo aver verificato una buona stabilizzazione del lavoro effettuato nella sessione precedente, ho offerto nuove frasi sui principali attivatori della rabbia di oggi, e precisamente:
F1 “le parole rassicuranti del medico” --- F2 “allontano l’energia del medico connessa alle sue parole rassicuranti………… e la rimando al suo vero Sé” --- F3 [ho la convinzione forte che abbia sbagliato l’operazione, la cosa non mi spaventa troppo ma mi genera un po’ di ansia]
D: cosa te lo fa credere?
R: è una sensazione legata ai risultati che non ci sono rispetto a quello che ci ha prospettato lui. Le ferite dovevano chiudersi, ma la pelle è ancora aperta sulla testa, anzi peggiora!
D: cosa ti disturba di questa realtà di fatto?
R: che se i buchi non guariscono, è un casino perché Gaia resta con le chiazze in testa… è giovane… ha tutta la vita davanti…
D: questa possibilità ti genera ansia?
R: sì
D: quanto stress ti provoca, da 0 a 10, vedere ancora quella pelle aperta sulla testa?
R: il fatto che Gaia abbia subito l’infortunio e abbia quelle chiazze, mi disturba meno rispetto alla volta scorsa in cui venni qui. Ciò che mi disturba ora è proprio la vista di quella pelle aperta… e comunque mi disturba a 8 (SUDS, N.d.A.).
F1 “immagine della pelle aperta sulla testa” [vedo in profondità] --- F2 [vorrei che tutto questo fosse già finito] --- F3 [è proprio un buco netto sul cuoio capelluto!]
Ho di nuovo offerto le frasi sulla nuova definizione del dettaglio emerso:
F1 “questo buco netto nel cuoio capelluto, e tutto ciò che rappresenta” --- F2 --- F3 [vedo Gaia con la testa in basso quando le medico le ferite e lei si lamenta]
F1 “immagine della testa di Gaia giù in basso” --- F2 [in effetti, sto pensando che non è cambiato nulla nella vita di Gaia, si sono soltanto allungati i tempi di convalescenza dopo le operazioni]--- F3 [sono abbastanza rassegnata a questo stato di cose]
D: come ti fa sentire questo stato di cose?
R: mi rendo conto che posso solo aspettare che le cure facciano il loro corso e che se sono tranquilla io, anche la ragazza è più serena…
Nel frattempo, il valore della scala SUD relativamente all’immagine della testa di Gaia e della pelle aperta, è sceso sensibilmente: tra il 3 e il 4. L’ansia è scesa di conseguenza.
D: cosa vorresti cambiare di questa situazione?
R: vorrei non averla mandata a quella processione, non sarebbe successo nulla.
Individuata questa fantasia, già emersa nella sessione precedente ma non trattata per mancanza di tempo, ho offerto queste frasi:
F1 “fantasia che se non l’avessi mandata alla processione, tutto questo non sarebbe successo” [mi sento in colpa] --- F2 --- F3 [sono più tranquilla, ma ho un limone nella pancia]
D: come sai che è lì? Conosci questa sensazione?
R: lo sento, mi ricorda un periodo della mia vita in cui cambiammo casa io e Roberto (il marito, N.d.A.), prima che nascesse Gaia.
D: questo limone è una reazione a chi o che cosa?
R: lo conosco già, mi ricorda la luce di Via Da Vinci a Viareggio, dove abitavo prima… quando la vita era luminosa…
F1 ” luce di Via Da Vinci a Viareggio e tutte le sue rappresentazioni e significati” --- F2 [sognavo di avere una casa come quella in cui sono cresciuta] --- F3 [sto bene dove abito adesso, l’ho scelta io! (sorridendo) però a Viareggio ci stavo bene…]
D: che ne è del limone nella pancia?
R: non lo sento più… com’è possibile?
D: possiamo tornare al tema della sessione o preferisci proseguire su quest’ultima tematica emersa?
R: no, semmai la prossima volta se serve… andiamo avanti.
D: come passerai la serata?
R: vorrei essere una buona mamma sempre, anche in questa situazione in cui faccio pesare un po’ a lei le mie menate mentali…
F1 “rappresentazione della parte di me che si sente una cattiva mamma” --- F2 [faccio quello che posso fare amorevolmente…] --- F3 [sì dai, ce la posso fare!]
A questo punto ho offerto la frase F4 “armonizzo tutti i mie sistemi a questo nuovo livello di consapevolezza” e le ho consigliato di ripeterla di tanto in tanto durante la giornata e nei giorni successivi, a mo’ di esperimento, per capire che tipo di reazioni avrebbe esperito.
A fine sessione, Rita non era più arrabbiata e nemmeno ansiosa e infatti ci siamo congedati serenamente con un ritrovato motivo per andare a casa e fare le veci dell’infermiera con minor fatica rispetto al momento in cui si era presentata da me.
3° incontro
Nella terza sessione ho incontrato una Rita molto più rilassata e meno “vittima” delle ferite sulla testa della figlia e di tutto ciò che ne conseguiva. In compenso, a seguito della visita dal medico che aveva operato la figlia, la seconda volta, era piuttosto arrabbiata e delusa dall’esito di quell’incontro: il medico ha ammesso di aver sbagliato l’operazione sulla testa di Gaia sottovalutandone le conseguenze. Come a volersi far coraggio di questo stato di cose, Rita mi ha subito rassicurato dicendomi che ha reagito meglio di quello che credeva infatti, dopo una visita dal suo medico di famiglia, avvenuta il giorno successivo alla seduta precedente di Logosintesi, ha diminuito sensibilmente l’utilizzo dell’ansiolitico che le era stato prescritto a suo tempo. E questo fatto la rendeva molto fiduciosa e desiderosa di andare avanti nel processo di cambiamento e di recupero della sua consapevolezza perduta a causa di quel fatidico infortunio.
Dopo una rapida verifica del lavoro svolto nella sessione precedente, averne valutato la stabilità con domande mirate e dopo aver constatato i primi livelli del cambiamento in lei, abbiamo intrapreso un nuovo breve colloquio relativo alla natura del cambiamento. A quel punto, la sua attenzione si è subito rivolta alla figlia e alle privazioni cui era sottoposta a causa delle precauzioni sempre attive sulla sua testa ferita e maculata e sul danno che le ferite stesse le avevano provocato. E tutto questo era ancora motivo di stress sommato a quello derivante dall’infausta diagnosi del medico di Firenze di cui sopra.
Ho chiesto a Rita di individuare i motivi principali di sofferenza di oggi e sono emersi i seguenti items:
espressione del medico di Firenze mentre si scusava, palesemente in difficoltà, per aver sbagliato la diagnosi che aveva condotto a quel tipo di operazione e a quel casino sulla testa di Gaia;
i consigli del medico a favore di una nuova e più efficace operazione sul cuoio capelluto di Gaia garantendo egli stesso la totale e gratuita assistenza alla ragazza;
i tempi di guarigione lunghi, da cui sono riemerse le esperienze già vissute con la madre e il padre;
il sentirsi da sola, poiché il marito non interveniva “tecnicamente” sul capo della figlia;
Le reazioni principali sono state descritte come:
la paura che non ci fossero rimedi per risolvere quella calvizie indotta;
un senso di colpa ancora lievemente presente
Ho offerto le frasi iniziando dal punto 1, dopo averle consigliato un’attenta esplorazione del suo spazio personale.
F1 “l’espressione del medico che si trova in alto rispetto a me e tutti i suoi significati e rappresentazioni” --- F2 “l’energia del medico di fronte a me……… e la rimando al suo vero Sé” --- F3 [avverto distacco nell’immaginare di nuovo il colloquio con il medico; mi disturba ancora vederlo mentre visita Gaia e le tocca la testa… dottore incompetente…!]
F1 “Immagine del medico dietro a Gaia mentre la sta visitando” --- F2 [l’immagine è poco nitida] --- F3 [mi sento decisamente meglio]
D: quali reazioni hai adesso rispetto a questo ricordo?
R: Mi sento molto più distaccata e non troppo dipendente dal parere di quel medico anche se ha sbagliato tutto.
D: cosa potrebbe fare adesso il medico?
R: niente.., ha già fatto fin troppi danni, ho apprezzato la sua disponibilità ma anche Gaia non è disposta a sottoporsi ad un nuovo intervento. Però sono felice che abbia ammesso la sua colpa.
Ho sondato il disagio relativo alla convinzione che fossero necessari tempi lunghi per portare Gaia a poter rivivere una vita normale insieme alle sue amiche.
D: cosa te lo fa pensare?
R: me lo hanno detto e l’ho già verificato…
D: chi te l’ha detto?
R: i medici… soprattutto l’ultimo, quello che ha sbagliato!
Rita mi ricorda che la figlia ha trascorso le due estati passate, con un foulard in testa per evitare il formarsi di nuove vesciche, non ha potuto fare il bagno né al mare né in piscina a differenza delle sue amiche. Dopo aver verificato una SUDS pari a 8, ho offerto le seguenti frasi:
F1”le parole del medico ‘serve lungo tempo per guarire’” --- F2 --- F3 [spero bene che si sia sbagliato sui tempi così come si è già sbagliato sull’intervento]
F1 “convinzione che la vita di Gaia sia già compromessa dall’infortunio” [(leggero sorriso) Gaia è determinata, ha detto che quando è maggiorenne riprenderà in mano questo problema per capire se nel frattempo la medicina avrà fatto passi in avanti] --- F2 [pensavo ad altro…. La mente mi è andata su mio marito, mi secca che non mi aiuti molto in queste operazioni mediche] --- F3 [non la sento più mia questa affermazione, la medicina fa passi da gigante!]
Interessante la considerazione emersa dopo F2 riguardante il marito Roberto, ho approfondito e ho offerto di nuovo le seguenti frasi:
F1 “rappresentazione dell’atteggiamento sfuggente di Roberto quando è in casa” [lo faceva anche quando eravamo fidanzati, lo conosco bene ormai….] --- F2 “allontano l’energia di Roberto legata alla rappresentazione del suo atteggiamento sfuggente….” [mi si è aperto un mondo di immagini varie…] --- F3 [me lo sono sposato e sapevo di questo suo atteggiamento, però ha anche tanti lati positivi]
D: e il senso di colpa adesso come lo percepisci?
R: sai, certamente se non ci fosse stata a quella processione, forse non sarei qui, ma nelle trascorse settimane mi sono resa conto che è perfettamente inutile stare attaccati a questo discorso. Ormai è successo, voglio levarci le gambe prima possibile e col danno minore…
D: in quanto genitore, quanta colpa hai per ciò che è accaduto?
R: non saprei. Mi fa strano dirlo, ma in questo momento non ho sensi di colpa per quello che è successo e ti voglio ringraziare per come mi sento in questo momento. E poi, Gaia ci teneva tanto a partecipare a quella processione… poteva accadere a chiunque. Mica abbiamo lasciato nostra figlia in mano di nessuno!?!?
Niente male come risposta, considerando che soltanto due settimane prima era dimessa, esasperata e senza speranze positive in merito al futuro di sua figlia. Chiari ed evidenti segnali di una cornice di riferimento che si sta trasformando verso una dimensione più fluida, in cui c’è un maggior apporto di energia resa disponibile grazie al lavoro fatto con Logosintesi. Ho trovato una persona molto più distaccata emotivamente da ciò che era accaduto e molto più presente nel qui ed ora.
A questo punto, ho offerto la frase F4 e ci siamo congedati.
4° incontro
In occasione di questo quarto incontro, Rita arriva da me molto sorridente e rilassata e inizia a raccontarmi alcuni episodi che le sono accaduti con le colleghe di lavoro e con il marito Roberto. Il tema centrale è l’attenzione posta a favore della netta virata dell’usuale stato emotivo un po’ amorfo, verso uno stato decisamente più sereno e centrato, percepito anche dalle persone attorno a lei. E su questo si è ritenuta profondamente soddisfatta e, ancora, parzialmente incredula. Così, un po’ per gioco e un po’ no, le ho subito offerto questa frase:
F1 “fantasia che tutto questo sia temporaneo prima di ricadere nel solito baratro” --- F2 --- F3 [intanto mi godo questi bei momenti!].
Subito dopo, abbiamo iniziato col tirare le somme del lavoro svolto sino ad oggi durante le sessioni. Nonostante, nel corso del lavoro, si siano interposti diversi fatti importanti, quali:
una visita medica dall’esito non positivo, in cui sono emerse le responsabilità del medico e di una diagnosi forse troppo superficiale;
l’evidenza di una certa staticità della condizione di miglioramento delle chiazze sulla testa di Gaia ;
la previsione di tempi assai lunghi per una stabilizzazione delle condizioni generali delle ferite da ustione, in leggero disaccordo rispetto alle aspettative di Rita e Roberto,
ho incontrato una persona sorridente, positiva, più distante dalle problematiche della figlia e in vena di racconti piacevoli riguardanti la stessa. Può sembrare insolito, ma ogni qualvolta si modifica la cornice di riferimento nel soggetto, si assiste ad un diverso approccio alla vita. Rita mi riferisce che da qualche giorno, mentre effettua le solite medicazioni sulle ferite, sia lei che Gaia canticchiano canzoni e si parlano di più, si confidano. Il tutto scorre con una rinnovata leggerezza. Mi parla di un ritrovato clima sereno in casa ringraziandomi per l’aiuto offerto. Adesso anche il sonno è tornato ad essere definitivamente buono e riposante. L’immagine (e l’evidenza) di quella pelle che molto, molto lentamente si sta cicatrizzando, e tutti i significati ad essa associati, non disturba più, l’umore è buono e pure Roberto ha, per la prima volta, iniziato a medicare la figlia sotto la supervisione della moglie.
Rita mi riferisce anche che le sue colleghe di ufficio la trovano “rinata”, con loro non ha più difficoltà a raccontare ciò che concerne le conseguenze dell’episodio occorso alla figlia, a riviverne le scene e le rappresentazioni. Una vera e propria conquista considerando che fino a poche settimane prima era un argomento foriero di grandi sofferenze e stati depressivi. Un altro dato confortante che Rita mi narra, è la totale sospensione dell’ansiolitico da parte del medico di famiglia, avvenuto da qualche giorno. Essa mi riporta questo commento da parte del suo medico di famiglia: “ma cosa hai fatto? Sei un’altra persona!”
Durante queste piacevoli condivisioni verbali, emerge ancora un rimasuglio di dubbio nella sue mente: sarò all’altezza di mantenere questo stato di serenità anche nei mesi a venire?Ho un po’ di paura di ricadere nei soliti atteggiamenti pessimisti…. Dopo aver ancora una volta parlato per qualche minuto di cosa è la natura del cambiamento e di come si manifesta a seguito di un processo di recupero energetico, le ho offerto queste frasi:
F1 “parte di me che crede ancora di non farcela” --- F2 --- F3 [mi sento fiduciosa, so che ce la farò, ma mi rendo conto che spesso ho bisogno di lamentarmi, un po’ perché ancora mi sembra impossibile di aver cambiato così tanto e così velocemente il mio atteggiamento verso questa brutta vicenda]
D: quando è successo, nella tua vita, che non ce l’hai fatta?
R: quando sono dovuta andare dal medico a farmi prescrivere le goccine dopo la prima operazione di Gaia… ero depressa e senza forze.
D: qual è la cosa peggiore che ti può succedere se non dovessi farcela di nuovo?
R: non ci voglio pensare (sorride, N.d.A.), che deve mai succedere più di così?
La conversazione si è rivolta al suo ruolo di mamma e alla tendenza che spesso ha nel volersi sostituire alla figlia, soprattutto nelle sofferenze di costei, avviando vere e proprie immaginazioni. Rita nutre un leggero timore sul fatto che Gaia abbia ancora bisogno costantemente di qualcuno che le possa controllare la situazione in testa. Rita vorrebbe che la figlia lo facesse da sola, che diventasse del tutto autosufficiente.
F1 “fantasia che Gaia stia soffrendo in silenzio” --- F2 [forse mi sto preoccupando più per me che per lei…] --- F3 [penso di aver capito che mi stai smontando un bel po’ di certezze… in effetti, con mia madre anch’io ho sofferto spesso in silenzio per non essere un peso ulteriore alla sua sofferenza]
Le ho chiesto di ripensare all’esperienza ospedaliera di sua madre, negli ultimi mesi di vita.
D: dov’è adesso tua madre nel tuo spazio personale?
R: ce l’ho di fronte a me.
D: cosa cattura la tua attenzione?
R: la sua sofferenza, aveva le ossa che si frantumavano. Mi sono chiesta spesso quanto ancora doveva durare tutta quella sofferenza. Poi è finita.
D: come sai che stava soffrendo?
R: bastava starci a contatto per capirlo…
D: e più precisamente?
R: dall’espressione del viso e da come stava sul lettino d’ospedale.
D: c’è un particolare su cui cade la tua attenzione?
R: la bocca….
D: dove si trova? Mostramelo con la mano.
R: qui davanti a me, leggermente in basso…
F1”immagine della bocca davanti a me in basso” --- F2 --- F3 [ora mi colpiscono i suoi lamenti]
F1 “ricordo dei suoi lamenti” --- F2 [mio padre invece è stato in sé fino in fondo nonostante sia morto a causa di un melanoma] --- F3 [c’è la sua figura distesa nel letto…..]
D: quanto ti disturba da 0 a 10?
R: 4
F1 “immagine di mamma distesa nel letto” [ha sofferto tanto] --- F2 --- F3 [a volte mi chiedo come ho fatto a farcela da sola a superare queste due morti avvenute in poco tempo]
D: ti disturba ancora l’immagine di tua mamma?
R: no, è svanita.
D: come lo sai?
R: non la vedo più!
D: la senti?
R: non più.
D: dov’è adesso nel tuo spazio personale?
R: non la trovo…
D: e Gaia dov’è?
Rita fa un sorriso spontaneo e mi risponde così: “è a casa a studiare che domani ha il compito di matematica ed era tutta preoccupata!”
D: adesso sei all’altezza di mantenere questo livello di presenza nel qui ed ora?
R: al momento sì, se dovessi avere nuove crisi ti farò sapere e ritornerò.
D: quanto ti spaventa il presente, in questo momento?
R: non sento la paura, sono fiduciosa che troveremo un rimedio per Gaia.
D: sei ancora una pessima mamma?
R: no dai… faccio quello che posso fare…
D: Cosa ti dicono adesso le ferite che Gaia ha in testa?
R: Le ferite di Gaia mi dicono…. Che è stata sfortunata ma che, al tempo stesso, può imparare da questa lezione ed essere una ragazza più forte e determinata.
D: possiamo fermarci qui?
R: direi di sì, ma quindi non ci vediamo più???
D: abbiamo raggiunto l’obiettivo che avevamo stabilito? (le ho riletto l’obiettivo che lei stessa aveva dichiarato circa un mese prima)
R: eh sì (sorridendo, N.d.A.), davvero… a volte non mi sembra vero però io so come sto ora! E ti dico grazie ancora una volta…
F4, per questo nuovo livello di consapevolezza raggiunto, verificato e sperimentato.
5° incontro
Rita è tornata da me circa un mese dopo l’ultima sessione del nostro lavoro. È stata lei a telefonarmi per chiedermi un nuovo incontro al fine di raccontarmi i piccoli “grandi” progressi che aveva fatto sua figlia riguardo all’accettazione del suo problema che, a sentirne parlare adesso, pareva fosse una cosa di poco conto. L’ho trovata completamente rilassata, sorridente, molto presente a se stessa. E’ emersa la fierezza di questa donna che finalmente ha saputo ritrovare la propria essenza in relazione allo spiacevole evento che 2 anni prima aveva colpito il suo affetto più caro. Obiettivo pienamente raggiunto, dunque. Rita e Gaia adesso proseguono il loro lavoro per cogliere il massimo risultato possibile da una condizione fisica ed emotiva che oggi è facilmente spiegabile con una frase del tipo “son cose che possono succedere ai ragazzi” piuttosto che, come accadeva all’inizio del lavoro con Logosintesi, puntare continuamente l’attenzione sulla drammaticità dell’infortunio e delle sue conseguenze irreversibili su Gaia.
La frase che rappresenta il nuovo stato emotivo e (ed energetico) di Rita è stata questa: Adesso vedo di nuovo la bellezza degli alberi e della natura, che non riuscivo più a cogliere. Due giorni dopo quest’ultima seduta, il marito Roberto mi ha inviato questo messaggio, sul telefono: Volevo ringraziarla per l’ottimo lavoro che ha fatto su Rita. Roberto.
A distanza di diversi mesi mi è capitato di incontrare Rita per le vie della nostra città e l’ho trovata così come l’ho lasciata: sorridente e serena. Ogni volta non ha mai mancato di ringraziarmi e di ricordarmi il suo stupore nel verificare come le immagini, i rumori, gli odori, relativi all’intera vicenda della figlia, fossero così strettamente collegati tra loro e fornissero gli elementi per alimentare una struttura emotiva inutile, limitante e che troppo spesso faceva soffrire.
Concludo con un simpatico aneddoto: a poche settimane dall’ultimo incontro con Rita, mi ha telefonato un’amica di una sua collega d’ufficio la quale mi ha chiesto di fare una (o più) sedute per aiutarla a superare un problema legato ad un lutto avvenuto molti anni prima, poiché aveva sentito parlare di un cambiamento eccezionale in Rita… e infatti ci siamo incontrati, abbiamo fissato l’obiettivo da conseguire e iniziato a lavorare. Ma questa è decisamente un’altra storia.
Estratto dalla tesina di Fabio Pierotti
Il caso pratico che porto non è nato da una seduta di Logosintesi, ma durante un’esercitazione di “Pittura e scrittura psichica” secondo le tecniche trasmesse da Baba Bedi.
Il Baba ha trasmesso l’importanza delle arti creative come di espressione catartica di emozioni e quindi disidentificazione da credenze introiettate, fantasie e pensieri ricorrenti, quindi di blocchi energetici per arrivare con l’esercizio all’espressione fluida di talenti individuali.
Integrare tali tecniche con la Logosintesi è stato un importante conferma della potenza e della potenzialità di sinergia di entrambe.
Il lavoro era di gruppo, cinque persone tutte di sesso femminile tra i quaranta e quarantotto anni. Tutte della Sardegna.
L’alleanza di lavoro era consolidata da mesi di lavoro energetico insieme (un week end mensile ca. quattordici ore) perché allieve del corso di “ Pulizia dei corpi sottili con la radioestesia, metodo m. Totti”.
Una componente del gruppo M. si era mostrata essere persona particolarmente intuitiva incredibilmente energica, ma spesso non così sicura nel contenere, se lo desiderava, e nell’indirizzare le proprie forze.
Quel pomeriggio era venuta alla luce la necessità da parte di M. di incanalare quel gran fuoco “alchemico” che sentiva dentro di sé, di dosarlo per non rischiare di bruciare situazioni o relazioni come talvolta le capitava.
Decisi allora di proporre al gruppo una scrittura Psichica a tema il Fuoco.
Di seguito la trascrizione:
“Giallo/ Rosso/Blu è la legna che arde. Potenza, forza che brucia. E’ dolore, è paura, è le streghe bruciate e ferite. E’ dolore. E’ morte. Il rogo. (Inizia a piangere e agitarsi) Scampare al fuoco. E’ molto alto. Correre lontano, nel bosco, molto lontano dal fuoco. Scampata! Guardare il fuoco. Salva! (Trema tutta e guarda fissa per terra, pur riuscendo a stare presente e ascoltarmi.)
D: Che cosa è che ti colpisce di più di questo scritto?
R: Che sono scampata al fuoco. E’ la pelle che brucia di quelle che sono al rogo.
D: Come si manifesta quello che mi hai detto nel tuo fisico?
R: Terrore, paura, voglia di scappare
D: Dove e come lo senti?
R: Nel corpo, un brivido (riconosce che stava tremando.)
D: Come riconosci questa scena?
R: Ho la visione di questa scena, che bruciano… e le urla… e la pelle scarnificata.
D: Senti le urla, vedi la pelle scarnificata e senti un brivido nel corpo.
D: Se stai connessa al brivido ti viene in mente altro?
R: Lì nascosta in mezzo a queste erbacce e loro un po’ in lontananza che bruciano sul fuoco.
Come prima immagine ho Questa (indica davanti a se a occhi chiusi) che brucia.
D: a che distanza è ?
R. Come da casa mia a casa dei Cattu… (A. la sorella che assiste , facente parte del gruppo) lo sa e dice,circa 20 metri.
R. 20 metri… sono nascosta in questa erba, tipo sterpaglia.
D: Da uno a 10 quanto è forte?E’ forte 10!! Trema in maniera evidente.
Propongo la prima frase: Recupero tutta la mia energia legata a queste urla,a questa pelle che si stacca e a questo fuoco e la riporto nel posto giusto in me stessa.
Dopo un po’, smette di tremare e fa un sospiro…
Seconda frase: Allontano da me tutta l’energia non mia collegata a queste urla, a questa pelle che si stacca, a questo fuoco e a tutto ciò che ad essi corrisponde. La allontano da tutte le mie cellule, da tutti i miei corpi, dai miei spazi personali, da tutte le mie dimensioni, e la rimando al luogo Sacro al quale realmente appartiene.
Dopo un po’ visibilmente più tranquilla apre gli occhi e dice. L’immagine è tolta, diventa sempre più scura, meno visibile. Le urla non le sento, la pelle quasi non la vedo: l’immagine è oscurata
Terza frase: Recupero tutta la mia energia riguardo tutte le mie reazioni riguardo a queste urla, al fuoco, a questa pelle che si stacca e le riporto nel posto giusto in me stessa.
Dopo pochi secondi, grande sospiro…
D: Ora da uno a 1 a 10 ? Uno, è passata…
L’effetto per M. è stato di “superare con presenza grandissimi movimenti interni”, ne ho approfittato per parlare dell’importanza della disidentificazione e identificazione da energie introiettate a tutto il gruppo, il mio linguaggio era probabilmente psicosintetico, ma ugualmente il mio invito di scaricare dal sito il libro gratuito: “Il potere delle parole” è stato seguito da alcune componenti del gruppo con ulteriori riscontri d’interesse.
Ho rivisto M. dopo circa sei mesi quando è venuta con un’altra componente del gruppo a un week end di esercitazione di radioestesia da me organizzato.
L’ho trovata molto più calma, in pace e femminile. Impressioni da lei riconfermate nel racconto di come aveva affrontato diverse cose nei mesi precedenti.
Ripensando ai sette passi del cambiamento, per l’esempio riportato sopra ho notato:
Alleanza: Era consolidata dal tipo di rapporto che le componenti del gruppo avevano instaurato con me e tra di loro in mesi di week end trascorsi insieme ad esercitare pratiche energetiche e di condivisione
Domanda: La richiesta di M. era di incanalare meglio le sue forze che sentiva a volte essere giudicate irruenti dalle altre persone.
Identificazioni delle problematiche: sono avvenute tramite la “scrittura psichica” nelle parole : Terrore, paura, voglia di scappare…
(5).Portare alla luce la problematica: Era stato fatto prima di iniziare la scrittura psichica e da lì era uscita l’esigenza di , secondo le sue parole, ” incanalare meglio il fuoco”(M. conosce il lavoro alchemico di tramutazione energetica descritto da S. Brizzi con questi termini)
–
Elaborazione: La ripetizione delle frasi insieme a me e guardandomi negli occhi dato l’essere entrata in quasi stato di choc nel rientrare in contatto con quell’immagine. Questo le ha permesso di non immedesimarsi completamente con l’immagine riattivata e sentire il potere delle parole che affermava.
Integrare il cambiamento: possibilità di vivere qualità femminili senza il terrore di venire “giudicata e giustiziata”maggior equilibrio tra maschile e femminile.
Estratto della Tesi di Fulvia Del Frate
Carla è una ragazza di diciassette anni. Frequenta il secondo anno di Liceo classico. Chiede di venire nel mio studio e dice di avere voluto una “donna” per farsi aiutare.
E’ minuta, diafana, quasi trasparente e ha una certa rigidità nel corpo. Il suo sguardo è dritto e penetrante e anche le sue spalle, piccole, sono diritte.
Si presenta seria, impegnata e rigorosa.
La sua famiglia è così costituita: la mamma, una ragazza madre, è stata lasciata dal papà di Carla appena ha saputo che lei era incinta; la nonna materna, vedova da alcuni anni; lo zio, fratello minore della mamma.
Abita in una casa in campagna, fuori del paese e vive spesso isolata nei pomeriggi dopo il rientro dalla scuola. Quando Carla parla del suo “star male”, dice del “bisogno di piangere e insieme del non volere piangere vissuto come debolezza, di questo ‘magone’ che ha dentro”. Parla della mamma, del papà assente, dell’abbandono, del nonno morto quando lei era in terza media e di quel ricordo all’ospedale. Parla di quella bambina che ha tanto pianto (dai tre anni alle medie).
Parla di pianto negato e di pensieri brutti: “Ha fatto bene tuo papà a mollarti”, “Tu sbagli sempre”, “Pensiero fisso: tagliarmi le vene”, “Pensieri di morte”, “paura folle”, “Insicurezza”, “Non riesco a rapportarmi con le persone”, “Sono isolata da tutti, a scuola, con gli amici, con i professori, con la famiglia”.
Riguardo al caso di Carla trascrivo due sedute di Logosintesi, riguardanti:
– “La paura”
– “Dalla rabbia al perdono”.
1° sessione
L’applicazione è avvenuta quando Carla è stata in grado di fidarsi, attraverso la mia guida, della sua Luce interiore, della sua Essenza e ha accettato che “si meritava” di cambiare e “stare bene” e ha accettato il processo terapeutico di Logosintesi.
Abbiamo visto come la “paura folle” che lei riconosceva, poteva essere una forma di pensiero intrappolata nel suo Spazio personale e abbiamo cercato di identificare e focalizzare l’argomento.
L’occasione è avvenuta da un lavoro su un sogno che Carla ha portato:
“Tornavo a casa con la mia bicicletta e dovevo girare a destra sulla strada in riva al fiume dove c’erano due gruppi di persone che pescavano felici; io ho provato gioia a vederli e la giornata era chiara e piena di luce. Entrata a casa ho visto una sanguisuga sul braccio destro; cercavo di mandarla via ma lei non si staccava. Anche il braccio sinistro era pieno di sanguisughe, anche le spalle e i miei capelli. La luce in casa era grigia. Le sanguisughe facevano dei tagli sulla pelle e poi scomparivano sotto la pelle. Avevo paura di morire perché le sanguisughe potevano fermare la circolazione del sangue. Avevo una paura folle e mi agitavo sempre di più.”.
D: Come soffri?
Carla: “Il corpo è disteso, immobile, come morto. Forte pressione che toglie la vita. Penso un pensiero nero, senza speranza.
Lo stress è alto 9!”.
D.: Cosa attiva la sofferenza?
Carla: “Percepisco un cielo nero, senza stelle, sopra di me. Totale silenzio. C’è freddo, un gelo avvolgente che m’immobilizza”.
Applichiamo le frasi – “Ho una frase per te”:
1 – Recupero tutta la mia energia legata a questo cielo nero sopra di me che m’immobilizza e la riporto nel posto giusto dentro di me.
Carla: “Il cielo mi cade addosso e mi spinge sotto terra e la terra mi risucchia. Sotto la terra mi avvolge ma vedo che c’è la luna che splende in cielo”.
“Ho una frase per te”:
2 – Allontano tutta l’energia che non mi appartiene legata al cielo nero sopra di me che m’immobilizza, la allontano da ogni mia cellula, dal mio corpo e dal mio spazio personale e la rimando là dove essa appartiene”.
Carla: -”Sono risuscitata, vengo su dalla terra che si è aperta ed io vengo fuori. Sono come uno zombi, ma vengo fuori e cammino; c’era qualcuno che mi aiutava”.
Domando: “Cosa accade? Come è la reazione di stress?
Carla: “Lo stress è 5. Vedo lo zombi che è come un involucro attorno a me e m’imprigiona. Sento malinconia e dispiacere”.
D: “Cosa percepisci? Cosa vedi? Se qualcuno provocasse questa reazione chi o che cosa sarebbe? Dove si troverebbe nello spazio? Qual è l’esperienza peggiore che riconosci?”.
Carla: “L’atmosfera è grigia, triste. E’ un luogo deserto, di morte. Penso a mio padre che non mi ha riconosciuto. Perché mi ha lasciato così? Perché non mi ha amato? Vedo un corvo nero morto impallinato, abbandonato alla mia sinistra”.
Applichiamo le frasi – “Ho una frase per te”:
1 – Recupero tutta la mia energia legata al corvo nero morto, abbandonato e riporto la mia energia nel posto giusto in me stessa.
2 – Allontano tutta l’energia che non mi appartiene legata al corvo nero morto abbandonato, da ogni mia cellula, dal mio corpo e dal mio spazio personale e la rimando dove essa appartiene.
3 – Recupero tutta la mia energia legata a tutte le mie reazioni al corvo nero abbandonato e le riporto nel posto giusto in me stessa.
D: “Cosa è successo?”
Carla: “Ho associato il corvo a mio padre. Ho visto seppellire il corvo. Seppellivo il corvo nella terra morbida che veniva via subito.
Ho visto la terra buona, come la madre terra.
Io prendevo la terra a piene mani.
A sinistra ho visto un posto nuovo. A sinistra tutto il paesaggio era bello incontaminato e mi sono vista che mi allontanavo pedalando sulla mia bicicletta. Poi ho visto un tramonto rosso e tutto il mio spazio personale era pieno del tramonto rosso. E’ un rosso eccitante, mi viene quasi voglia di spaccare qualcosa”.
D: “Quanto è grande la paura legata alla tua esperienza?”.
Carla: “Il livello di stress è 2”.
Frase: Recupero tutta la mia energia legata a questo 2 … e la riporto nel luogo giusto dentro me stessa.
D: “Cosa accade?”
Carla: “La mia reazione di paura si è come disciolta. E’ come se avessi visto che i morti seppelliscono i loro morti. Percepisco la bellezza incontaminata di un paesaggio nuovo. Sento un’energia nuova. Mi incuriosisce questa voglia rossa di spaccare qualcosa. Che sia forse rabbia?”.
La sessione termina qui.
…
2° sessione: “Dalla rabbia al perdono”.
Durante il percorso di Logosintesi si evidenzia come sia difficile per Carla riconoscere la rabbia come vissuto che le appartiene.
Lei è una perfezionista che vuole l’eccellenza di tutte le cose ed è un’idealista impegnata a fare sempre la cosa migliore. Evita la rabbia come reazione inappropriata, così impulsiva o esplosiva, per timore di suscitare disapprovazione ed essere giudicata. Di conseguenza, la tensione inespressa viene introiettata e diretta contro se stessa, provocando depressione e malesseri psicosomatici. Diventa come una pentola a pressione in cui, la rabbia, contenuta e controllata, diventa svalutazione, colpa, sensazione di essere sbagliata, rigidità.
Un altro tema trattato nel lavoro di analisi è stato il percorso terapeutico del Perdono.
Il quadro di riferimento è stato quello della Psicosintesi seguendo la sollecitazione di “Trasformare le ferite in sentiero”.
Il perdono è un percorso di trasformazione .
“Conosco – Accetto – Trasformo”.
E’ un percorso fatto di tappe:
1 – Riconosco la ferita e l’offesa;
2 – Accetto la rabbia, il risentimento, la voglia di vendicarmi;
3 – Identifico bene la mia perdita per rinunciarvi;
4 – Perdono me stesso;
5 – Capisco chi mi ha offeso;
6 – Trovo un senso all’offesa;
7 – Mi apro alla grazia del perdono.
All’interno di questo contesto terapeutico è stato molto interessante e liberante l’applicazione della Logosintesi: “Dalla rabbia al perdono”.
Applicazione della Logosintesi:
Carla: “Io non credo di valere. Non so accettare il mio valore”.
D: “Come soffri?”
Carla: – “Ho lo stomaco contratto, la gola chiusa, la pancia rigida, le gambe si irrigidiscono ed è come se volessi ritirarmi e fuggire.
Mi sento sbagliata, in colpa: Mi sento piccola, in balia di quelli grandi che mi prendono in giro. Penso che sono proprio una bambina, non sono alla loro altezza. Parlano alle mie spalle e ridono di me. Non è giusto. Provo una grande rabbia”.
D: “Cosa attiva la sofferenza?”.
Carla: “Vedo un gigante arrogante, più grande di me. Mi prende in giro. E’ davanti e mi sbaraglia completamente la vista e il movimento.. Sento caldo e una vibrazione contrazione nello spazio dentro di me”.
Applichiamo le tre frasi – “Ho una frase per te”:
1 – Recupero tutta la mia energia legata al gigante arrogante, più grande di me che mi prende in giro e …
2 – Allontano tutta l’energia che non mi appartiene legata al gigante arrogante, più grande di me che mi prende in giro, la allontano da ogni mia cellula, dal mio corpo, dal mio spazio personale e la rimando là dove essa appartiene.
D.: “Dimmi, cosa accade?”.
Carla: “Ho visto una persona, alta come me, davanti, sprezzante, che mi ignorava. Sento i muscoli contratti nelle gambe, penso che sia fatto così “lo scatto dell’atleta prima di correre”.
Applichiamo le frasi – “Ho una frase per te”:
1 – Recupero tutta la mia energia legata alla persona davanti a me, sprezzante, che mi ignora, la allontano da ogni mia cellula, dal mio corpo, dal mio spazio personale e la rimando là dove essa appartiene.
D: “Cosa succede? Soffermati su tutte le fantasie”.
Carla: “Ho spinto questa persona, L’ho buttata per terra. Avevo paura che si rialzasse. Vedo il suo corpo come se lo avessi ucciso io. Mi fa star male, mi sento in colpa. Tutto è deserto intorno. Alzo gli occhi e vedo il cielo tutto rosso attorno a me. Sento una voce:’Devi distruggere tutto quello che è intorno’ ”.
Applichiamo le frasi della Logosintesi -“Ho una frase per te”:
1 – Recupero tutta la mia energia legata al cielo tutto rosso attorno a me e alla voce che dice:’Devi distruggere tutto quello che è intorno’ e riporto la mia energia nel posto giusto in me stessa.
Carla: (Respira a fondo e si rilassa).
“E’ andata via tutta la colpa. E’ redenzione. Il cielo si è squarciato sopra di me. La luce mi ha colpito come un fulmine sulla testa; sono caduta per terra. E’ una redenzione violenta. L’erba ha cominciato a crescere, gli alberi a spuntare e dal corpo della persona è uscito un albero altissimo. Mi sono come svegliata e ho guardato la natura attorno e ho detto: “L’ho fatto io questo”. Il cielo era di un azzurro intensissimo e la luce bellissima.”.
Continuiamo con l’applicazione della seconda frase:
2 – Allontano l’energia che non mi appartiene legata al cielo rosso, al deserto attorno a me e alla voce che dice:’Devi distruggere tutto quello che è attorno a te, la allontano da ogni mia cellula, dal mio corpo e dal mio spazio personale e la rimando là dove essa appartiene.
Carla: (E’ distesa, sorride).
“Io ero sotto l’albero più grande. C’era un pugno di sabbia del deserto ed io, con la mano, tiravo su questa sabbia come ricordo di quello che era successo. Mi sono poi arrampicata sull’albero e vedevo tutto come da ‘un tetto sul mondo ’ “.
Continuiamo con l’applicazione della terza frase -“Ho ancora una frase per te”:
3 – Recupero tutta la mia energia legata a tutte le mie reazioni al cielo rosso, al deserto intorno a me e alla voce che dice:’Devi distruggere tutto quello che è attorno a te e la riporto nel posto dove deve stare.
Carla: “Ho visto che ero sull’albero che era cresciuto al posto di quella persona; la terra si apriva sotto l’albero; l’albero sprofondava e sprofondavo anch’io; la natura veniva risucchiata in questo buco; io aprivo gli occhi. Questo buco era dentro il mio cuore, tutto il paesaggio nel mio cuore. E’ rimasto il ricordo”.
D: “Quanto è ora il livello di stress? C’è ancora sofferenza legata a questo “buco” nel tuo cuore? La sofferenza che puoi sentire a chi credi sia una reazione? Di quale persona ti rimane il ricordo? Soffermati su tutte le fantasie legate a questa persona che ti ignora. Chi era quella persona che ti ha fatto arrabbiare proprio quando non potevi difenderti?”.
Carla: “Il livello dello stress ora è 3”.
Aggiunge che la persona è il padre assente, ne è rimasto un ricordo nel buco del cuore, ma insieme ai colori di un paesaggio nuovo. Ora riconosce il modello ispiratore della sua rabbia, ma anche la forza del suo cuore.
Applichiamo le frasi di Logosintesi:
1 – Recupero tutta la mia energia legata all’immagine del padre assente nel buco del mio cuore e la riporto al posto giusto in me stessa.
2 – Allontano tutta l’energia estranea legata all’immagine del padre assente nel buco del mio cuore, da ogni mia cellula, dal mio corpo, dal mio spazio personale e la rimando là dove realmente appartiene.
3 – Recupero tutta l’energia legata a tutte le mie reazioni all’ … e la riporto al posto giusto in me stessa.
D: “Cosa è successo?”
Carla: “Mi sento distesa, potrei dire libera. Lo stress è quasi 0. Mi sono rivista su “tetto del mondo” a contemplare un paesaggio nuovo e poi è stato vedere come uno specchio, lo stesso paesaggio dentro al mio cuore”.
Ho un’ultima frase per te: – “Adatto tutti i miei sistemi al mio stato attuale, a questo nuovo stato di coscienza”.
Carla si riprende, sorride.
“E’ stato bello; proprio come un film. Ho sentito una grande forza nel cuore. Dentro c’è passione: un rosso di fuoco.
Questo esercizio mi ha aiutato a valutare in modo diverso la mia rabbia e a liberare la mia energia.
Mi sento più libera della stretta morsa del passato e mi sento capace di perdonare.
Mi sento capace di restituire a questo padre assente la sua responsabilità ed io ho un’energia nuova per una vita nuova”.
Effetti dell’intervento a breve e lungo termine.
Il lavoro terapeutico con Carla sta ancora procedendo.
Il modello di relazione di aiuto che stiamo seguendo si sviluppa attraverso le fasi di coinvolgimento, esplorazione, comprensione, azione.
Con Carla il percorso è partito dall’esplorazione di dove si trova e, attraverso la comprensione di dove desidera o dovrebbe essere, vuole giungere all’azione per agire il cambiamento.
L’obiettivo finale dell’aiuto è di impegnare la cliente in processi che portano alla crescita e allo sviluppo della sua dimensione umana dal punto in cui si trova verso dove vuole essere.
L’applicazione della Logosintesi si inserisce molto bene in questo percorso di cambiamento guidato e può essere applicata a tutti i problemi che affiorano nel corso delle sedute di consulenza.
Inoltre, ho presentato a Carla le possibilità del self – coaching e lei ha compreso, accettato e utilizza la Logosintesi anche da sola per affrontare le sue difficoltà quotidiane personali e relazionali.
Estratto dalla Tesi di Maria Rita Ughetto
Il caso
Sabrina ha 54 anni, lavora in una casa di riposo, vive da sola o più precisamente con
diversi gatti che ha adottato, parla a raffica, a parte quando entra in contatto con sè, allora
è capace di notevole profondità e sensibilità. Frequentata il Centro che gestisco, da tempo
e ha già fatto altre sedute sporadiche di psicologia energetica ed una di Logosintesi.
Quindi conosce già alcuni elementi di base di Logosintesi (Punto quattro del cambiamento
guidato) ed è presente una consolidata alleanza di lavoro di fondo (Punto uno del
cambiamento guidato). Ha un atteggiamento leggermente maschile e appena entra ti
racconta i suoi guai. Sabrina mi chiede che vorrebbe risolvere una situazioni di “voci” che
la disturbano. Ho verificato che è praticamente consapevole che le voci che sente sono
sue, (le raccontano di amori immaginari) e non reputo necessario doverla indirizzare ad
uno psicologo o psicoterapeuta. Concordiamo una serie di almeno 5 sedute.
Prima seduta
Una breve meditazione guidata, anche per metterla a suo agio.
(Punto uno del cambiamento guidato Alleanza terapeutica o di lavoro).
Inizia a raccontarmi delle voci che sente. (Punto due del cambiamento guidato raccolta
informazioni).
A. Le voci come le senti?
S. Le voci, alcune le sento veramente, [ti racconto] una cosa che mi è successa, sono
andata a fare meditazione in chiesa.
A. Si.
S. Due anni fa ero in meditazione dato che lì c'è un'energia molto forte, io ho sempre
avuto un senso di colpa che meditazione non è come pregare, e mi sentivo in colpa nei
confronti di Gesù della chiesa, che non sono una brava cristiana; ho sentito Gesù che mi
diceva " Bene adesso tu vieni a messa, dici tutte le preghiere" e io mi sono alzata e ho gli
detto "No!" sono andata verso l'uscita e lui da dietro "No no non ti preoccupare
scherzavo....
A. [Risata].
S. E ho scoperto che anche Gesù ha il senso dell'umorismo.
[Poi mi racconta un episodio simile] S. Non lo so, ma queste voci le sento da dentro.
A. Si
S. Poi ci sono queste altre in auto che sento esterna che mi dice " Tu sei stupida" alla mia
sinistra
A. Quindi ci sono delle voci che senti dentro, che sono di sostegno che sono dei messaggi.
S. Come anche gli anziani appena morti una frase me la danno sempre, per esempio c'era
uno che stava male e sono riuscita, anche se avevo paura che si soffocasse a fargli
mangiare delle fragole, e il giorno dopo era morto e ho sentito che mi diceva "Almeno
sono riuscito a mangiare una fragola". [Ridiamo,poi mi racconta un episodio simile].
S. Alla mattina le telenovelas, quando sono ancora a letto sento qualcuno come se
parlasse di sopra, che mi fa delle dichiarazioni che mi dice di relazioni possibili, queste qui
non sono dei messaggi, sono delle valangate di "stupidaggini".
A. Si.
S. Mi è chiaro quando invece sono dei messaggi. [Un altro esempio di messaggio]
S. quelle frasi li mi arrivano quando non sto pensando niente, l'altro giorno stavo facendo
il giardino e non stavo pensando a niente e mi ha detto... il giorno prima mi ha detto....
S. Ho questi contatti e vorrei mantenerli, anzi vorrei anche approfondirli, però vorrei
chiarire sono anni che porto avanti questa confusione mentale, di quello che è veramente
e di quello che non c'entra niente; come si fa a sapere.
A. Scusa ma da quello che mi dici sai benissimo quando è qualcosa che ti sostiene, sai
quando è una cavolata, lo sai.
S. Anche perché lo sento di pancia tante volte o nel centro della testa le sento in modo
diverso.
A. Per cui sai quando i messaggi sono di un tipo o di un altro. Lo sai.
S. Ma si riesce ad eliminare l'altro?
A. Poi vediamo, per ora dimmi cosa vorresti. (Punto tre del cambiamento guidato
identificare le problematiche rilevanti per il cambiamento).
S. Imparare ancora di più la chiarezza per distinguere questi messaggi....
[Mi parla di alcune esperienze di channelling che ha avuto].
S. ... ma ero totalmente nell'amore, in uno stato di amore e di non mente...
A. Quindi hai delle esperienze chiarissime di questo tipo.
S. Si e mi piacerebbe averne di più, però dovrei essere più nel cuore.
A. Se sciogliamo alcune delle cose che ti disturbano avrai più energia disponibile e ti sarà
più facile essere nel cuore ed aprirti a questa dimensione ancora di più.
[Mi racconta delle sue pratiche spirituali e nel suo essere persistente nel praticarle al contrario
delle sue amiche, poi perde il filo].
S. ...mi sono persa.
A. Si, torniamo alle cose che vorresti dissolvere, che vorresti lasciare andare.
S. Si, non so se sono contraddittoria ma continuo ad avere l'idea di una relazione,
qualcuno che mi abbraccia mentre l'idea del sesso mi fa vomitare e lì è un po' un
problema...
A. Se vuoi avere una relazione, fa parte anche quello di una relazione.
S. Di fatti non sono convinta c'è una contraddizione di fondo però continuo a costruirmi
delle love story allucinanti... alle sei di mattina che potrei farci dei libri, poi l'ultima che
mi sono fatta l'avevo già sentita, perché in genere partono da persone che vedo che
incontro e poi mi faccio... no non sono io che lo faccio il film perché io lo ascolto.
A. Si.
S. ho la sensazione di ascoltarlo, ma non devo seguire questa cosa è una stupidaggine e
me lo dico sempre, però non riesco a non farlo.
A. Descrivimi com'è per te quando ascolti le voci (Punto cinque del cambiamento guidato
focalizzarsi su un'esperienza ed i suoi attivatori).
S. Una volta era paura, terrore, mi terrorizzavano,dicevano che avevo l'AIDS, che le
persone si suicidavano, come è successo a Francesca che il suo compagno si è suicidato, di
fatti quando ho lasciato Mario avevo paura che si suicidasse, gli telefonavo per accertarmi
che stesse bene.
A. Cosa senti nel corpo quando senti le voci? Senti delle sensazioni fisiche?
S. No adesso no ho più quelle cose li di panico, perché avevo paura di fare del male con la
Diksha, ma con la Diksha non puoi fare del male.
A. Che pensieri ti vengono quando senti le voci?
S. Nessuno, stavo a sentire.
A. Che disagio provi da 0 a 10, sentendo le voci, 0 è niente 10 è il massimo,
insopportabile?
S. Una volta erano terrorizzanti adesso così così.
A. Ti sei abituata?
S. Si diciamo 5.
A. Le percepisci come esterne, mi dicevi, da che parte ti arrivano?
[È confusa al riguardo]. S. Quando sono a letto, sopra e a destra.
A. Il tuo corpo aveva detto a sinistra?
S. Si quando sono in macchina le sento a sinistra che mi dicono che sono stupida.
A. Vedi qualcosa?
S. No non sono visiva.
A. Oltre le voci percepisci qualcos'altro?
S. No.
A. Queste voci come le chiamiamo? Definiamo un modo di chiamarle.
S. La telenovela del mattino.
A. Ho una frase per te. (Punto sei del cambiamento guidato elaborazione).
F1 Recupero tutta la mia energia dalla telenovela del mattino e la riporto nel posto
giusto in me stessa.
Lasciamo agire la frase. …. Ho un'altra frase per te:
F2 Allontano tutte le energie estranee connesse alla telenovela del mattino, le
allontano da tutte le mie cellule, da tutti i miei corpi, dal mio spazio personale, da tutte le
mie dimensioni e le libero nella Luce.
Lasciamo agire la frase. … Ho un'altra frase per te:
F3 Recupero tutte le mie energie da tutte le mie reazioni accumulate sin' ora alla
telenovela del mattino, riporto la mia energia nel posto giusto in me stessa. ….
A. Cos'è cambiato?
S. Che sono più sorda di prima [Ride, è ancora un po' stordita dall'elaborazione].
A. Cos'è cambiato da prima?
S. Non lo so mi sento strana, ho una strana sensazione in testa, non è che mi si
rimpicciolisce di più il cervello [Ride].
A. Una sensazione di apertura o chiusura?
S. Come qualcosa che mi comprime.
A. Si, ha un colore? Un suono?
S. No.
A. Come la chiamiamo questa cosa che ti comprime?
S. Qualcosa dentro che mi stringe nella testa.
A. Ho una frase per te:
F1 Recupero tutta la mia energia da questo qualcosa che mi stringe nella testa e la
riporto nel posto giusto in me stessa.
A. Lasciamo agire la frase. …. A. Ho un'altra frase per te:
F2 Allontano tutte le energie estranee connesse a questo qualcosa che mi stringe nella
testa , le allontano da tutte le mie cellule, da tutti i miei corpi, dal mio spazio personale,
da tutte le mie dimensioni e le libero nella Luce.
A. Lasciamo agire la frase. … Ho un'altra frase per te:
F3 Recupero tutte le mie energie da tutte le mie reazioni accumulate sinora a questo
qualcosa che mi stringe nella testa , riporto la mia energia nel posto giusto in me
stessa.
A. Cos'è cambiato?
S. … [Mugugna].
A. C'è ancora questo qualcosa che ti stringe nella testa?
S. Si ancora più forte.
A. Anche più forte e si è definita in un qualche altro modo?
S. Ma secondo me è una cosa collegata al terzo occhio, è come se si stesse solidificando,
sento qualcosa di solido.
F1 Recupero tutta la mia energia da questo qualcosa di solido dentro la fronte e la
riporto nel posto giusto in me stessa.
Lasciamo agire la frase ….
F2 Allontano tutte le energie estranee connesse a questo qualcosa di solido nella fronte,
le allontano da tutte le mie cellule, da tutti i miei corpi, dal mio spazio personale, da tutte
le mie dimensioni e le rimando nel tempo e nel luogo dove realmente appartengono.
Lasciamo agire la frase … [mi accorgo che pensa].
A. Lasciare agire la frase significa non pensarci.
S. Si sta sciogliendo.
A. Bene, lascia che continui ad agire ...
F3 Recupero tutte le mie energie da tutte le mie reazioni accumulate sinora a questo
qualcosa di solido nella fronte, riporto la mia energia nel posto giusto in me stessa. ...
A. Cos'è cambiato?
S. C'è un po' meno questa cosa.
A. E oltre a questo? Cosa è cambiato in generale?
S. Sto abbastanza bene, solo sento questo lato e l'orecchio, non so se ho preso uno
strappo.
A. Senti la parte destra, come la senti?
S. Più pesante.
F1 F2 F3 su la parte destra più pesante.
S. Mi sento stanca.
[Le verso dell'acqua]. A. Bevi questo bicchiere d'acqua.
A. Adesso, se ripensi alla voce della telenovela del mattino, quanto ti disturba da 0 a 10?
S. 3. Ho una percezione diversa relativamente a questa cosa.
A. Bene, come la definiresti sempre la telenovela del mattino o in un modo diverso?
S. Le voci che non sono vere.
A. Ho una frase per te:
F1 F2 F3 su “le voci che non sono vere”.
S. Adesso ho come una barra sulla fronte.
F1, F2, F3 su “questa barra sulla fronte e a tutto ciò che rappresenta” ….
A. Cos'è cambiato?
S. Non riesco a tenere gli occhi aperti (è stanca e provata).
A. Fai qualche respiro profondo e consapevole. [I suoi respiri sono abbastanza superficiali].
F1, su qualsiasi ostacolo a un respiro profondo e completo …
S. Ho il cervello nel caos.
A. Ripeti questa frase: Adatto tutti i miei sistemi ai cambiamenti in corso.
S. Meglio.
F2, F3, su qualsiasi ostacolo ad un respiro profondo e completo …
A. com'è il respiro adesso?
S. Meglio, ma ho ancora un peso in testa.
A. Ripeti questa frase: Adatto tutti i miei sistemi ai cambiamenti in corso ….
A. In questo momento da 0 a 10 dimmi quanto è il disturbo relativamente alle voci che
non sono vere?
[Fa una battuta e ride]. S. Ho la sensazione di una cosa lontanissima.
A. Bene mettila in un numero da 0 a 10 questa cosa lontanissima.
S. Due.
A. Bene, per oggi la lasciamo qui. Nelle prossime ore e nei prossimi giorni, utilizza la
frase: Adatto tutti i miei sistemi ai cambiamenti in corso.
Seconda seduta
[Una breve meditazione guidata, anche per metterla a suo agio].
Mi riferisce che il SUD relativamente alla “telenovela del mattino” che al termine della
prima seduta era sceso a 2 è tornato a 5, dato che questa notte è rimasta sveglia dalle tre
alle cinque a raccontarsela.
A. Questa voce è una parte di te, cosa crede?
S. Se trovassi un compagno sarei più tranquilla, più serena, saprei su chi contare, è una
favola comunque perché non è detto... dipende chi trovi, le persone hanno anche un lato
negativo.
A. Per adesso raccontami solo quello che crede quella parte lì.
S. È che sono in contraddizione.
A. Vero quando ci sono più parti sei in contraddizione, una parte crede una cosa e un'altra
ne crede un'altra.
Dato che mi dice che una parte di lei vorrebbe una relazione e una parte no, scelgo di utilizzare
lo strumento delle mappe e anche perché per lei diversamente è più difficile rimanere in un
aspetto e esprimere cosa crede e sente quella parte. Le faccio mettere un segnaposto per la
parte “se avessi un compagno sarei più serena” uno per la parte che non vuole la relazione ed
uno per il testimone.
La faccio spostare nelle varie posizioni, in questo modo diventa facile far emergere le fantasie,
le credenze, le memorie delle due parti antagoniste e le annoto via via che emergono.
Poi lasciando la mappa piazzata torniamo a sedere.
S. Ho visto troppe liti tra i miei, e ho avuto sempre delle relazioni con dei disgraziati..... c'è
il sogno di trovare una persona che sia tranquilla, equilibrata, però allo stesso tempo
penso che sia un sogno che non può succedere. Succede solo nelle telenovelas, quella di
stanotte..
A. Le relazioni che ti sei attirata sinora sono state di un certo tipo dato che nel tuo spazio
personale vibrano alcune energie bloccate, se le sciogliamo attirerai delle relazioni
diverse.
S. Adesso non attiro nessuno, non vado oltre il mio giardino!
A. Con questo set di credenze qua mi stupirei … [Ridiamo].
A. Ho una frase per te:
F1 Recupero tutte le mie energie da tutte le mie fantasie collegate a “se avessi un
compagno” e la riporto nel posto giusto in me stessa.
F2 su “se avessi un compagno”.
F3 Recupero tutta la mia energia da tutte le mie reazioni accumulate sinora alla fantasia
che se avessi un compagno sarei meno sola e al fatto che non si è realizzata e
riporto la mia energia nel posto giusto in me stessa.
F3 bis Recupero tutta la mia energia da tutte le mie reazioni accumulate sinora alla
fantasia se avessi un compagno avrei un sostegno e al fatto che non si è realizzata
finora e riporto la mia energia nel posto giusto in me stessa.
F3 tris su alla fantasia se avessi un compagno avrei qualcuno che mi vuole bene e al
fatto che non si è realizzata.
F1 F2 F3 su la fantasia “se avessi un compagno avrei calore umano” (in F3 aggiungo: e
al fatto che non è così).
F1 F2 F3 su la credenza “se avessi un compagno non potrei più fare tutto quello che
voglio”.
F1 F2 F3 su “sono troppi gli anni che sono da sola per avere una relazione”.
F1 F2 F3 su “faccio fatica ad immaginarmi con un compagno”.
A. Le discussioni tra tuo padre e tua madre, qualcuna in specifico che ti viene in mente?
S. Quando uscivano in macchina insieme una volta al mese, mio padre aveva una guida
sportiva e lei soffriva il mal d'auto, e quando soffriva lei, soffrivo anch'io, e si finiva per
litigare tutto il tempo.
A. Questo film qui come lo chiamiamo?
S. Uscire in auto con i miei.
A. Da 0 a 10 quanto ti disturba “uscire in auto con i miei”?
S. 10.
A. Ho una frase per te:
F1 F2 F3 su “Uscire in auto con i miei”(in F2: Allontano tutta l'energia dei miei
genitori... e la rimando a loro nel loro vero Sè).
A. Cos'è cambiato?
S. Una sensazione di rilassamento.
A. Se ripensi adesso a questi ricordi quanto stress ti da?
S. un po meglio 8 ho anche una foto di mia madre sul marciapiede che sta male.
F1 F2 F2bis F3 su l'immagine e il ricordo di mia madre seduta sul marciapiede che
sta male e su tutto ciò che questo rappresenta (in F2: Allontano tutte le energie di mia
madre.. F2bis: Allontano tutte le energie di mio padre).
[Qui è in contatto con le emozioni precedentemente congelate].
A. Cos'è cambiato?
S. Prima ho visto dei cocci di vetro e poi sono spariti ed è rimasto un buco nel cuore.
F1 F2 F3 su l'immagine del buco nel cuore e di ciò che rappresenta.
A. Cos'è cambiato?
S. Sono sul triste rassegnato, sento il dispiacere sul cuore.
A. Se ripensi al ricordo di quando uscivate in auto insieme.
S. 6/7.
[Il tempo della seduta volge al termine, per concludere le faccio esplorare nuovamente la
mappa poi la posiziono sul segnaposto del testimone].
A. Se rappresentassero qualcuno della tua vita queste due parti chi sarebbero?
Riconosce immediatamente la madre nella parte che sogna una relazione e subito dopo il
padre nella parte che rifiuta una relazione. Poi le faccio raccogliere i segnaposto della mappa.
Osservazioni
Nel periodo tra la seconda e la terza seduta ri-partecipo al livello base, che tra l'altro nel
frattempo ha cambiato formato e da due è diventato di tre giorni. Ovviamente il modo di
insegnare si è evoluto ed è migliorato. Questo mi permette di riconoscere e correggere
alcuni errori nella pratica del metodo e in specifico:
– di essere più attento non solo a trovare l'attivatore ma anche far si che la persona
passi dalla personalità apparentemente normale alla personalità emotiva, cioè di
aprire qualche breccia nella dissociazione secondaria in modo che la persona rientri
in contatto con le emozioni congelate della dissociazione primaria;
– di continuare a cercare l'attivatore non solo nel primo giro ma anche nei successivi.
Spesso alla domanda “Cosa è cambiato?” Il cliente risponde con un sintomo come
ad es: un nodo alla gola, un peso allo stomaco, qui il modo corretto di procedere è
di cercare l'attivatore del nodo alla gola, del peso allo stomaco, invece prima nel
secondo giro utilizzavo la reazione come se fosse un attivatore. Errore commesso
nella prime due sedute.
Terza seduta
[Una breve meditazione guidata, anche per metterla a suo agio].
Verifico le variazione dello stress e della frequenza delle “voci”.
La frequenza prima dell'inizio dei trattamenti era 8 e lo stress 5.
Nell'ultimo periodo dopo il secondo trattamento la frequenza 3 e lo stress 2.
Riprendiamo la mappa della volta scorsa, con il testimone, la parte che fantastica su un
rapporto, la parte che vuole stare da sola, la esplora nuovamente.
Nella posizione che desidera una relazione entra subito in contatto con le emozioni,
tristezza e, in forma leggera, ansia, panico, paura poi anche un po' di rabbia.
A. Per cos'è questa rabbia?
S. Perché non si realizza niente! Sono tutte fantasie, allucinazioni del mio inconscio... ma
non si realizza nulla. [Poi divaga, la riporto sul sentire].
A. Chiudi gli occhi, quello che non si realizza, dov'è? Nel tuo corpo nel tuo spazio intorno
a te?
S. Ho smesso di respirare, in fondo c'è la paura che si realizzino....
A. Non elaborare mentalmente per favore ritorna a quello che sente questa parte.
A. Qual'è la fantasia più grande?
S. Ne ho fatte tante...
A. Si al di là dei particolari, qual'è il tema centrale?
S. La fantasia che inizio una relazione.
A. Questa fantasia nel tuo spazio personale dov'è? Con gli occhi chiusi percepisci dov'è
registrata, immagazzinata?
S. Prima cadevo in avanti, adesso all'indietro, è qua [mi indica un punto].
A. Come sai che è li, ha una forma, un colore, ha un suono?
S. So che è li (e mi indica un punto davanti a lei).
A. Ho una frase per te:
F1 F2 F3 su la fantasia che inizio una relazione. (in F3 aggiungo: al fatto che non
succede e al fatto che una parte di me non vuole una relazione...)
A. Cos'è cambiato?
S. Io continuo a pensare non è che non trovo relazioni, trovo solo storie di sesso .... una
come me non la vuole nessuno. [e divaga].
A. Un pezzo per volta. La fantasia, c'è ancora la fantasia?
S. Ma non è proprio una fantasia.... Per un po' nega che l'origine delle voci è dentro di lei, le
ripresento il concetto che non è lei ma una parte della sua personalità, sembra accettarlo, mi
dice che una volta era molto peggio, le voci erano su storie terrorizzanti ora sono per la
maggior parte telenovelas, di come psicologo e psichiatra le avevano spiegato che non era
pazza come credeva lei. Poi incomincia a parlare di sua madre e di quanto abbia sofferto con
lei. Le chiedo di mettere un segnaposto per sua madre.
Improvvisamente si apre e mi descrive la dissociazione secondaria:
S. Era come se avessi questo bisogno incolmabile d'amore che non veniva mai soddisfatto
perché non riuscivo a darmi il tempo di realizzare una relazione, tutto finiva solo in storie
di sesso o di interesse degli altri nei miei confronti, gli serviva una casa, dei soldi... e non
avendo frequentato un certo ambiente, una persona sana con i piedi per terra, non la
trovo ora, figurati allora ed ero sempre nella disperazione più totale per questo bisogno
d'amore…. Avevo bisogno che qualcuno mi toccasse, mi abbracciasse per sentirmi viva…
mi raccontavo quell'amore che non c'era, io mi illudevo che ci fosse, sapendo benissimo…
una cosa tremenda praticamente. Capisco che ora sono glaciale, rispetto a com'ero, ho
sofferto talmente tanto che mi sono pietrificata.
A. Prova a tornare nello spazio del testimone, … come ti senti se guardi verso tua madre?
S. Non ho un grandissimo dispiacere.
A. Sei disponibile a sperimentare la sua posizione?
Si sposta nella posizione che rappresenta la madre, la lascio un attimo a sentire.
A. Impersonando lei, ti volti verso di te, verso il segnaposto che ti rappresenta.
S. Per certi aspetti sono diventata come lei, l'unica differenza che io lavoro e ho un
minimo di autonomia, lei era chiusa li, ed era completamente fuori di testa e dava fastidio
a tutti i vicini….
A. Ora dici la frase come se fossi tua madre, la dici per conto suo.
F1 Recupero tutta la mia energia legata a te Sabrina e ti lascio libera al tuo destino,
recupero tutta la mia energia e la riporto nel posto giusto in me stessa. …
Sento che una parte si è sciolta ma che ci sono degli impedimenti che vengono dalla
generazione precedente.
A. Se ci fosse qualcuno che ostacola questo scioglimento di energia che stiamo facendo
qua, del sistema famigliare, chi sarebbe? Chiudi gli occhi e prova a sentire. [E la faccio
girare verso dietro, verso gli antenati].
A. Metti due segnaposti uno per il nonno e l'altro per la nonna.
S. Mia madre aveva un legame morboso con suo padre, forse doveva essere il maschio che
non aveva mai avuto, lui aveva avuto solo femmine, anch'io avrei dovuto essere un
maschio.
A. Molto interessante. [La faccio posizionare nella postazione del nonno, rivolto verso la
madre della cliente] Tua madre si chiamava?
S. Rita.
A. Ora dici le frasi come se fossi il nonno:
F1 Recupero tutta la mia energia legata a te Rita, a tutte le mie speranze, aspettative e
fantasie su di te e la riporto nel posto giusto in me stesso. [Qui è necessaria una pausa
relativamente lunga di elaborazione, circa 5 minuti].
F2 Allontano tutta l'energia estranea connessa a queste fantasie, speranze, aspettative
su di te Rita, l'allontano da tutte le mie cellule, da tutti i miei corpi, dal mio spazio
personale, dal mio destino e la libero nella Luce.
F3 Recupero tutta la mia energia da tutte le mie reazioni accumulate sinora a queste
speranze aspettative e fantasie su di te Rita e sul fatto che molte di queste non si
sono realizzate, riporto la mia energia nel posto giusto in me stesso.
Dopo l'elaborazione, la faccio spostare nella posizione della nonna:
F1 F2 F3 su fantasie, aspettative e speranze su di te Rita.
Dopo l'elaborazione, la faccio spostare nella posizione della madre, volgendola verso di lei.
F1 su fantasie, speranze e aspettative su di te Sabrina e ti lascio libera al tuo
destino.
F2 su fantasie, speranze e aspettative su di te Sabrina.
F3 su fantasie, speranze e aspettative su di te Sabrina.
A. Cos'è cambiato?
S. Ho immagini di mia madre felice contenta.
La faccio uscire dalla posizione della madre e guardare alla mappa, se vuole spostare
qualcosa, mi dice che vorrebbe stare solo nella posizione del testimone e non ha interessi ne
verso le fantasie ne verso l'altra parte, ora me la descrive come la parte razionale (maschile)
che si occupa delle questioni legate alla sopravvivenza: “Ne ho abbastanza di questa sono
quasi sempre qui”. Le faccio raccogliere la mappa. Poi entra nel lamento, le spiego che tutta
l'energia che era bloccata nelle fantasie e che ha recuperato le sarà disponibile per essere più
presente e per occuparsi invece di preoccuparsi, che abbiamo sciolto cose vecchie nel sistema
famigliare e che comunque si può procedere solo un passo alla volta. (Punto 4 del
cambiamento guidato). Mi racconta che ha una foto di quando aveva 11 anni con suo padre e:
S. …Assomigliavo a mia nonna, sembra che avessi 30 anni.
A. Chiudi gli occhi e dimmi dov'è quest'immagine di te a 11 anni, che come dici, sembravi
una vecchia, guarda senti nel tuo spazio personale. [Mi indica dietro]. Permettiti di sentire
quello che sentiva quella ragazzina. [Vedo che è entrata in contatto con l'emozione e la
fermo dal verbalizzare che la porterebbe fuori dalla personalità emozionale]. Ok, non è
necessario che dai un nome a queste emozioni.
F1 F2 F3 su l'immagine e il ricordo di me ragazzina a 11 anni che sembro una vecchia
e di tutto ciò che questo rappresenta.
A. Cos'è cambiato?
S. ho il cuore che mi batte a mille, mi è venuto in mente un ricordo, a 11 anni mi sono
venute le mestruazioni e non sapevo che cosa fossero, ed ero sconvolta, mia madre mi ha
detto che non potevo più andare in bicicletta con i maschi altrimenti restavo incinta.
A. Il ricordo che ti arrivano le mestruazioni e non sai cosa sono, dov'è nel tuo spazio
personale?
S. Ho una sensazione di cadere verso il basso [indica verso il basso].
A. Se pensi a questo ricordo com'è?
S. E' un'immagine.
A. In questa immagine ti vedi da dentro o da fuori?
S. Da fuori.
A. Ho una frase per te: Recupero tutta la mia energia e tutte le parti di me che,
quando ho avuto la prima mestruazione e non sapevo che cos'era, si sono
allontanate, le recupero e le riporto nel posto giusto in me stessa.
Dopo l'elaborazione verifico e, nel ricordo che quasi non trova più, si vede da dentro.
Le parti allontanatesi per lo shock sono recuperate.
A. Se pensi a tua madre che ti dice “non andare in bicicletta con i maschi altrimenti rimani
incinta” dove la vedi, senti, ascolti nel tuo spazio personale? [Mi indica un punto].
F1 F2 F2 su ricordo e l'immagine di mia madre che mi dice ora che hai avuto le
mestruazioni non puoi più andare in bicicletta con i maschi altrimenti rimani
incinta (in F2 Allontano tutta l'energia di mia madre connessa…).
A. Cos'è cambiato?
S. Sento più spazio dentro.
Nella verifica al termine della seduta sul tema delle “voci”: lo stress è sceso 1!
Quarta seduta
[Una breve meditazione guidata, anche per metterla a suo agio].
A. Quando scendi giù nella pancia stai maglio?
S. Si.
A. Facciamo una verifica, Quanto frequenti e quanto stress ti danno le voci in quest'ultimo
periodo dall'ultima seduta?
S. Le voci sono abituata le sento da piccola… frequenza 6, stress 2, se pensi che questa
cosa mi faceva impazzire ora va molto bene!
[Mi parla delle difficoltà che aveva con sua madre e poi del fatto che ora con una amica riesce
a trattenersi dal cercare di convincerla a fare diversamente da come questa amica ha scelto].
A. Se pensi a tua mamma adesso come senti?
S. Pensavo prima a questa cosa dei leghisti dei fascisti prima in bicicletta....
A. Cosa?? Cosa ha a che fare con tua madre?
S. Mia madre era così: era una cattolica trasformata in questo, perché ha vissuto il periodo
del fascismo, una vittima che impara dal tiranno, si è presa un sacco di botte perché non
volevano comperarle il vestito da piccola italiana. Le donne della mia famiglia sono state
tutte violentate dai fascisti, dai tedeschi, una faccenda abbastanza incasinata, mia madre
che erano bambine… le altre… compresa mia nonna…. Diciamo che avevo molto più
rancore nei suoi confronti, poi cercando di capire, di lasciare andare e anche il lavorare
con gli anziani. Bene, la penso abbastanza con amore non ho più tutto quel rancore nei
suoi confronti visto la vita che ha avuto dentro e fuori dalla psichiatria non è stata tutta
colpa sua, era così, perché era così. Mia madre fin da piccola mi diceva “tu as el diaul” (tu
hai il diavolo…), io ero un demonio, cioè avevo un casino di energia, iperattiva,
probabilmente lo stress della loro situazione, mio fratello sordo… e ho continuato ad
avere sempre questa cosa anche dopo, con il sesso con le altre cose, e poi sentendo le voci
era un po difficile non pensare che non avessi il demonio. Ed è stata una cosa abbastanza
pesante, però lei ha fatto quello che poteva con le sue possibilità. Quindi razionalmente la
penso bene, la vedo sorridente felice, mi sento felice.
A. Ti capita di fare pensieri del tipo:” Se avessi avuto una madre differente…?
S. Si una volta lo pensavo, … [e fa il raffronto con la sorellastra che ha avuto una madre
diversa].
A. Se pensi a tuo padre come ti senti?
S. Come ho cancellato Ronaldo ho cancellato anche mio padre… non riesco lo sento
molto meno….
A. Proviamo a mettere giù una mappa. Metti un segnaposto per tuo padre e poi altri per
chi è collegato a lui. Poi chi c'è, tuo fratello?
S. Si.
A. L'altra donna?
S. Anna che è la madre di Roberta la mia sorellastra che è nata in Inghilterra e ha la
doppia cittadinanza.
A. I genitori di tuo padre li hai conosciuti.
S. Si li ho conosciuti e anche li c'era tutta una faccenda.
A. Che faccenda c'era?
S. C'era il nonno che aveva messa incinta la sorella della moglie e sua moglie lo ha
tiranneggiato per tutta la vita. Teatrale.… Non mi piaceva andarla a trovare perché
rimanevo sconvolta, abbracciava sempre e sembrava una meridionale, falsa come non so
cosa. Lui invece era più buono.
A. Facciamo una bella cosa, scrivi sui fogli chi sono, altrimenti ci perdiamo.
A. Tuo papà si chiamava?
S. Armando. Mia nonna Giuseppina, Pina la chiamavano, metteva zizzania dappertutto
dove poteva, anche mia madre era così, mio padre non ha avuto molta fantasia. Il nonno si
chiamava Sergio, mio fratello Gino, Anna e Roberta. Di fatto anche la seconda moglie di
mio padre aveva lo stesso fisico, gli stessi difetti, solo più giovane.
A. Disponili come ti sembra meglio e poi fai un giro intorno alla mappa.
S. Si... no aspetta.. così.
A. Scegli il tuo posto da dove osservi questa mappa.
S. Qui.
A. Dove senti che c'è più tensione?
S. Non saprei non riesco a sentire.
A. Ok prendi il posto di tuo fratello, e lui si gira verso di te, verso il tuo posto. e fra poco
dirai le frasi che ti suggerisco al posto suo come se fossi lui.
F1 Recupero tutta la mia energia legata a te Sabrina e la riporto nel posto giusto in me
stesso. …
F2 Allontano tutta l'energia estranea che mi collega a te Sabrina e al tuo destino, le
allontano da tutte le mie cellule da tutti i mie corpi dal mio spazio personale e le libero
nella Luce. …
F3 Recupero tutte le mie energie da tutte le mie reazioni collegate a te Sabrina e al tuo
destino e riporto la mia energia nel posto giusto in me stesso. …
A. Fra un secondo ritorna al tuo posto.
S. Sto pensando ad un sacco di cose che non c'entrano niente.
A. E guardi lui. F1, F2 , F3 su collegata a te Gino e al tuo destino …
A. Cosa è cambiato?
S. Bene.
A. Bene, cos'è cambiato? in che modo è cambiato?
S . … So che fa' una c*****a, però sono tranquilla è un problema suo. (poi mi parla del
rapporto con suo fratello e sua cognata e concordiamo di non occuparci di questo per ora).
A. Guarda cosa è cambiato nella mappa, guarda se ti sembra tutto al posto giusto o se vuoi
spostare qualcosa, qualcuno, fai anche un giro intorno.
S. Li sento molto lontani, anche mia sorella, c'è questa cosa della sorella, io tratto le mie
colleghe come sorelle, mi manca questa cosa.
A. (Mi appunto quest'ultimo tema da affrontare in futuro) OK, Guarda tra chi c'è li nella
mappa guarda dove c'è più energia bloccata. Prova a sentire qui, verso tuo padre,
soffermati un attimo su tuo padre.
S. … ho poca stima delle donne.
A. Che ti ha passato lui?
S. Si, lui questa cosa l'ha riversata su di me, perché non ero inconsapevole e deficiente
come mia madre, però questa cosa lui ce l'aveva nei confronti di tutte le donne, quindi era
una cosa dovuta….
A. OK vai nel suo segnaposto e rivolgiti verso il tuo segnaposto. Permettiti di sentire
dentro. …
S. Mi vedo piccola, quando sono cresciuta mi ha abbandonato, e con mia sorella ha fatto la
stessa cosa…. mi vedo piccola.
A. La frase che ora ti suggerisco la dici al posto suo, come se fossi lui.
F1 Recupero tutta la mia energia legata a te Sabrina e al tuo destino, la recupero e la
riporto nel posto giusto in me stesso A. lasciamo agire la frase …
F2 Allontano tutta l'energia estranea che ho riversato su di te Sabrina e sul tuo
destino, l'allontano da tutte le mie cellule, da tutti i miei corpi, dal mio spazio personale e
la libero nella Luce. …
F3 Recupero tutta la mia energia da tutte le mie reazioni collegate a te e al tuo destino e
la riporto la mia energia nel posto giusto in me stesso. …
S. Mi viene in mente questa fotografia che mi guarda come se fossi scema.
A. Aspetta un attimo… ora ritorna alla tua posizione e parlami di questa immagine.
S. Adesso lo vedo un po' meglio.
A. Bene, ora parlami un po' di questa immagine che è venuta a galla.
S. É in una delle foto….
A. Lui ti guarda come se tu fossi scema?
S. Si, si commisera secondo me, sta pensando "Non c'è niente da fare ho una figlia
stupida" cattiva probabilmente anche, sono così cattiva perché mentre lui rimane in
ospedale gli ultimi sei mesi della sua vita io me ne vado a fare la stagione a Firenze (dato
che lui mi ha abbandonato)... perché dovevo stare lì a vegliare uno che neanche conoscevo
e poi c'era Anna (che poteva occuparsi di lui), c'era...
A. Chiudi gli occhi.
S. C'era mia madre... (che poteva occuparsi di lui).
A. OK, chiudi gli occhi, questa immagine, questo ricordo dov'è nel tuo spazio personale.
S. Sai, chi mi piglia così. [Un respiro affannoso quasi asmatico e con le mani indica come un
blocco dalla gola giù fino al bacino]
A. A parte la reazione, dov'è questa immagine di lui che ti guarda in questo modo.
S. Lo ricordo qui (indica davanti) come quando è stata fatta la foto.
A. Come lo chiamiamo questo ricordo? L'immagine di mio papà di quando abbiamo fatto
la foto e mi guardava come se fossi stupida?
S. Si, stupida e cattiva. A. OK.
F1 Recupero tutta la mia energia collegata all'immagina di mio papà di quando
abbiamo fatto la foto e mi guardava come se fossi stupida e cattiva, e a tutto ciò che
questo rappresenta, la recupero e la riporto nel posto giusto in me stessa …
F2 Allontano tutta l'energia estranea collegata all'immagina di mio papà di quando
abbiamo fatto la foto e mi guardava come se fossi stupida e cattiva, l'allontano da
tutte le mie cellule, da tutti i miei corpi, dal mio spazio personale e la libero nella Luce. ...
F2bis Allontano tutta l'energia di mio papà collegata all'immagina di lui, di quando
abbiamo fatto la foto e mi sembrava che mi guardasse come se fossi stupida e cattiva,
l'allontano da tutte le mie cellule, da tutti i miei corpi, dal mio spazio personale e la
rimando a lui nel suo vero Sè. ...
F3 Recupero tutta la mia energia da tutte le mie reazioni collegata all'immagine di mio
papà di quando abbiamo fatto la foto e mi sembrava che mi guardasse come se fossi
stupida e cattiva, la recupero e la riporto nel posto giusto in me stessa. …
A. Cos'è cambiato?
S. Mi è venuto in mente Casper (il gatto) ...mio marito, che è super offeso.
A. Cioè, stai divagando?
S. No ho il gatto che sta male, è collegato a mio padre che stava male, il gatto sta male, è
così, succede.
A. Mi dicevi che sei andata via, tu sapevi già cosa sarebbe stato? Se non stavi li?
S. Ma intanto l'ho visto una volta e non mi ha neanche rivolto la parola, mi sono seduta
come una cretina sul letto davanti a lui.... (..) era pesante parlare con mio padre, non mi
stupisce che per me con le donne è un disastro.
A. Ti ricordi che sei all'ospedale e lo guardi intontita. Dov'è quest'immagine? nel tuo
spazio personale? … Chiudi gli occhi un attimo. Guarda! Senti! Ascolta! Quest'immagine
questo ricordo.
S. No, mi squilibra questa cosa, fino ai piedi, le gambe, mi sento tutta....
A. Si, quanto ti disturba quest'immagine, questo ricordo da 0 a 10?
S. è passato tanto tempo….
A. Si quanto ti disturba?
S. Sento l'occhio che mi va strabico....
A. Si, dimmi quanto ti disturba, dammi un numero da 0 a 10.
S. Non riesco, non è che mi dà poi così fastidio, non riesco a vedere bene, boh 5.
A. OK 5, nel tuo spazio personale chiudi gli occhi e dimmi dov'è questo ricordo questa
immagine, Guarda, senti. [Mi indica una posizione dietro].
F1 Recupero tutta la mia energia collegata all'immaginae e al ricordo di quando sono
andata a visitare mio padre in ospedale, e riporto tutta la mia energia nel posto giusto
in me stessa. …
F2 Allontano tutta l'energia estranea collegata all'immagine e al ricordo e a tutto ciò che
questo rappresenta, di quando sono andata a visitare mio padre in ospedale,
l'allontano da tutte le mie cellule, da tutti i miei corpi, dal mio spazio personale, da tutte
le mie dimensioni e la libero nella Luce. …
F3 Recupero tutta la mia energia da tutte le mie reazioni accumulate sinora, collegata
all'immagina ed al ricordo e a tutto ciò che questo rappresenta di quando sono andata a
visitare mio padre in ospedale, la recupero e la riporto nel posto giusto in me stessa. …
[Fa un profondo respiro].
A. Cos'è cambiato?
S. Mi è venuto di dirgli grazie.
A. Beh allora qualcosa è cambiato.
S. Subito, poi ho sentito grazie, me lo sarò detta da sola, ma comunque... ed ero già in
vacanza con il vespino.
A. Quale vespino?
S. Quello che prenderò in queste prossime vacanze a noleggio.
A. Ok lasciamola qua per adesso, raccogli la mappa.
S. Ho come un rifiuto ad entrare in queste cose.
A. Questa cosa era un peso... Se ripensi a questa cosa ora quanto ti stressa? Quanto ti
disturba?
S. Niente.
A. Bene quindi prima era 5 ed ora niente! Quindi è cambiato un bel po'!
S. E anche ho avuto altre immagini mentre dicevo tutta sta cosa, di mio padre, immagini
molto forti di quando ero piccola, di quando lui è stato cattivo con me ed ha avuto delle
reazioni esagerate, perché ci vedevamo poco però quel poco....
A. Era diverso?
S. Si mi sono venute su anche quelle, ti racconto una, due cose, troppo assurda quando ho
fatto le tonsille,..., ho tolto le tonsille e lo facevano ambulatorialmente una volta, solo con
l'anestesia locale, io devo essere svenuta, mi ha regalato una bambola che era grande
come me con i volant, mi han dato il gelato e poi mi hanno portato a casa. Ti ricordi della
faccenda del mal d'auto..... Io il sangue dell'operazione l'avevo inghiottito, ho cercato di
tenere duro, ma sono arrivata fino a dove lui ha frenato e parcheggiato davanti casa e ho
vomitato in auto il sangue, è diventato una belva.
A. Chiudi gli occhi un attimo, dov'è il ricordo, l'immagine di tuo padre che si è incavolato
quando gli hai vomitato in macchina? [Mi indica un punto].
F1 Recupero tutta la mia energia dall'immagine e dal ricordo di quando mio padre è
diventato una belva perché gli ho vomitato sangue in auto e da tutto ciò che questo
rappresenta, e riporto tutta la mia energia nel posto giusto in me stessa. …
F2 Allontano tutta l'energia di mio padre connessa all'immagine e al ricordo di quando gli
ho vomitato sangue in macchina e a tutto ciò che questo rappresenta, l'allontano da
tutte le mie cellule, da tutti i miei corpi, dal mio spazio personale, da tutte le mie
dimensioni e le rimando a lui nel suo vero Sè. …
F3 Recupero tutta la mia energia da tutte le mie reazioni accumulate sinora alla scena e al
ricordo di quando gli ho vomitato sangue in macchina e a tutto ciò che questo
rappresenta e riporto tutta la mia energia nel posto giusto in me stessa. …
A. Cos'è cambiato?
S. Mi è tornato in mente cosa stavo dicendo ad una mia collega, che quando stavo male mi
abbandonavano.
A. Ci sono ancora cosa da vedere, ma anche per te si sta facendo tardi....
[La sento dopo che è tornata dalle vacanze, la frequenza delle voci è scesa a tre e lo stress
relativo a queste voci è 2].
Quinta seduta
[Seduta non registrata, quello che ricordo...]
Nelle sedute precedenti era emerso un episodio di violenza sessuale di cui erano state
vittime le donne del ramo materno, al tempo della seconda guerra mondiale.
Concordiamo che questo è l'argomento di questa seduta.
Utilizzo la metodologia della Logocostellazione sulla linea del tempo, dato che mi informa
che ci sono episodi correlati accaduti successivamente. In pratica, a partire da adesso,
sulla linea del tempo le faccio mettere dei segnaposto, uno per il momento presente e uno
per ogni episodio rilevante; su ognuno le faccio scrivere lo stress relativo:
- il primo aborto a 27 anni, SUD 10,
- una violenza sessuale subita da lei a 16 anni, SUD 9,
- un tentativo di violenza sessuale subita da lei a 13 anni, SUD 8,
- quando sua madre era stata picchiata dalla prozia perche era rimasta incinta, SUD 8,
- un tentativo di violenza subita a 16 anni da sua madre, SUD 7,
- la violenza subita dalla nonna e dalla prozia a cui sua madre e sua zia avevano
praticamente assistito, SUD 7.
Poi uno per volta, espandiamo ogni episodio: le faccio disporre un segnaposto per ogni
persona coinvolta.
Iniziamo con l'evento più lontano dato che, liberata l'energia da questo evento primario a
domino, anche i successivi, come vedremo, possono iniziare a liberare l'energia congelata
e di conseguenza lo stress relativo diminuisce.
Per semplificare, le faccio mettere un solo segnaposto per i perpetuatori della violenza.
Procedo posizionandola sul segnaposto della madre, rivolta ad ogni altro segnaposto dei
membri della famiglia, le faccio dire le tre frasi, come se fosse sua madre, su “la
rappresentazione della persona connessa a quando è successa la violenza”. Poi da
ogni altra posizione, rivolta verso sua madre, dicendo le frasi per conto del membro della
famiglia in quella posizione, su “connessa a te e al tuo destino quando è successa la
violenza”.
Infine le chiedo se è disponibile a prendere la posizione anche dei perpetuatori della
violenza, acconsente e anche qui dice le frasi.
Poi verifico il livello di stress: si è azzerato!
Da qui procediamo a ritroso sui vari episodi nello stesso modo, verificando prima il livello
di stress, che è già sceso notevolmente.
L'episodio più recente lo rimandiamo a una seduta successiva visto che abbiamo già
oltrepassato abbondantemente il tempo a disposizione. Concludo riposizionandola sul
segnaposto del momento presente e lasciandola lì qualche minuto per assorbire tutto
quello che è accaduto nella sessione.
Osservazioni
Le voci, l'elemento che la cliente chiede di risolvere sono la dissociazione di terzo livello,
la disconnessione dall'Essenza, la solitudine è il buco nero generatosi nell'infanzia con i
genitori troppo presi a litigare e a separarsi, per occuparsi dei suoi bisogni primari
affettivi, dissociazione di primo livello. Le sue relazioni sono una delle strategie per
compensare, dissociazione di secondo livello, però attrae relazioni inadeguate e violente,
dati il modello dei genitori e molta violenza verso le donne presente nel sistema familiare
nel ramo materno, “tutte le donne erano state violentate dai fascisti o dai tedeschi”, la
compensazione successiva sono le voci che le raccontano delle telenovelass amorose,
anche questa compensazione sta diventando un problema perché a volte la tiene sveglia
di notte.
Nella prima seduta cercando di sciogliere direttamente la dissociazione di terzo livello, si
ottiene un risultato parziale e temporaneo.
Nella seconda seduta, con le mappe trovo il modo di iniziare a fare emergere quello che
sta sotto, le credenze, le fantasie e successivamente le memorie, qui si apre un po' ed
entra nella “personalità emozionale” (secondo la definizione di Van der Hart O., Nijenhuis
E.R.S.., Steele K. In Fantasmi nel sé. Trauma e trattamento della dissociazione strutturale)
Interessante il fatto che, dopo il lavoro sulle credenze e fantasie delle due parti dissociate
e sulla memoria emersa, riconosce l'introiezione del padre e della madre in queste due
parti.
Nella terza seduta sempre con l'ausilio delle mappe, si iniziano a sciogliere
principalmente le introiezione della madre e alcune influenze sistemiche nel ramo
materno. Mi descrive con precisione la dissociazione di secondo livello. L'alleanza di
lavoro si sta approfondendo ed entra più facilmente nella personalità emozionale.
Nella quarta seduta si iniziano a sciogliere principalmente le introiezioni del padre.
Si evidenziano le violenze subite da tutte le donne del ramo materno nel periodo della
seconda guerra mondiale.
La tematica con la sorellastra è rimandata ma di estrema importanza per la rilevanza con
le colleghe di lavoro.Anche le memorie dei suoi genitori che litigano sono rimandate per
una risoluzione più profonda.
Nella quinta seduta tramite una Logocostellazione sciogliamo l'energia di violenza
sessuale presente nel sistema familiare e nella sua storia personale e questo si rivela un
punto di svolta nei trattamenti, infatti vedo Sabrina per una seduta dopo 15 giorni e mi
dice che le voci che le raccontavano le telenovelas sono scomparse! Inoltre mi dice che
quando incontra qualcuno che le piace, riconosce il suo desiderio!
Quindi il risultato sul tema portato dalla cliente è stato raggiunto completamente. Ci sono
ovviamente altre aree con energia congelata, come è emerso anche durante queste sedute.
Estratto dalla
Tesina sull'applicazione di Logosintesi da parte di un operatore in formazione
Andrione Angelo
2014
1° Sessione
Argomento : Il “non sapersi imporre”
Giorgia ricorda un episodio della propria infanzia che le è rimasto dentro causandole disagio e sofferenza. Vorrebbe rimuovere l’immagine di quel momento perché l’intuito le suggerisce che rappresenta la causa di molti suoi blocchi emotivi e mentali.
Aveva circa 5 anni e possedeva un borsellino rosa, grande, nel quale riponeva le monete da 500 Lire. in argento che i suoi genitori le regalavano in qualche occasione. A un certo punto, in un particolare momento di bisogno, la sua mamma le ha chiesto tutte le monete assicurandole di restituirgliele, cosa che non è poi mai accaduta. Questo le ha causato un senso di sofferenza che si porta dentro da allora.
Le chiedo come visualizza la sua mamma, pensando a quest’accadimento in cui le viene chiesto di consegnare le sue monete per il fabbisogno familiare. Dove la vede collocata fisicamente nel suo spazio personale di ora? E’ a destra o a sinistra? Quanto è distante? E’ grande o piccola? Com’è vestita? Il viso come si presenta?
Giorgia afferma di vederla come immagine forte, di fronte a sé, come se la bloccasse, a una distanza di circa 60-70 cm, più grande di lei in altezza, vestita con qualcosa di scuro di cui però non percepisce i dettagli, e il viso è “brutto”, nel senso che non è quello di una persona felice.
Procediamo con la frase che formulo in questo modo:
Recupero tutta la mia energia collegata all’immagine di mia madre che è davanti a me, vestita di scuro, con un viso brutto e rimetto la mia energia nel giusto posto dentro me stessa.
Lascio agire la frase. Osservo il viso di Giorgia e quando la vedo e la sento rilassata, le propongo la seconda frase:
Allontano tutta l’energia estranea collegata all’immagine di mia madre che è davanti a me vestita di scuro e con il viso brutto, e la allontano da ogni mia cellula, da ogni mio corpo, dal mio spazio personale e la rimando nel luogo, nel tempo, e ai fatti ai quale realmente appartiene.
Lascio agire la frase. Poi le chiedo come si sente e se ha ricevuto qualche immagine. G. mi dice:
“Mia madre non è più davanti a me. Vedo invece una luce, qualcosa di luminoso. Se la ripenso nel momento in cui mi chiese le monete, la vedo, ma più lontana rispetto a me. Mi sento meglio, e vedo l’immagine della bimba che stringe forte il portafoglio, ma questa volta si sta imponendo. Il borsellino è mio e non si tocca. La reazione degli altri è che non possono avvicinarsi perché io m’impongo. Riesco a vedere il borsellino nel mio spazio personale, posso stringerlo: è pieno di monete, non più vuoto”…
Formulo un’altra frase:
Recupero la mia energia collegata a questo portafoglio rosa pieno di monete, che posso tenere in mano, e rimetto la mia energia nel giusto posto dentro me stessa.
Lascio agire la frase, poi ne formulo un’altra:
Allontano tutta l’energia non mia, collegata a questo portafoglio rosa pieno di monete che tengo in mano e la allontano da ogni mio corpo, da ogni mia cellula, dal mio spazio personale e la rimando nel luogo, nel tempo e ai fatti ai quali realmente appartiene.
Lascio agire la frase.
2° sessione
Dopo la prima sessione, oggi chiedo a Giorgia come si è sentita da allora a oggi e come rivede il suo borsellino rosa: Mi dice che si sente leggera e che il suo borsellino rosa lo vede davanti a lei pieno di monete e lei lo custodisce e sorride .
Argomento:Il non meritare
Giorgia dice che il “non meritare” lo ricollega a una situazione che ha vissuto tempo fa quando aveva una posizione di un certo prestigio che le conferiva anche una discreta prosperità monetaria, ma lei si vergognava a fare sapere ciò alle persone con le quali veniva in contatto.
Ricorda un episodio dove lei era in ufficio e chi le stava davanti la riteneva una semplice impiegata anziché una socia, poiché lei non gli aveva specificato la sua posizione.
Chiedo a Giorgia di visualizzare quella scena.
Giorgia dice” – “Adesso dico a quell’uomo che sono una socia”…. Quell’uomo ha fatto un salto indietro come stupito dall’avere saputo questa cosa.
Procediamo con la frase che le formulo in questo modo:
Recupero tutta la mia energia collegata all’immagine di quest’uomo, davanti a me, che ha fatto un salto all’indietro quando ha saputo che ero una socia della società e rimetto la mia energia nel giusto posto dentro me stessa.
Osservo il viso di Giorgia e quando la vedo e la sento rilassata, le propongo la seconda frase:
Allontano tutta l’energia estranea collegata all’immagine di quest’uomo, davanti a me, che ha fatto un salto all’indietro quando ha saputo che ero una socia della società e la allontano da ogni mia cellula, da ogni mio corpo e dal mio spazio personale e la rimando nel luogo, nel tempo, nello spazio al quale realmente appartiene.
Lascio che la frase agisca e chiedo a Giorgia se ha avuto delle reazioni e se ha visto delle immagini, lei mi dice: -“L’uomo si è voltato, si è ingobbito, ed appoggiandosi ad un bastone se n’è andato ed ora lo vedo lontano, ed io sono nell’ufficio e sono molto alta, sono due metri e mezzo …”
Facciamo anche la terza frase:
Recupero tutta la mia energia collegata a tutte le mie reazioni, all’immagine di quest’uomo, davanti a me, che ha fatto un salto all’indietro quando ha saputo che ero una socia della società e rimetto la mia energia nel giusto posto dentro me stessa.
Giorgia dice che continua a vedersi dentro l’ufficio sempre con quest’altezza di due metri e mezzo e le persone che sono presenti la guardano dal basso verso l’alto.
Le chiedo che sensazione le dà tutto questo e lei mi risponde che si sente bene e non è per niente a disagio .
3° sessione
Argomento: – La non-fiducia in sé stessi
Giorgia rammenta un comportamento di suo padre, il quale, fin da quando lei era bambina, ripeteva una frase, che la metteva “a terra”. La frase era: “Non riesci a levare un ragno dal buco”. Questa frase le è venuta in mente dopo la nostra ultima sessione insieme, come se si stesse facendo un lavoro di scrematura, portando a galla le cose rimaste in profondità per tanto tempo.
Queste parole del padre avevano il potere di schiacciarla, annullarla, umiliarla, poiché lei le interpretava come un segno di disprezzo nei suoi confronti.
Le chiedo, dove può vedere ora, fisicamente, nella stanza e nello spazio attorno a lei il padre che le ripete :”non riesci a cavare un ragno da un buco”
G.: – Vedo nella zona dalla gola alla pancia, in profondità, una cosa che si gira e si muove. La sua forma è quella di un ammasso di bisce scure che si arrotolano e si attorcigliano dentro il mio corpo
Le formulo la prima frase:
Recupero tutta la mia energia collegata a quest’ammasso di bisce scure che si arrotolano e si attorcigliano nella zona dalla mia gola alla mia pancia, e rimetto questa energia nel giusto posto dentro me stessa.
Lascio che la frase agisca. Osservo il viso di Giorgia e quando la vedo e la sento rilassata, le propongo la seconda frase:
Allontano tutta l’energia estranea collegata a quest’ammasso di bisce scure che si arrotolano e si attorcigliano nella zona dalla mia gola alla mia pancia, e allontano questa energia estranea da ogni mio corpo, da ogni mia cellula, da tutto il mio spazio personale e la rimando nel luogo, nel tempo e agli eventi ai quali realmente appartiene.
Lascio agire la frase, poi le chiedo se ha ricevuto delle immagini.
Mi risponde che ora è rimasta una sola biscia, è intorno alla gola ed è la più grossa di tutte, è infuriata e non se ne vuole andare.
Formulo la terza frase:
Recupero tutta la mia energia collegata a tutte le mie reazioni verso quest’ammasso di bisce scure che si arrotolano e si attorcigliano nella zona dalla mia gola alla mia pancia, e rimetto questa energia nel giusto posto dentro me stessa.
Quando le chiedo se ha ricevuto altre immagini, Giorgia risponde: – “La gola pare libera in alcuni momenti, in altri no. Il corpo è dilaniato, sventrato davanti. Qui non ci sono più le bisce ma c’è un buco, la pancia è aperta. Ora devo richiudere questo buco”.
Le chiedo se prova sensazione di fastidio. Giorgia risponde: – “Non lo so, ma capisco di essere ferita perché il mio corpo non è chiuso”.
Offro un’altra frase:
Recupero tutta la mia energia collegata a questo buco che ho nella pancia e rimetto la mia energia nel giusto posto dentro me stessa.
L’immagine che riceve Giorgia dopo questa frase è la seguente:
“Adesso ho come l’immagine di un raggio laser, una luce gialla molto forte che mi sta nutrendo partendo dalla fronte, per poi propagarsi intorno alla gola, creando una specie di salvagente dorato, finché non forma come una cerniera lampo che dall’inguine risale e chiude tutto il corpo. Avverto anche qui questa luce dorata che sta lavorando, riesco a sentirla anche a occhi aperti. Raggiunge la fronte. Ripara la ferita”
Formulo un’altra frase:
Adatto tutto il mio sistema all’intervento di questo raggio dorato che sta riparando tutto il mio corpo.
Ora Giorgia dice di vedere ancora la sua luce. Vede però anche tutto l’interno del suo corpo che prima era vuoto, aperto, mentre ora può vedere tutti gli organi interni. Dichiara di non avere mai provato una tale sensazione e che neppure lei si rendeva conto di quanto questa frase più volte ripetuta da suo padre l’avesse massacrata.
Le chiedo come si sente a ripensare ora a questa frase.
G: – La sento lontana, non è più una cosa che appartiene a me, è lontana, lontana. Cerco di trattenere questa luce più che posso, perché me lo merito, alla grande.”
La invito a chiudere gli occhi e a godersi questa luce, questo sole.
4° sessione
Quando richiedo a Giorgia com’è andata nella settimana trascorsa, rispetto a quanto era emerso nella sessione mi dice che la sensazione che ha avuto è quella della luce che l’ha accompagnata e la frase “non riesci a cavare un ragno dal buco “ (la frase che l’ha ”martoriata” per tutta la vita), la sente molto lontana, come se fosse qualcosa che le ha raccontato qualcun altro.
L’argomento affrontato oggi con Giorgia è collegato al rapporto con suo padre, che ora è ricoverato in una struttura ospedaliera e lo individua in:
“La rabbia per com’è trattato mio padre poiché quando lo lasciamo la notte resta in balia del personale della clinica dove è ricoverato, e gli vengono somministrati dei sedativi forti e viene legato al letto.”
Chiedo a Giorgia quale è il disagio che lei sente per la situazione di suo padre in questo momento. Lei mi risponde: – Tantissima rabbia…
Le chiedo: a che cosa sta reagendo questa rabbia e lei mi dice: a qualcosa che ringhia dentro la mia faccia , le mie braccia ed il mio torace.
Offro la prima frase :
Recupero tutta la mia energia collegata a questa cosa che ringhia dentro la mia faccia, le mie braccia e il mio torace e rimetto la mia energia nel posto giusto dentro me stessa.
Giorgia mi dice che qualcosa che ringhia c’è ancora e che all’altezza della bocca c’è una luce bluette. (comincia sbadigliare)
Offro la seconda frase:
Allontano tutta l’energia estranea collegata a questa cosa che ringhia dentro la mia faccia, le mie braccia e il mio torace e la allontano da ogni mio corpo , da ogni mia cellula e dal mio spazio personale e la rimando nel luogo e nel tempo al quale realmente appartiene.
Giorgia rimane pochi secondi ferma poi comincia a sbadigliare moltissimo e lei stessa dice che si ritrova ad aprire la bocca , per lo sbadiglio, in un modo come se la bocca dovesse rimanere spalancata .
Offro a Giorgia anche la terza frase:
Recupero tutta la mia energia collegata a tutte le mie reazioni a questa cosa che ringhia dentro la mia faccia, le mie braccia e il mio torace e rimetto la mia energia nel posto giusto dentro me stessa.
Giorgia dopo poco ricomincia a sbadigliare in modo sempre molto intenso; poi mi dice che vede tante lucine che la raggiungono in vari punti, come se le atterrassero dentro il corpo. Continua lo sbadiglio e afferma che le sembra che questo sbadiglio le tolga quasi le forze .
Chiedo a Giorgia come e si sente ancora la rabbia che provava all’inizio …
E lei afferma che è come qualcosa che c’era, ma che ora è passato. Lei sente che tutto va bene così com’è ora, perché sta facendo tutto quello che deve fare per suo padre . E’ come se qualcuno le dicesse : – “Stai tranquilla, più di così non potresti fare”.
5° sessione
Chiedo a Giorgia come ha passato la settimana e se la rabbia che è stata l’argomento della sessione scorsa , si è manifestata o no durante questa settimana .
Giorgia mi dice che si è sentita più reattiva nella sua vita normale quotidiana e più pronta a prendere le sue decisioni
La problematica è ancora quella concernente suo padre: che ora dovrà essere dimesso dall’ospedale ma che non si regge in piedi .
Le propongo di fare la sessione diventando suo padre che si chiama Giulio .
Giorgia accetta con entusiasmo .
Le chiedo di diventare Giulio (il nome di suo padre)
Chiedo a “ Giulio ” come soffre .
“ Giulio ” dice che la sofferenza che prova riguarda la non possibilità di comandare bene il suo corpo e al sentirsi abbandonato dalla famiglia. Sente inoltre una pressione che lo comprime .e che gli fa mancare il fiato.
Chiedo a “ Giulio” a chi o a che cosa sta reagendo questa pressione.
“Giulio” mi dice che vede un’acqua verde pulsante e puzzolente che spinge all’altezza del torace.
Offro la prima frase :
Recupero tutta la mia energia collegata a questa acqua verde pulsante e puzzolente che spinge contro il mio torace e rimetto la mia energia nel posto giusto dentro me stessa .
Offro la seconda frase
Allontano tutta l’energia estranea collegata a questa acqua verde e gelatinosa e puzzolente che spinge il mio torace e lo allontano da ogni mia cellula, da ogni mio corpo , dal mio spazio personale e la rimando nel luogo , nel tempo, e ai fatti, ai quali realmente appartiene .
“Giulio” mi dice che c’è una palla di luce lontana che sta succhiando tutta questa roba verde , che fatica, però e sbadiglia ripetutamente ……a lungo ….
Gli offro la terza frase :
Recupero tutta la mia energia , collegata a tutte le mie reazioni a quest’acqua verde e gelatinosa e pure puzzolente che spinge il mio torace e rimetto la mia energia nel posto giusto , dentro me stesso.
“Giulio” dice che gli è arrivata una bella lucina ma dentro la gola ha un tappo tondo di colore blu/nero, più nero che blu che gli dà fastidio :è una brutta cosa .
Offro la prima frase :
Recupero tutta la mia energia collegata a questo tappo tondo nero/blu che è dentro la pelle della mia gola e rimetto la mia energia nel posto giusto dentro me stesso .
“Giulio”, sbadigliando dice che il tappo è diventato più grande , che prende tutto il collo ed è nero e orribile e frulla
Offro la seconda frase
Allontano tutta l’energia estranea collegata a questo tappo rotondo e grandissimo e nero e che frulla dentro il mio collo e lo allontano da ogni mia cellula, da ogni mio corpo , dal mio spazio personale e la rimando nel luogo , nel tempo,e agli eventi che l’hanno prodotta e ai quali realmente appartiene .
“Giulio” dice che lo avverte ancora un po’, ma che il tappo è più piccolo ed ha perso potenza e ora è simile a fumo grigio .
Offro la terza frase .
Recupero tutta la mia energia collegata a tutte le mie reazioni a questo tappo fumoso che si muove dentro il mio collo e rimetto la mia energia nel posto giusto dentro me stesso …
“Giulio” dice che ora la gola se la sente meglio ma che deve fare uno sbadiglio tale da tenere la bocca “bloccata” aperta .
Ora chiedo a “Giulio” di ritornare Giorgia.
CONSIDERAZIONI SULLE SESSIONI
Rivedo Giorgia una decina di giorni dopo l’ultima sessione e le chiedo di raccontarmi le sue considerazioni/sensazioni dopo il ciclo di sessioni fatte insieme.
Giorgia mi dice che si trova in un periodo della sua vita pieno e complicato dovendo gestire , oltre alla sua normale vita lavorativa , domestica e personale , anche la situazione di suo padre con il suo ricovero e il suo ritorno a casa , con una gestione di supporto all’accudimento. Asserisce quindi che, non avendo la possibilità di ritagliarsi un suo spazio temporale dove potersi “sentire”, non ha avuto la possibilità di considerare le sue nuove sensazioni.Comunque afferma che, di là da non avere avuto il tempo di considerazioni diverse, la sensazione forte che sente è quella di “leggerezza”, di sentirsi più leggera nella sua vita giornaliera e di sentirsi molto più presente e reattiva e di avere più chiare le scelte del suo comportamento, senza avere dei tentennamenti.
Personalmente, attraverso il percorso fatto con Giorgia, ho potuto costatare, una volta in più, la delicatezza e la gentilezza del metodo che viene mostrato con Logosintesi. La “evaporazione” dei disagi, dei problemi e dei traumi avviene con una modalità non invasiva che alleggerisce la persona senza che la stessa debba rivivere i traumi con il carico di dolore che si portano appresso , ma raggiungendo il loro dissolvimento attraverso il potere delle parole di Logosintesi .
Estratto dalla Tesi di Virginia Placci